'Confine aperto' di Agnese Purgatorio e Lúcio Rosato a Usomagazzino
Alle corrispondenze tra Agnese Purgatorio e Lúcio Rosato è dedicato il nuovo appuntamento di usomagazzino per altre architetture. Agnese e Lucio si incontrano nel dialogo di corrispondenze perché ricercano, anche se per vie espressive apparentemente opposte, lo stesso provvisorio approdo in un mondo di amore , un viaggio che si intraprende, attraverso l'arte o altre architetture , con il desiderio ( utopia concreta ) di cancellare tutti i confini, nella certezza che attraverso l'amore è possibile costruire un mondo migliore.
Agnese Purgatorio presenta quattro grandi tele elaborate tra il 2010 e il 2014 che appartengono al lavoro perhaps you can write to me (forse puoi scrivermi). Agnese Purgatorio documenta e denuncia con determinazione la condizione, la rassegnazione, l'impotenza degli uomini davanti alle barriere di confini immaginari, uno fra tanti il mare.
Ed è proprio in questa direzione che il suo viaggio continua con Cerebrale, una video performance del 2016 dove voci di donne yazide raccontano la loro fuga dai territori occupati mentre una bambina, con un megafono, replica una sorta di rito girando intorno ad un albero di ulivo secolare. Così anche nei collage digitali this side of paradise (questo lato del paradiso), un lavoro in corso sui confini immaginari della foresta, dove persone in fuga attraversano i boschi protette da guardie e guerriere ardite, quasi amazzoni, che affiorano per diventare simbolo della rinascita in una specie di rituale di iniziazione, di purificazione, che allontana le avversità
Lúcio Rosato con “orizzonte cucito” attraversa letteralmente il muro che divide il suo spazio usomagazzino dal locale adiacente occupato dal deposito di “casse da morto” della ditta di onoranze funebri De Florentis; il filo di lana azzurro che all'altezza degli occhi entra ed esce dal muro disegna una linea tratteggiata che ricorda la demarcazione delle frontiere indicate sulle mappe e allo stesso tempo mette in collegamento, come a cancellarne il confine, la vita e la morte ma anche una condizione conosciuta e un'altra della quale possiamo solo intuire l'esistenza.
Il dritto e il rovescio di questa cucitura non ci permette di nasconderci dietro l'inconsapevolezza delle sofferenze degli uomini che vivono, o meglio sopravvivono, dall'altra parte di ogni confine e invece continuiamo a fare finta di non sapere o ancora di più ad opporci all'apertura delle frontiere, finanche a combattere perché si conservino, in nome di una pericolosa identità che è causa di ogni conflitto etnico, religioso, politico, economico.