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Agronomi e forestali: "Cambiare il piano di assetto naturalistico, blocca la gestione preventiva antincendio"

Il presidente dell'Ordine, Matteo Colarossi, interviene dopo il rogo che ieri ha interessato la pineta dannunziana, Fosso Vallelunga e il Villaggio Alcyone. Ecco le sue considerazioni

L’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali interviene sull’incendio che ieri ha interessato Villaggio Alcyone, Fosso Vallelunga e la riserva della pineta dannunziana. "Già lo scorso giugno - dice il presidente Matteo Colarossi - in occasione del primo rogo abbiamo lanciato l’appello a ricominciare le attività di prevenzione antincendio con la Gestione Forestale Attiva della Pineta. Si ricorda, ancora una volta, che la pineta si trova all’interno della città di Pescara e per la sua composizione quasi monospecifica a Pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.) è ad alto rischio pirologico, come inquadrato anche dalla carta del rischio pirologico della Regione Abruzzo. Attualmente, per il piano di assetto naturalistico, la Pineta e le aree del Fosso Vallelunga, per scelta, non vengono manutenute ai fini antincendio. Si è scelto, pericolosamente, di non sfalciare l’erba nei fossi, sotto i Pini e di recintare il tutto lasciando a evoluzione naturale. Stessa decisione in merito alberi morti in piedi o caduti a terra che non vengono rimossi".

E ancora: "Come più volte detto dal nostro Ordine, la Pineta è di origine antropica frutto di impianto ex novo del soprassuolo, oggi non più presente, da parte del Marchese D’Avalos nel '500. Le attuali piante sono frutto di rimboschimenti fatti dall’ex corpo forestale dello stato a partire dal dopoguerra agli anni '80. Non essendoci quindi un’origine relitta e semi-primigenia non è giustificabile l’evoluzione naturale di un rimboschimento artificiale all’interno di una città densamente abitata. Prima dell’istituzione della Riserva e dell’approvazione del piano di assetto naturalistico venivano attuate tutte le operazioni preventive come lo sfalcio delle erbe, i diradamenti migliorativi della struttura e delle condizioni fitosanitarie e la rimozione della necromassa (legna secca) in piedi o a terra".

Il consiglio è di "cambiare immediatamente le scelte del piano di assetto naturalistico abbandonando i vincoli legati all’evoluzione naturale e attuando una gestione attiva selvicolturale volta a prevenire gli incendi. Il fuoco si combatte a fiamme spente! I vincoli, la burocrazia, come ci insegna il caso degli incendi della Sardegna, amplificano gli effetti negativi del fuoco in estensione, nei danni e nella difficoltà dello spegnimento proprio per la mancanza di gestione forestale. Lo abbiamo visto nel 2017, anche da noi, per il grande incendio del Morrone. È quindi importante, se teniamo al nostro patrimonio forestale che si abbandoni una volta per tutte la politica del non gestire. Il nemico degli incedi e degli incendiari è proprio la selvicoltura preventiva. Infine, gestire permetterà una volta per tutte di valorizzare, proteggere e migliorare in biodiversità e resilienza i nostri boschi e foreste".

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