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Immigrazione e frontiere, Possibile Abruzzo al presidio "Per un ponte di corpi": "Stop agli accordi con la Libia"

Si è svolta sabato davanti alla Nave di Cascella di Pescara la manifestazione organizzata da Mediterranea Saving Humans

«Stop agli accordi con la Libia».
Questo il messaggio lanciato da Possibile Abruzzo nel corso del presidio "Per un ponte di corpi" promosso da Mediterranea Saving Humans - Pescara che si è tenuto sabato scorso nei pressi della Nave di Cascella. 

Questo quanto si legge in una nota di Possibile Abruzzo: «Per far sentire le nostre voci, per ribadire ancora una volta ciò che da tempo chiediamo. Abbiamo evidenziato la necessità di porre fine agli accordi con la Libia e quindi ai finanziamenti destinati alla cosiddetta “Guardia costiera libica” che, assieme alle autorità libiche di terra, commette da anni gravi violazioni dei diritti umani all’interno di centri che si rivelano non di accoglienza ma di vera e propria detenzione, dove vengono praticate torture ed altri trattamenti inumani e degradanti. Infatti, come evidenziato da Amnesty International nel report “'Nessuno verrà a cercarti” del luglio 2021, rifugiati e migranti hanno descritto una condotta negligente, sconsiderata e illegale da parte dei guardacoste libici, che hanno anche fatto ricorso alle armi da fuoco e danneggiato in maniera deliberata le loro imbarcazioni. Per questi motivi dobbiamo stracciare al più presto il memorandum con la Libia e mettere in mare una missione istituzionale italiana ed europea, sul modello di Mare Nostrum e, allo stesso tempo, restituire dignità e legittimazione alle Ong che operano i salvataggi in mare. Il memorandum con la Libia è una risposta sbagliata e disumana nei confronti di una crisi umanitaria in atto nel Mediterraneo e in Libia, che non è un porto sicuro, per la quale occorrerebbe invece agire sul lato degli ingressi per ragioni di lavoro, ancora regolati da una legge obsoleta e ingiusta, la Bossi-Fini del 2002. Si tratta di una norma che funzionerebbe benissimo in assenza di persone migranti, legando il diritto di fare ingresso in Italia per ragioni di lavoro all’essere già titolari di un posto di lavoro. Per far aderire la norma alla realtà dei fatti c'è invece bisogno di introdurre un permesso per ricerca lavoro che garantirebbe la possibilità di regolarizzare la propria posizione e che inciderebbe da un lato sui diritti dei lavoratori e dall’altro sull’evasione fiscale. In questo percorso è necessario abrogare il reato di immigrazione clandestina e chiudere i centri per il rimpatrio, che si sono rivelati dei veri buchi neri nel nostro ordinamento».

Così concludono da Possibile Abruzzo: «Chiediamo quindi un superamento dell’attuale legge sull’immigrazione, un sistema di accoglienza diffuso e rendicontato, fondato su progetti che prevedano la presa in carico della persona a tutto tondo, con l’obiettivo di renderla autonoma; e che lo Stato italiano interrompa la cooperazione con le autorità libiche, caratterizzata dalla totale assenza di meccanismi di investigazione e monitoraggio a garanzia del rispetto dei diritti umani. Lo Stato italiano è corresponsabile per le violazioni dei diritti umani commesse in Libia, eppure la situazione ucraina ha dimostrato che è possibile accogliere con vera solidarietà tra i Paesi dell’Unione Europea. È allora necessario agire allo stesso modo per il Mediterraneo, non farlo non sarebbe solo poco coerente, ma disumano. Sono i patti, e non i porti, a doversi chiudere».

Un ponte di corpi nave di cascella Pescara

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