“La scuola è il nostro Vietnam”, Monica Galfrè presenta il suo libro
Le fabbriche e le università protagoniste, certo. Ma anche, e tanto, le scuole secondarie superiori. Questo è il profilo tutto italiano del ’68, una caratteristica che fa della nostra esperienza davvero un caso unico nel panorama europeo. La natura di uno straordinario movimento di massa di quegli “anni formidabili”, con il suo corredo di scioperi, occupazioni e proteste, dal Nord al Sud del Paese, è protagonista del volume di Monica Galfrè “La scuola è il nostro Vietnam. Il ’68 e l’istruzione secondaria italiana” che sarà presentato a Pescara venerdì 15 novembre.
L’incontro con la Galfrè, docente di Storia contemporanea all’Università di Firenze, è parte di un programma organizzato dalla Fondazione Abruzzo Riforme, dedicato proprio a quella stagione straordinaria, dal titolo “Accadde in Italia 1967-1969”: un viaggio che fa tappa nell’Abruzzo di quegli anni, declinato attraverso un racconto originale fatto di testimonianze inedite dei protagonisti e sottolineato dalla colonna sonora che ne ha accompagnato e illustrato il percorso.
Il programma dell’evento prevede una prima parte incentrata sul confronto tra la stessa Galfrè e il professor Andrea Sangiovanni, docente di Storia contemporanea alla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo, corredato dai racconti dei protagonisti raccolti nel video inedito dal titolo “Voci dal ’68 abruzzese”; e una seconda parte, dedicata invece alla musica, in cui il giornalista Luigi Di Fonzo, autore di studi dedicati al rock in Abruzzo, dialogherà con Roberto Di Lodovico, che alla chitarra eseguirà brani di quegli anni. Il volume della Galfrè, edito da Viella, come si legge nella presentazione,
“ricostruisce un fenomeno poco conosciuto, un conflitto intenso e radicale, in cui riformismo e contestazione globale, diritto allo studio e rifiuto della scuola si intrecciano e si contraddicono. Un punto di vista originale, che consente di mettere in discussione molti luoghi comuni e di scattare un’istantanea del paese sospeso tra passato e futuro, anticipando molti dei nodi del decennio successivo, non a caso definito lungo ‘68”.