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Elezioni Regionali Abruzzo, Forza Italia annuncia il ricorso al Tar sulla data del voto

Dopo che il vice presidente vicario Giovanni Lolli ha ufficializzato che si voterà l'anno prossimo, Lorenzo Sospiri annuncia che ci sarà un ricorso al Tar

Dopo l'ufficializzazione, da parte del vice presidente vicario della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, della data in cui gli abruzzesi saranno chiamati a scegliere il presidente della Giunta e il nuovo consiglio regionale, ecco le prime polemiche.
Forza Italia infatti non accetta la data scelta, ovvero il 10 febbraio del prossimo anno e annuncia ricorsi al Tar (tribunale amministrativo regionale).

Queste le parole di Lorenzo Sospiri che definisce, quello di Lolli, un atto folle:

«Ho già chiamato i nostri legali per impugnare dinanzi al Tar la folle scelta della giunta regionale di indire le prossime elezioni regionali per il 10 febbraio. Ritengo tale decisione non condivisibile, non corretta, contraria al bene dell’Abruzzo e che determinerà un evidente sperpero di denaro pubblico”. Il presidente Lolli, con il garbo che lo contraddistingue, mi ha personalmente comunicato che intende indire le elezioni per il 10 febbraio 2019, peraltro Giorno del Ricordo delle vittime delle Foibe. L’ho ringraziato per la cortesia, l’ho salutato, ma è evidente che sarà battaglia sul profilo legale. Ho già interpellato i nostri legali per impugnare al Tar la decisione, come già avvenuto in altre Regioni, una decisione che contrasteremo in ogni sede possibile. Non solo: considerando che Forza Italia non sta in Regione per scaldare sedie a spese degli abruzzesi, a partire dalla scadenza dei 90 giorni dallo scioglimento dell’assise determinata dalle dimissioni dell’ormai ex Presidente D’Alfonso, ovvero dal 22 novembre, sino al ritorno alle urne, noi restituiremo i soldi delle indennità, tolte ovviamente le tasse». 

Non ci sta nemmeno Sara Marcozzi, capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale:

«È inaccettabile la scelta del Pd di tornare alle urne nel 2019, a un anno dall'incompatibilità e a sei mesi dalle dimissioni del presidente D’Alfonso, lo statuto e le leggi regionali in combinato disposto prevedono che, in caso di scioglimento anticipato del consiglio regionale, il ritorno al voto debba essere garantito entro tre mesi dalle dimissioni del presidente della Giunta regionale. Il Pd ha, come al solito, "stirato" le leggi al solo fine di allontanare quanto più possibile la sicura debacle che li attende alle urne. Attendiamo la pubblicazione del decreto, sarà interessante capire le motivazioni che hanno ispirato i decisori su tale scelta e anticipiamo che valuteremo insieme ai nostri legali se siano stati rispettati tutti i dettami normativi».

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