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Dal covid una buona spinta al turismo abruzzese, ma senza una strategia si rischia il passo indietro

L'indagine Isnart – Istituto nazionale di ricerche sul turismo commissionata dalla camera di commercio Chieti-Pescara parlano chiaro: si può far di più per "capitalizzare" il patrimonio acquisito

Nonostante la spinta data dal covid che ha permesso soprattutto per le aree interne un buon rilancio, in Abruzzo non si sta facendo abbastanza per “capitalizzare” questo vantaggio. E' quanto emerge dall'indagine Isnart (Istituto nazionale di ricerche sul turismo) commissionata dalla camera di commercio Chieti-Pescara.

Se a livello nazionale la ripresa del turismo ha visto un incremento annuo del 3 per cento, l'Abruzzo è rimasto indietro e la crescita media annua nel quinquennio è stata piuttosto blanda. Sono diversi i punti di forza del territorio secondo quanto rilevato. In Abruzzo, infatti, spiccano tra le scelte fatte dai turisti le escursioni e le gite per cui hanno optato il 66,2 per cento di loro: un numero superiore alla media nazionale che è del 59,6 per cento. Così anche per il mare e i laghi scelti dal 49,8 per cento dei turisti con un buon apprezzamento registrato anche per i prodotti tipici. Molto apprezzate sono la cortesia e l'ospitalità, la qualità del mangiare e del bere e la ristorazione. Il turista che sceglie l'Abruzzo è tra l'altro un abitudinario: il 46,4 per cento di quelli che l'hanno scelto nel 2022 ci era infatti già stato a fronte di una media nazionale di ritorno che è del 35,1 per cento; ama costruirsi la vacanza in modo autonomo e diretto, si lascia influenzare poco dai social ed è difficilmente “controllabile” da parte delle imprese e di chi fa promozione.

“Il turismo in Abruzzo sta cambiando e il covid ha fatto da acceleratore di tendenze preesistenti, rivolte alla conoscenza dei territori, degli usi locali, allo sviluppo di una domanda di turismo esperienziale – spiega il presidente Isnart Roberto Di Vincenzo -.Un fenomeno che ci ha trovati impreparati perché queste aree sono sguarnite da servizi utili al cittadino così come al turista. Inoltre anche perché veniamo da un decennio di quasi totale assenza dell’Abruzzo dal circuito turistico. Di qui l'urgenza di lavorare, attraverso i dati, sulla conoscenza dei nuovi turismi e sulla costruzione di servizi integrati in una logica di destinazione. Principalmente, però, dobbiamo affrontare e superare la frammentazione che ci caratterizza”.

L’obiettivo dell'indagine voluta dalla camera di commercio è stato quello, sottolinea il presidente Gennaro Strevero, di “scattare una istantanea della situazione attuale per riorientare le proprie strategie. Emerge la figura di un turista difficile da prendere perché influenzato più dal passa parola che dalla pubblicità su internet e fortemente abitudinario. Un turista, prevalentemente, abruzzese che visita il suo Abruzzo, o straniero. Una volta arrivato però resta completamente catturato dalla nostra regione – sottolinea - . Questo risultato ci indica la rotta da seguire: investire nel turismo è sicuramente una scelta strategica corretta per il nostro territorio ma è evidente che occorre fare qualcosa in più o diversamente. Come camera di commercio Chieti Pescara cerchiamo di definire le nostre strategie grazie ad un approfondimento statistico costante perché riteniamo che i dati siano le migliori coordinate per tracciare la rotta da seguire”.

Il momento non è facile per nessuno o quasi, sottolinea l'indagine. A livello nazionale i centri urbani e le aree montane hanno subito le perdite più consistenti mentre le località collinari hanno ampliato la loro quota di quindici punti percentuali rispetto a dieci anni prima (per quanto il loro peso sia ancora piuttosto basso, 4 per cento del totale). In Abruzzo, dopo un lungo periodo di arretramento, nel biennio 2017- 2019 i tre principali mercati tradizionali appaiono in fase di ripresa ma stanno in parte emergendo nuovi mercati come la Toscana, il Trentino, l’Emilia Romagna e la Puglia. La vacanza oggi è ibrida e all'insegna dell'esperienza e in Abruzzo dunque è possibile fare molto di più.

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