Il �Quartetto Festa Rustica� per Sabato in concerto a Torre de� Passeri
Cantate, arie e villanelle della Napoli del Sei-Settecento. Sarà un viaggio nella musica barocca con un quartetto di grande livello, quello in programma a Torre de Passeri, sabato 16 dicembre, quando a salire sul palcoscenico del teatro di Casa della Scuola (ingresso libero, ore 18) saranno i Festa Rustica.
Per Sabato in Concerto, la rassegna della Fondazione Pescarabruzzo, organizzata dallassociazione Castelnuovo-Tedesco con la direzione artistica di Maurizio Di Fulvio, in collaborazione con il Comune, il gruppo Festa Rustica si esibirà in Napoli prima della canzone napoletana, un lavoro in cui la genialità compositiva delle arie e la bellezza melodica delle sonate si intrecciano con gli accenti delle villanelle alla napoletana, dal sapore popolare.
Da oltre venti anni, lensemble è presente in alcune tra le più importanti istituzioni concertistiche italiane e in festival stranieri e ha ottenuto, per le numerose produzioni discografiche incentrate sulla riscoperta del repertorio barocco, in particolare napoletano, prestigiose segnalazioni e consensi dalla critica nazionale ed internazionale.
Fondato nel 1992 dal virtuoso del flauto a becco Giorgio Matteoli, il quartetto Festa Rustica ha realizzato la prima incisione mondiale dei concerti per flauto di Niccolò Fiorenza e dei concerti per flauto ed archi di Francesco Mancini, considerata dalla rivista americana specializzata Fanfare, tra i migliori dischi di musica classica prodotti nel mondo per lanno 1995 (The want list 1995). Da allora il gruppo ha inciso numerosi cd e prodotto lavori di grande originalità come quello intitolato La canzone napoletana prima della canzone napoletana, dedicato alle cantate, alle arie e alle villanelle nella Napoli barocca.
Si esibiranno Enrica Mari (voce), Matteo Scarpelli (violoncello), Cipriana Smarandescu (clavicembalo) e Giorgio Matteoli (flauti dolci), che sapranno riportare il pubblico nel tempo in cui il genio popolare contaminò la commedia in musica insinuandosi come un virus nelle forme colte fino a diventare, in opposizione alla musica di corte e della nobiltà, il linguaggio preferito della classe borghese.