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Economia

Pescara Commerce, è la merceria il settore che traina le vendite dei negozi su Internet

Ago e filo, il negozio on line che piace di più guarda al passato. Pescara Commerce festeggia le prime 100 vendite dei negozi cittadini su Internet, con un vero e proprio boom del settore merceria

Merceria (40%), editoria e cartoleria (30%), alimentari (20%). Sono questi i settori trainanti del commercio pescarese sul web. I dati sono di Pescara Commerce, il brand che raggruppa i negozi della città (sono oltre un centinaio) che hanno scelto di vendere la loro merce anche in Rete ma, anziché ciascuno tramite un proprio sito web, in uno stesso canale di vendita.

Sotto la gestione della OPS SrlOnline Platform for Shops, (in partnership esclusiva con il Gruppo 3PW), infatti, le attività commerciali pescaresi sono presenti dallo scorso 1 luglio su 19 piattaforme e-commerce (tra le quali ePRICE, Amazon, Hitmeister, eBay e Spartoo, solo per citarne alcune), in 8 paesi europei, con un mercato di 390milioni di persone.

Ad un mese dall’avvio di questo progetto pilota unico in Italia (e presto replicato in altre città), i numeri parlano di oltre un centinaio di vendite digitali, per il 90% sul territorio nazionale; per il 10%, invece, la merce dei negozi pescaresi è stata acquistata dall’estero.

La prima vendita on line di Pescara Commerce era stata effettuata in Francia, e proprio nel settore merceria: aghi da cucito, acquistati Oltralpe da un negozio di Città Sant’Angelo.

«Articoli che si muovevano lentamente, perché nella nostra regione sono molto poco acquistati, in quanto in ogni territorio è diffuso un certo tipo di lavoro a mano, hanno trovato invece un buon mercato con le vendite on line», dicono soddisfatti Fabio e Valentina D’Ottavio, titolari della Pel.Do. S.a.s., una delle aziende di merceria e intimo all’ingrosso, con sede presso il centro commerciale Ibisco di Città Sant’Angelo, meglio conosciuta nel tessuto commerciale nazionale. «Abbiamo venduto in Francia anche dei ferri tubolari per il lavoro a maglia che qui non avevano più mercato. E, dopo due anni, siamo tornati a vendere il regolo per sarti: uno strumento per disegnare abiti che qui non ci chiedeva più nessuno perché le aziende di confezioni locali stanno sparendo, schiacciate dalle confezioni estere».

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