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Debiti Pescara Calcio, Del Vecchio: "Mi auguro che il sindaco intervenga"

Il consigliere comunale del Pd si scaglia contro Sebastiani e auspica che Mascia "abbandoni il silenzio e difenda l'appartenenza del sodalizio della società Delfino Pescara 1936 alla città di Pescara"

Il consigliere comunale del Pd, Enzo Del Vecchio, interviene sulla polemica che ha nuovamente contrapposto l'amministrazione Mascia e la Delfino Pescara.

"Questa volta - dice Del Vecchio in una nota - sono convinto che il sindaco Mascia non lascerà cadere nel vuoto la reazione scomposta e volgare che il Presidente Daniele Sebastiani ha rivolto nei confronti della Città di Pescara, che attraverso il suo massimo organo di rappresentanza ha deciso, con un preciso ordine del giorno allegato al bilancio consuntivo 2012, di attivare le azioni di recupero dei crediti vantati dal Comune nei confronti della società calcistica".

Del Vecchio, in merito alla corresponsione dei canoni di utilizzo di una struttura comunale e delle spese aggiuntive per i danni arrecati, parla di "un dovere che non sembra rientrare nel codice etico/comportamentale della dirigenza della società Delfino Pescara 1936. E come se non bastasse il loquace presidente Sebastiani minaccia nientemeno di portare la squadra fuori dai confini regionali, denotando gravi lacune nel rispetto che si deve nei confronti di una città a cui appartiene quel sodalizio a prescindere dalla “temporanea” gestione societaria".

Una minaccia che, sottolinea Del Vecchio, "non è nuova a questo presidente che, evidentemente, gioca sul terreno molle di un'amministrazione comunale che ha concesso in passato licenze verbali, oltre che concessioni del patrimonio comunale senza alcun atto convenzionale, che mai nessun altro avrebbe accordato. Mi auguro che il sindaco Mascia abbandoni il silenzio e difenda l’appartenenza del sodalizio della società Delfino Pescara 1936 alla città di Pescara", pretendendo il "rispetto del principio/diritto di equità per tutti i suoi amministrati, singoli o associati, nel sostenere l’utilizzo del patrimonio pubblico comunale senza distinzione di blasone, ceto o razza".

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