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Economia Penne

Penne, Brioni in crisi: i sindacati dicono no alla mobilità forzata

Dipendenti in esubero e a rischio mobilità forzata. E' questa la difficile situazione della maison pennese Brioni, dove i lavoratori ora rischiano davvero di perdere il lavoro

Dipendenti in esubero e a rischio mobilità forzata. E’ questa la difficile situazione della maison pennese Brioni. Dopo quasi due anni di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, centocinquanta lavoratori degli stabilimenti produttivi i di Penne, Montebello di Bertona e Collecorvino, rischiano seriamente di rimanere senza lavoro.

Ieri, i Sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uil hanno sostenuto i lavoratori a rischio e, nei prossimi giorni, organizzeranno altri colloqui nei singoli stabilimenti.

La mobilità forzata, paventata nei giorni scorsi dai vertici Brioni, finalizzata a riequilibrare la struttura dei costi con le reali prospettive di mercato, è stata comunque respinta con forza da tutti i rappresentanti sindacali. “Prima di procedere con i tagli, devono essere utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali messi a disposizione dal Governo – hanno fatto sapere i sindacati”.

Per salvaguardare i lavoratori di Collecorvino e Montebello potrebbe essere utilizzata la formula del contratto di solidarietà, cioè una riduzione dell’orario di lavoro e della retribuzione. Una cassa integrazione ordinaria è l’ipotesi paventata per i lavoratori dello stabilimento di Penne. Nei giorni scorsi anche il Consiglio Comunale di Penne si è riunito per discutere della crisi occupazionale in Brioni.

La crisi del “tessile” non riguarda comunque solo la maison vestina. Nell’ultimo anno e mezzo più di mille lavoratori hanno perso il posto; vittime dei licenziamenti soprattutto le donne (800). Recentemente anche il gruppo Zegna ha deciso di ridurre il personale. Settantacinque dipendenti della sua fabbrica di Montesilvano sono stati licenziati mentre è stata potenziata l'attività dello stabilimento di Trivero (Biella).

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