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Approvato dalla giunta regionale il piano sanitario per la medicina di genere: le novità per diagnosi e terapie

Lo ha reso noto l'assessore regionale Nicoletta Verì illustrando i dettagli del piano che tiene conto per l'approccio terapeutico delle differenze di genere

Approvato dalla giunta regionale il piano di medicina di genere. Lo ha fatto sapere l'assessore regionale alla sanità Nicoletta Verì, aggiungendo che si tratta di un approccio innovativo che punta a ridefinire percorsi diagnostici e terapeutici dei pazienti in base al sesso, fornendo terapie più appropriate per le differenze fra uomini e donne che si notano nel corso della vita, e soprattutto in età avanzata.

"In Abruzzo, ad esempio (dove la popolazione femminile è pari al 51.2 per cento del totale, rispetto al 48.8 di quella maschile), l’incidenza di alcune patologie varia sensibilmente a seconda del sesso: nel tumore al polmone è al 14 per cento per gli uomini e al 6.5 per le donne, nel tumore al colon retto è al 14.3 per gli uomini e al 13.1 per le donne, l’indice di sopravvivenza complessiva a 5 anni dalla diagnosi da tumore è al 55 per cento negli uomini e al 61.5 nelle donne. Gli uomini hanno un indice di sopravvivenza a 5 anni superiore alle donne per i linfomi di Hodgkin, per i tumori alla laringe e per quelli al fegato. Il rapporto, però, si inverte per i tumori alla tiroide, allo stomaco, al polmone."

Anche sui fattori di rischio, spiega l'assessore, vi sono differenze con le donne che sono più sedentarie, fumano meno e consumano meno alcol rispetto agli uomini. L'obesità invece è praticamente alla pari:

“Appare evidente come sia decisivo definire percorsi di presa in carico differenziati per uomini e donne, con attenzione anche ad altri fattori socio-economici, che influiscono sia sulla percezione che sul reale stato di salute di un paziente e possono essere dunque importanti per definire una corretta terapia. Il piano regionale che abbiamo approvato è frutto del lavoro di un tavolo tecnico a cui hanno partecipato i nostri referenti a livello nazionale e locale, che prevede il coinvolgimento interdisciplinare delle scienze mediche e sociali, l’implementazione di specifici corsi universitari e di aggiornamento professionale degli operatori sanitari (oltre a quelli già attivi), la complessiva riorganizzazione sanitaria secondo la salvaguardia e tutela delle differenze”.

Ogni Asl ora dovrà istituire un tavolo tecnico aperto a tutti gli operatori sanitari ed ospedalieri per ridefinire i percorsi diagnostici e terapeutici assistenziali in base al genere. L’approccio di genere dovrà essere applicato in ogni branca e specialità della medicina, con priorità per alcuni campi di interesse nei quali la valenza applicativa della medicina di genere è comprovata dalle evidenze cliniche e dalla ricerca scientifica (malattie cardio-vascolari, neuro-psichiatriche, immuno-reumatologiche e dell’osso, allergiche e respiratorie, metaboliche ed endocrinologiche, oncologiche, disordini dello sviluppo sessuale, infezioni e vaccini, farmaci e dispositivi medici). L'assessore ha concluso:

“In base alle evidenze cliniche, all’analisi dei dati regionali e ai risultati della ricerca saranno meglio individuati ambiti prioritari di intervento per approcci di genere, da applicare in modo trasversale, interprofessionale e pluridimensionale. Il piano regionale si propone di fornire un indirizzo coordinato e sostenibile alle Asl per la diffusione e l’applicazione della medicina di genere nelle pratiche sanitarie in modo omogeneo sul territorio regionale, sia nel campo della prevenzione che nella diagnosi e cura, così da porre la persona al centro dell’intervento sanitario e garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal nostro servizio sanitario”. 

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