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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Trasporto pubblico, sugli affidamenti ai privati incontro tra Regione e sindacati per scongiurare la perdita di posti di lavoro

Dal primo aprile le regole degli affidamenti cambieranno e con i Pef (piano economici finanziari) si rischia uno stallo. Bene per Mascitti (Fit Cils) l'apertura della Regione, ma bisogna fare molto di più per tutelare le clausole sociali dei lavoratori di un settore che vive un momento di forte crisi

Bene l'apertura da parte della Regione, ma se si fossero tenuti incontri in precedenza si sarebbero potute trovare soluzioni più efficaci. Questo, in sintesi, il commento di Andrea Mascitti, segretario interregionale della Fit-Cisl che ha partecipato all'incontro che i sindacati hanno avuto con il sottosegretario Umberto d'Annuntiis alla vigilia del cambio di regole per l'affidamento dei servizi del trasporto pubblico. Un tavolo cui, oltre a lui, hanno preso parte il segretario regionale della Filt Cgil Aureio Di Eugenio, della Ul Trasporti Vincenzo Marcotullio e della Faisa Cisal Luciano Lizzi.

In ballo ci sono posti di lavori e anche carichi di lavoro, spiega Mascitti. Dal primo aprile, infatti si passerà dal regime concessorio dell'affidamento del servizio alle società private (pari al 30 per cento con il 70 per cento a carico della Tua che della Regione è società partecipata) all'affidamento dei servizi e questo comporterà per le aziende l'accettazione dei piani economici finanziari (pef).

Se di buono, spiega il sindacalista, c'è che la Regione ha deciso di riconoscere la contrattazione di secondo livello nella misura del 5 per cento per il Pef, questa non sarà però sufficiente a garantire l'occupazione in un settore che vive, sottolinea, un momento di forte crisi per una serie di fattori che vanno dalle difficoltà causate dal covid al caro-gasolio di cui comunque, sottolinea, la Regione “sembra si farà carico” fino alla difficoltà di trovarli gli autisti “cui si chiedono sempre più responsabilità, che sono sempre più spesso vittima di aggressioni, ma che si tende a pagare sempre meno”, spiega ancora Mascitti. Aggressioni che tra l'altro , precisa, sono oggetto di un protocollo firmato a marzo dell'anno scorso tra le segreterie nazionali e le associazioni datoriali perché si garantisca più personale a bordo al fine di prevenire situazioni sgradevoli e anche pericolose.

“C'è un disallineamento tra il costo del lavoro che viene calcolato con i Pef e il fabbisogno delle aziende definito dal contratto nazionale del lavoro che colpisce le realtà più strutturate quelle cioè che hanno officine e impiegati – spiega ancora il segretario interregionale della Fit Cisl -. Con il Pef vengono tutti inquadrati allo stesso livello e dunque con pari stipendio e dunque per poter andare a compensare si dovrà probabilmente usare quel 5 per cento messo a disposizione della Regione che invece dovrebbe rappresentare un sostegno ulteriore per i lavoratori. Questo dunque il punto su cui si intende ora cercare di trovare un nuovo punto d'incontro”.

Insomma alla base c'è un problema di “mancato adeguamento delle retribuzioni” che per le aziende più grandi e strutturate si potrebbe tradurre, conclude Mascitti, nel fatto che le stesse potrebbero essere costrette “ad attuare una stretta forte diminuendo il personale, ma aumentando le ore di lavoro dovendo garantire le stesse percorrenze. Insomma più lavoro e meno occupazione. Bisogna trovare una quadra tra il costo del lavoro del Pef e quello del contratto nazionale per quelle figure che vengono parificate seppur con mansioni e ruoli diversi”.

Insomma l'incontro avuto con D'Annuntiis, conclude Mascitti, se non è stato risolutivo sotto alcuni aspetti ha aperto certamente a delle prospettive su cui lavorare per dare garanzia delle clausole sociali dei lavoratori

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