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Levata di scudi dei sindaci di Pescara e Chieti: "Il corso di laurea di Lanciano è un doppione e un danno per l'università d'Annunzio"

I primi cittadini criticano la Regione per la scelta di sostenere l'ateneo teramano nel portare il corso nella città frentana: "Nessun campanilismo, ma è troppo vicino"

Neanche il tempo di presentarlo che sul corso di diritto all'ambiente che l'università di Teramo inaugurerà a Lanciano è già polemica. A sollevarla sono i sindaci di Pescara e Chieti Carlo Masci e Diego Ferrara che si dicono preoccupati per l'avallo dato dalla Regione Abruzzo che ha sottoscritto il protocollo d'intesa con l'università teramana per far partire il nuovo corso. Protocollo firmato questa mattina nella sede pescarese della Regione che lo ha finanziato così come deciso con la delibera di giunta 810 del 20 dicembre. Non solo il “duplicato di un percorso di studi già esistente”, ma una decisione presa “senza sentire i territori interessati” e “forse – scrivono in una nota congiunta - senza valutare appieno le conseguenze che la scelta di istituire tale indirizzo di studi, a soli 30 chilometri di distanza dal nostro ateneo e nel medesimo contesto territoriale, avrebbe potuto arrecare al comprensorio di Chieti e Pescara, su cui insiste già il corso Segi (Scienze dei servizi giuridici) dell'università d'Annunzio, attivo ormai da vent’anni”, precisano i primi cittadini.

Il corso di laurea, di durata triennale in diritto dell’ambiente ed energia verrà istituito a partire dall’anno accademico 2023-2024 e si terrà nel polo universitario frentano ed è stato finanziato con u n milione e mezzo di euro per il biennio. A sottoscrivere l'intesa sono stati Campitelli, l'assessore regionale all'istruzione Pietro Quaresimale, il rettore dell'università di Teramo Dino Mastrocola e il sindaco di Lanciano Filippo Paolini. Campitelli nel presentarlo lo ha definito “un corso di laurea innovativo” che guarda alla transizione ecologica di tutto il territorio con Quaresimale che ha parlato di “un eccellente lavoro di squadra” per avere quel corso che “amplia l'offerta formativa in ambito regionale” con tutti i presenti che, come si legge nella nota diffusa dalla Regione, hanno definito il corso come l'unica offerta formativa di taglio giuridico di livello nazionale che si propone di creare figure professionali con conoscenze approfondite in materia ambientale.

Così non sarebbe per i sindaci di Chieti e Pescara che rivendicano quindi il ruolo del Segi. “Ci duole – aggiungono Masci e Ferrara - di non aver potuto rappresentare personalmente il punto di vista delle nostre rispettive città che vivono entrambe anche dell’economia prodotta dalla presenza del comune ateneo e che, di conseguenza, subiranno di certo un danno con l’istituzione di un corso da parte di un’altra realtà, pur regionale, perché la somiglianza degli indirizzi potrebbe comportare una contrazione del numero degli iscritti del Segi, con pregiudizio economico non solo per l'amministrazione universitaria, ma anche per i nostri rispettivi territori e l’indotto legato proprio alla presenza degli studenti in quel di Chieti e di Pescara”.

“Se fossimo stati consultati – incalzano i primi cittadini -, avremmo potuto rappresentare alla Regione anche il fatto che la nostra classe di laurea L14 avrebbe potuto giocare un ruolo strategico, se l’obiettivo era quello di potenziare la presenza di istituti formativi sul territorio di nostra competenza, perché ha peraltro ricevuto ottime valutazioni a livello nazionale, collocandosi nelle posizioni di vertice nelle più recenti classifiche del Censis in cui risultiamo quarti dopo gli atenei di Trento, Milano e Torino e riportando il costante apprezzamento da parte degli studenti”.

“Questa comune mobilitazione che porteremo avanti anche formalmente di fronte al ministero e al consiglio universitario nazionale che deve ancora dare il suo avallo, non vogliamo figuri come una levata di scudi fra campanili – tengono a precisare -. Abbiamo unito le forze a difesa di un Ateneo che, oltre a unirci, è anche il maggiore d’Abruzzo con i suoi 23 mila iscritti e che fino a oggi dalla Regione non ha ottenuto investimenti né in termini formativi, né per servizi alla popolazione studentesca, in modo da poter risultare ulteriormente attrattivo sia per il territorio su cui insiste, ma soprattutto per la regione tutta in cui opera storicamente”.

“L’auspicio è che le scelte, soprattutto quelle così importanti perché riguardano la formazione dei nostri giovani – concludono Masci e Ferrara -, vengano adottate con un metodo capace di produrre crescita e sviluppo diffuso e senza ipoteche per nessuno. A maggior ragione quando sono rese possibili da risorse pubbliche importanti e preziose, se impiegate davvero in modo strategico e produttivo”.

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