Spesa sostenibile nei carrelli degli abruzzesi: il 90 per cento in tavola porta solo prodotti freschi
Il dato emerge dall'indagine condotta dall'Osservatorio Reale Mutua insieme a Slow Food: l'origine dei prodotti conta molto più del packaging e se i supermercati restano il luogo dove la spesa si fa di più, i mercati di quartiere prendono sempre più piede
Spesa sempre più sostenibile (29 per cento) nei carrelli degli abruzzesi che puntano sui prodotti del territorio (35 per cento) e sui prodotti di stagione (82 per cento), tanto che nove abruzzesi su dieci, cioè il 90 per cento, sceglie cibi freschi rispetto a quelli precotti, pronti o surgelati.
E' quanto emerge da un'indagine condotta dall’Osservatorio Reale Mutua sull’agricoltura in collaborazione con Slow Food. Per gli abruzzesi, dunque, al momento dell'acquisto più della marca e del packaging conta la trasparenza sia sulle modalità di produzione origini che su quelle di produzione, allevamento e coltivazione, che generalmente non sono invece indicate sulle confezioni e le etichette. Questo il 29 per cento cui si fa riferimento. A pesare, per il 18 per cento, anche valori come la tutela delle condizioni di lavoro delle persone nelle filiere. Il supermercato resta il luogo preferito per fare acquisti ed è scelto dall'82 per cento dei consumatori, ma i mercati di zona hanno una fetta importante di riferimento pari al 39 per cento. Chiudono le botteghe di quartiere scelte dal 16 per cento degli abruzzesi.
Andando nel dettaglio uno su due (47 per cento) dichiara di consumare frutta più volte al giorno, e un altro (31 per cento) una volta al giorno. Discorso simile per la verdura, rispettivamente al 35 per cento e il 22 per cento. Pasta e riso sono consumati una volta al giorno dal 43 per cento, il 37 per cento mangia i legumi due o tre volte a settimana, sensibilmente meno i cereali (31cento). Tra gli altri dati di rilievo, il pesce finisce nel piatto del 51 per cento una volta a settimana, come la carne rossa (53 per cento), mentre la carne bianca è mangiata due o tre volte a settimana dal 43 per cento.
Il quadro che emerge è dunque quello di un territorio in cui sempre più importanti sono i valori legati al buon cibo all'insegna della territorialità a la stagionalità