"Ombelichi tenui" apre la sezione danza di Matta in Scena 2023
Per la rassegna "Matta in scena 2023", lo Spazio Matta ospiterà, domenica 22 gennaio alle ore 21, lo spettacolo di danza "Ombelichi Tenui", di e con Filippo Porro e Simone Zambelli, produzione Azioni fuori Posto. Info e prenotazioni: 327/8668760 – prenotazioni@spaziomatta.it. Dalla camminata alla danza, "Ombelichi Tenui" è un’orazione senza volume in cui i corpi si trasportano ai confini della loro identità; è la storia di due volti diversi che hanno iniziato ad assomigliarsi; è un rito laico di passaggio per salutare qualcuno o qualcosa che se n’è andato, un’amicizia, un amore o una vita.
Scene e costumi: Silvia Dezulian. Suono: Isacco Venturini. Luci: Gianni Staropoli. Consulenza scientifica: Cristina Vargas, Marina Sozzi. Consulenza drammaturgica: Gaia Clotilde Chernetich. Due corpi si preparano per affrontare un viaggio. Si incontrano, si accompagnano, si riconoscono, per poi perdersi l’uno nell’altro, fino a separarsi definitivamente. Un viaggio reale ma anche no, forse un viaggio che non si sposta mai, che resta sempre nello stesso luogo, che accade e non accade, tanto da entrare in un altrove. Un aldilà dove non approdano eroi antichi ma due comparse spaesate intente a dirsi addio in una immaginaria anticamera della morte.
Incontro, Scontro, Accompagnamento, Riconoscimento, Abbandono sono le fasi che scandiscono le pratiche fisiche dei due performer e della loro relazione. Dalla camminata alla danza, Ombelichi Tenui è un’orazione senza volume in cui i corpi si trasportano ai confini della loro identità; è la storia di due volti diversi che hanno iniziato ad assomigliarsi; è un rito laico di passaggio per salutare qualcuno o qualcosa che se n’è andato, un’amicizia, un amore o una vita. Da un’esplorazione del tema dell’accompagnamento, ci siamo interrogati sui corpi che si allontanano e si avvicinano, si sostengono e si lasciano andare, si riuniscono e si separano fino alla fine.
La morte, che non era all’inizio il focus del progetto, è arrivata come componente inevitabile, come dato di realtà che in qualche modo condiziona ogni riflessione sui corpi che si accompagnano durante e oltre la vita. Al centro della nostra riflessione sono affiorate le tematiche dell’impossibilità di essere fisicamente accanto a chi si avvicina ad una fine, dell’incomunicabilità della sofferenza e del tabù della morte che a lungo ha condizionato la nostra società e di cui ancora oggi sentiamo il peso a molti livelli. Da qui la necessità di studiare insieme a due antropologhe esperte di fine vita e tentare di creare un nuovo rituale, laico, artistico, danzato, con l’augurio che possa realmente sostenere il peso di una perdita, non per forza legata alla vita.