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Movida e piano di risanamento acustico, l'ira di Confesercenti: “Pronti a chiedere i danni”

La presidente provinciale Marina Dolci ed il direttore provinciale Gianni Taucci contro i residenti del comitato Tranquillamente Battisti e l'amministrazione: "Un livello di intolleranza inaccettabile: è un attacco al diritto di fare impresa"

“Il Piano di risanamento acustico proposto dal Comune di Pescara e la levata di scudi di alcuni residenti organizzati in comitato contro una semplice iniziativa che chiude alle 23.30 sono attacchi frontali al diritto di fare impresa ed anche alla reputazione di decine di imprese pescaresi. Abbiamo oltrepassato ogni limite. Siamo pronti a chiedere i danni”.

Lo annunciano la presidente provinciale di Confesercenti Marina Dolci ed il direttore provinciale Gianni Taucci in relazione sia a quanto prevede il piano che dovrà ora passare per il vaglio del consiglio comunale che sull'episodio che ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso: la diffida inviata dai residenti del comitato Tranquillamente al sindaco perché non consenta lo svolgimento ai 24 eventi del calendario approvato con delibera di giunta, che si terranno nella zona fino alle 23,30 fino a settembre. Diffida cui si è aggiunta anche la richiesta inviata ad Asl ed Arta perché non rilascino autorizzazioni in deroga al rumore per gli spettacoli e un'istanza alla procura. 

“Non è nostro compito entrare nelle polemiche interne alla politica, che temiamo abbiano un ruolo non secondario in questa escalation - aggiungo Dolci e Taucci -, ma non possono essere le imprese a pagare il prezzo più alto. Il livello di intolleranza verso le attività che producono reddito, occupazione e benessere per la città di Pescara è giunto a livelli inaccettabili, tanto più in un momento di afflussi decisamente al di sotto della media in piazza Muzii. Questo clima rischia di avere effetti disastrosi sul turismo: perché siamo di fronte ad un attacco non solo al commercio ed alla ristorazione, ma anche alle speranze di una svolta turistica. Chiediamo immediatamente un confronto con il Comune di Pescara e con il prefetto, perché Pescara non può diventare la città italiana simbolo della caccia alle streghe contro chi fa impresa e intrattenimento”.

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