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Economia

Canoni degli affitti ridotti e meno tasse per i proprietari dei locali per il rilancio del commercio in città

Queste le due misure che sono emerse nel corso della commissione Commercio e Attività Produttive che ha visto la presenza dell’avvocato Lorenzo Cirillo, presidente provinciale dell’Uppi di Pescara

Una riduzione del costo degli affitti dei locali commerciali per il rilancio del comparto e, al tempo stesso, una riduzione delle tasse comunali a carico dei proprietari dei locali che accettano un canone concordato dai propri inquilini per supportare la categoria.
«Sono queste le due misure che dovrebbero viaggiare in parallelo e che dovranno essere alla base di un tavolo istituzionale che necessariamente a breve dovrà vedere aprire un dialogo tra le Istituzioni comunali, associazioni di categoria e l’unione piccoli proprietari immobiliari, se vogliamo vedere riaccendersi le luci di tanti locali oggi sfitti e, al tempo stesso, vogliamo dare un serio contributo alla ripresa del settore terziario dopo due anni di pandemia».

A dirlo è Fabrizio Rapposelli, presidente della commissione Commercio e Attività Produttive al termine dell’ultima seduta che ha visto la presenza dell’avvocato Lorenzo Cirillo, presidente provinciale dell’Uppi.

«Avevamo aperto la problematica già un anno fa, ovvero in piena emergenza Covid, quando Pescara, come il resto del Paese, si trovava a fare i conti con una grave crisi economico-commerciale, con decine di attività chiuse al pubblico a causa della pandemia e comunque con l’onere di pagare affitti e stipendi», ricorda Rapposelli, «una crisi che paradossalmente oggi si è ulteriormente aggravata a causa degli aumenti che tutti stiamo subendo sul pagamento delle utenze e che per i commercianti si traducono in centinaia di migliaia di euro da pagare ogni mese, dunque al caro-affitti si è sommato il caro-bolletta. E se per alcuni mesi, sempre a causa della pandemia, il Governo ha stabilito delle regole di supporto al comparto commerciale, compreso il divieto di sfratto per i morosi, è pur vero che già all’indomani del 31 marzo, ovvero alla conclusione dello stato di emergenza nazionale, tanti piccoli proprietari sono tornati alla carica nei confronti dei propri inquilini chiedendo anche aumenti che però, in questo momento storico, sono chiaramente insostenibili per gli esercenti».

«Ovviamente», prosegue Rapposelli, «come ribadito anche dall’avvocato Cirillo, il caro-affitti, in realtà, non riguarda tutta la città, ma varia in base ai quartieri di Pescara e, paradossalmente, anche a singole zone. Dunque c’è il caro-affitti in via Nicola Fabrizi dove c’è effettivamente la caccia alle vetrine da parte di chi vuole aprire o spostare un’attività commerciale, perché è una delle poche strade della città che ancora permette la sosta temporanea a un potenziale cliente, ma non ci sono prezzi alti in altre zone del capoluogo adriatico, come Porta Nuova, i Colli o la zona nord. Prezzi alle stelle in via Roma, nel tratto compreso tra via Nicola Fabrizi e via Milano, mentre non c’è proprio mercato nel tratto tra via Milano e corso Vittorio Emanuele II, dove non c’è domanda di locali perché non ci sono esercenti interessati. Da parte dell’Uppi, con i mesi, sono arrivate alcune proposte, ovvero: l’applicazione di un canone concordato, diviso per le zone, dunque rispettoso dell’effettiva domanda, chiedendo al Comune di riconoscere nei confronti dei proprietari, che avessero aderito, un riconoscimento che si traducesse in una riduzione dei canoni comunali, come l’Imu, esattamente come accade per l’affitto delle abitazioni. Ma tale proposta per ora avrebbe ricevuto una fredda accoglienza a causa delle "ragioni di bilancio" che comunque condizionano la vita della pubblica amministrazione».

Nel corso della commissione è stato anche affrontato il tema delle vetrine dei locali sfitti, vetrine che solitamente non rendono una bella immagine, coperte di fogli di giornale, con la polvere che si accumula sul pavimento e, una delle proposte lanciate al Comune dall’Uppi è stata quella di progettare delle vetrofanie uniformi, belle e gradevoli da vedersi, che poi i proprietari dei locali avrebbero acquistato a un prezzo calmierato. «Altra ipotesi che dovrà essere valutata sul tavolo di concertazione che dovremo pensare con l’amministrazione comunale. Perché», aggiunge Rapposelli, «è vero che per il rilancio del comparto servono misure nazionali, sulla scia della cedolare secca sui locali commerciali introdotta per un solo anno nel 2017, ma vanno studiate anche misure a livello locale per supportare da un lato i titolari delle attività, dall’altro i proprietari dei locali dati in affitto. E allora, su Pescara vanno incentivate le tipicità, ovvero per contrastare la grande distribuzione bisogna caratterizzare le attività locali e incentivare la vendita di prodotti introvabili altrove. Dall’altro lato occorre pensare al possibile intervento della pubblica amministrazione in favore dei proprietari dei locali per incentivarli ad abbassare i canoni di locazione, garantendo loro necessariamente delle agevolazioni fiscali, quindi valutando in modo concreto la possibile riduzione anche simbolica delle aliquote a tutti coloro che accetteranno di affittare il proprio spazio commerciale a un prezzo concordato, ossia calmierato. L’Uppi aveva avanzato anche la proposta di esonerare dal pagamento della Tari quei locali che improvvisamente, anche e soprattutto a causa della pandemia, si ritrovano sfitti, in virtù del fatto che a un negozio vuoto corrispondono zero rifiuti. Ora, è evidente che tale ipotesi risulta di difficile applicazione, ma sicuramente dev’essere il volano per l’apertura di un Tavolo di confronto interistituzionale considerando la rilevanza che il settore del terziario riveste per l’economia cittadina».

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