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Approvata in consiglio comunale la mozione contro il giudizio abbreviato nei femminicidi

Soddisfazione è stata espressa dal vicecapogruppo di Forza Italia, Vincenzo D’Incecco, che aveva presentato la mozione: "Il centrodestra vigilerà ora affinchè il sindaco produca subito un documento esplicito da inviare a Camera e Senato"

Niente sconti di pena, nessuna scorciatoia giudiziaria, ma certezza del giudizio e dell’eventuale condanna nei ‘casi’ di femminicidio. Il consiglio comunale di Pescara ha preso una posizione ufficiale nel merito approvando la mozione presentata dal vicecapogruppo di Forza Italia al Comune di Pescara, Vincenzo D’Incecco, contro la possibilità di ricorrere al giudizio abbreviato di fronte a omicidi efferati come quello della giovane Jennifer Sterlecchini, avvenuto a Pescara il 2 dicembre 2016.

Lo ha fatto sapere lo stesso D’Incecco ufficializzando il voto del Consiglio comunale alla sua mozione, approvata con 17 i voti a favore di centrodestra e centrosinistra.

“Il centrodestra – ha affermato D’Incecco – vigilerà ora affinchè il sindaco Alessandrini produca subito un documento esplicito da inviare a Camera e Senato per perorare la veloce approvazione della legge in discussione, così come previsto nella stessa mozione. La mozione mira a sostenere il cammino del progetto di legge numero 4376 che propone l’inapplicabilità del giudizio abbreviato nei casi di femminicidio”.

Ora, presso la Commissione Giustizia della Camera è pendente proprio il progetto di legge numero 4376 che mira alla modifica dell’articolo 438 per escludere l’applicabilità del rito abbreviato e del conseguente sconto di pena di un terzo per alcuni reati di gravissimo allarme sociale, tra i quali, appunto il femminicidio, oltre che per i casi di strage, atti persecutori, sfruttamento sessuale di minori, omicidio premeditato, o per futili motivi.

Attualmente il nostro sistema giudiziario permette all’imputato di usufruire di tale percorso giudiziario guadagnando uno sconto di pena per il solo fatto che tale scelta processuale avrebbe il merito, per lo Stato, di alleggerire il carico processuale implicito nel processo ordinario, ma in questo modo assistiamo a condanne risibili, appena 13 o 14 anni per l’uccisione di una ex fidanzata, della moglie, della compagna.

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