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Engie Green Friday Forum 2020: sostenibilità e Covid-19 al centro del dibattito

Il 40% delle aziende (soprattutto nel manifatturiero), nonostante l’impatto economico dovuto all’emergenza, ha continuato nei propri programmi finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica

“Più per meno CO2”, ovvero dobbiamo agire, tutti insieme, per invertire la rotta, ridurre le CO2, fermare il surriscaldamento globale e migliorare la qualità della vita nelle nostre città. Questo il tema centrale dell’Engie Green Friday dello scorso anno. Un anno dopo, e con la pandemia in corso, questo intento non ha perso valore, anzi. Lo studio Euromedia Research commissionato da Engie Italia ha indagato se e come l’emergenza Covid-19 ha cambiato percepito e sensibilità di cittadini e azienderispetto ai cambiamenti climatici e ambientali. Un dibattito tra esperti,opinion leader e scienziati per affrontare una doppia sfida: ambientale e sociale.

Con il Covid cittadini e imprese più consapevoli dell’impatto ambientale. Lo studio Euromedia evidenzia una maggiore presa di coscienza rispetto alla sostenibilità da parte di cittadini: ben il 68% ha infatti dichiarato di aver modificato i propri comportamenti, cercando di ridurre le proprie emissioni inquinanti, dopo l’arrivo della pandemia. Un incremento del +12,4% rispetto ai riscontri ricevuti un anno fa, prima del Covid.

Il 40% delle aziende (soprattutto nel manifatturiero), nonostante l’impatto economico dovuto all’emergenza, ha continuato nei propri programmi finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica, dato rilevato su un campione (43%) che aveva intrapreso una green road map pre pandemia. Il 48% delle aziende, inoltre, è consapevole che i cambiamenti climatici influenzeranno significativamente la propria attività e il proprio settore nei prossimi 5 anni.

“Il modo con cui il Covid-19 ha stravolto le nostre vite e abitudini ha evidentemente portato una riflessione collettiva sulla fragilità dell’uomo e del pianeta e sull’importanza delle nostre scelte – sottolinea Alessandra Ghisleri, Direttrice di Euromedia Research – a seguito della pandemia le persone sono più consapevoli dell’impatto negativo delle attività dell’uomo sull’ambiente, e quasi la totalità degli italiani (92,7%) ha deciso di modificare in modo virtuoso i propri comportamenti”.

“Dieci mesi fa la più grande sfida di fronte all’umanità era la stessa di oggi: contrastare i cambiamenti climatici e salvaguardare il pianeta. Vedevamo però le cose con occhi diversi, sembravano problemi molto più lontani di quanto non lo fossero davvero – afferma Barbara Gallavotti, biologa e autrice – L’emergenza del Covid ci ha fatto toccare con mano quanto la nostra specie continui ad essere fragile, ma ci ha anche costretti a sperimentare soluzioni che avremmo detto quasi impraticabili, ci ha dimostrato quanto rapidamente possono cambiare le nostre abitudini, e non ultimo ha messo in luce l’importanza di discutere dei temi di scienza sulla base di informazioni corrette”.

Più azioni concrete contro i cambiamenti climatici Dalle risposte emergono, quindi, le azioni concrete adottate dai cittadini e aziende per ridurre l’impatto sul pianeta. Le più diffuse:per il 30% degli intervistati la scelta di prodotti ecosostenibili (km zero, marchi che garantiscono il rispetto dell’ambiente), per il 29% interventi in casa volti a una maggiore efficienza energetica (infissi, cappotto termico, sostituzione caldaia, termostato intelligente) e infine la scelta di mezzi di trasporto non inquinanti (come bici, mezzi elettrici o pubblici) per il 24% degli intervistati. Vi è anche un 9% che ha installato pannelli fotovoltaici e un 7% che sceglie un fornitore di energia che garantisca la produzione da fonti rinnovabili.

Segnali positivi anche sul fronte delle imprese: oltre la metà (52%) ha messo in campo iniziative per una maggiore sostenibilità (es. lavoro a distanza per ridurre gli spostamenti, attività informativa sul tema delle CO2) e, per il 60,4%, queste misure hanno prodotto effetti positivi dal punto di vista sia ambientale che di maggiore benessere lavorativo, tant’è che il 91,7% ritiene che saranno mantenute anche dopo la fine dell’emergenza Covid-19. Aziende e cittadini vogliono mobilitarsi ma chiedono incentivi e agevolazioni La leva principale, però, nonostante il maggiore interesse per la sostenibilità sia lato cittadini che aziende, rimane l’aspetto economico.

Le aziende chiedono infatti in maggioranza contributi a fondo perduto (33,5%) e sgravi fiscali (22%), seguiti (19%) da incentivi statali e un quadro normativo più chiaro. Anche i cittadini sono più propensi ad agire se possono mettere in campo azioni a costo zero o che prevedano un risparmio o un incentivo. Per la maggior parte degli intervistati, infatti, fare scelte sostenibili comporta costi maggiori: ad esempio, seppure nella realtà non sia così, per più della metà degli intervistati (52,8%) costa di più scegliere energia proveniente da fonti rinnovabili. Un dato comunque lievemente calo rispetto al 2019 (56,3%).

Una convinzione ancora più forte fra i giovani (60,6%), ma meno diffusa nel sud (49%). Il Covid- acceleratore della digitalizzazionequale strumento per un Paese più sostenibile Un altro aspetto che la pandemia ha reso evidente e sul quale ha portato una forte accelerazione è certamente l’adozione di tecnologie digitali, divenute in molti casi improvvisamente indispensabili per permettere la continuità aziendale. Del ruolo fondamentale delle tecnologie digitali per una maggiore sostenibilità sono convinte il 69,2% delle aziende (con una quota maggiore, al 72,2% se guardiamo al solo settore dei servizi). Il digitale è considerato ancora più importante per il monitoraggio delle attività in ottica di rispetto dell’ambiente (79%, che raggiunge l’81,3% nei servizi).

“Le città sono i principali motori della nostra aggressione all’ambiente – dichiara Stefano Mancuso, botanico, accademico e saggista – Attualmente intorno al 70% del consumo globale di energia e oltre il 75% del consumo mondiale di risorse naturali sono a carico dei centri urbani, i quali producono il 75% delle emissioni di carbonio e il 70% dei rifiuti. Abbiamo urgente necessità di cambiare la nostra idea di città e questa pandemia è un’opportunità per ripensare la convivenza con la natura. Dobbiamo puntare a unasmart city che in realtà sarà unacittà giungla, intesa non come un luogo pericoloso, al contrario: un luogo partecipe dell’ambiente naturale che, consapevolmente e attraverso gli alberi, contribuisce a trasformare i nostri centri urbani altamente tecnologizzati e connessi in una nicchia ecologica duratura”.  

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