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Economia Centro / Piazza Michele Muzii

Piano antirumore, gli esercenti di Piazza Muzii pronti a chiedere un maxi-risarcimento di oltre 5 milioni di euro

Se il piano dovesse ottenere il "sì" definitivo in consiglio comunale senza tener conto delle criticità raccolte da Confartigianato, ci sarà prima il ricorso al Tar per chiedere la sospensione dell'esecutività e poi si procederà all'impugnazione davanti al tribunale civile

Prima il ricorso al Tar e poi a fine anno o al massimo ad inizio 2023 se i tempi saranno quelli che si immaginano, la causa risarcitoria davanti al tribunale civile per un importo che potrebbe superare i 5 milioni di euro. Gli esercenti fanno muro contro l'amministrazione in vista della definitiva approvazione del piano di risanamento acustico adottato il 3 agosto e che al vaglio dell'aula per il definitivo “sì”, tornerà dopo il passaggio in Provincia e in Regione.

Se dovesse arrivarci senza nessuna modifica e senza che vengano date risposte alle criticità che Confartigianato ha sollevato a seguito del lavoro compiuto da un tecnico acustico da loro incaricato, allora lo scontro si sposterà dall'aula comunale a quelle dei tribunali. Dalla richiesta di ridurre il numero dei clienti, a quella di assumere personale che si occupi di limitare il rumore, per arrivare al chiedere di obbligare gli avventori a restare all'interno degli esercizi commerciali e fino al blocco delle autorizzazioni per l'apertura di nuove realtà economiche lì dove si registra un disturbo fuori norma, le osservazioni sono state messe nero su bianco e saranno l'oggetto di una perizia di parte che, in caso di contenzioso, sarà richiesta dall'avvocato Andrea Lucchi che sta già procedendo alla raccolta firme. Contro le ordinanze anti-covid, per cui si attende ancora la fissazione di udienza di merito da parte del Tar, ne sono state raccolte oltre 30: l'obiettivo è arrivare allo stesso numero anche per opporsi al cosiddetto “piano antirumore”.

Il primo passo, dunque, sarà il ricorso al Tar cui, in prima istanza, sarà richiesta la sospensione dell'esecutività del piano che, se dovesse essere accolta, resterà inapplicabile fino a quando il tribunale amministrativo non si esprimerà nel merito del provvedimento e cioè sulla sua fattibilità e applicabilità. Cosa che, ovviamente, viene fortemente contestata. “Gli esercenti hanno sempre cercato soluzioni condivise con l'amministrazione e i residenti - spiega Lucchi - ma di fatto sono sempre cadute nel vuoto. Se il piano passasse così com'è, poi ci sarebbero delle ordinanze sindacali per l'installazione delel centraline e gli orari di chiusura, ad esempio, e dato che sono previsti controlli semestrali questo non farebbe che portare ad ulteriori restrizioni. E' chiaro che per gli esercenti tutto questo è vissuto come un danno ulteriore dopo il covid e i rincari energetici: ne sopravviverebbero pochi e si finirebbe per minare un distretto food&beverage che è il più grande d'Abruzzo”. Di qui, dunque, anche l'intenzione di procedere con la causa civile e la richiesta di un maxi-risarcimento e il perché lo spiega chiaramente il legale: “Non si parla di una mera riduzione del fatturato, ma l'effetto sarebbe quello di far chiudere molte attività e qui entra il discorso dell'avviamento e degli investimenti fatti a seguito di un'autorizzazione ad aprire avuta proprio da quel Comune che ora vuole spostare la movida in zone alternative”.

LE OSSERVAZIONI DI CONFARTIGIANATO

Il documento, curato da Confartigianato, è stato realizzato insieme ad un tecnico acustico e vuole dimostrare come tutte le restrizioni che potrebbero arrivare a seguito dell'approvazione definitiva del piano antirumore, non risolverebbero nulla sottolineando che invece, una soluzione possibile, forse l'unica, sarebbe quella di dare contributi ai residenti per la sostituzione degli infissi. “Il Comune – si legge in calce al documento – potrebbe, su segnalazione dei residenti della zona che ne faranno richiesta, provvedere alla sostituzione degli infissi esistenti con analoghi elementi aventi caratteristiche di isolamento acustico tali da restituire vivibilità all’interno degli ambienti abitativi. Ovviamente gli interventi di sostituzione degli infissi saranno accolti solo per quelle residenze per le quali sarà dimostrato strumentalmente il superamento dei limiti di legge”.

Quindi i punti contestati a cominciare da quello della riduzione del numero degli avventori nei locali (Azione 1.1). Per chi l'esercente lo fa non è la quantità a fare la differenza anzi, sottolinea Confartigianato, a volte può capitare che piccoli gruppi siano molto più rumorosi dei grandi quindi se proprio una discriminante c'è è nella tipologia del cliente, cosa impossibile da parametrare. Sempre in riferimento alla ipotesi di ridurne il numero un altro problema riguarda quello delle persone di passaggio che “non possono essere attribuite a nessun pubblico esercizio”. In sostanza parlare di riduzione di numeri di clienti è un parametro di per sé inesistente per gli esercenti perché applicarla la misura sarebbe molto difficile e, tra l'altro, non darebbe alcuna garanzia che meno persone equivalga a meno rumore. Questo, si sottolinea, anche in relazione all'urbanistica della zona dove ci sono edifici alti e strade strette per cui più forte sarebbe il riverbero di eventuali schiamazzi siano essi prodotti da poche o tante persone.

Altra contestazione quella sulle autorizzazioni per eventuali nuove aperture che verrebbero negate qualora la zona interessata dalla richiesta fossero già stati superati i limiti acustici previsti (Azione 1.3). Una teoria “discriminatoria” per Confartigianato che potrebbe anche porre limiti importanti al concetto di libera concorrenza spingendo chi un'attività, paradossalmente, a produrre un rumore maggiore per evitare di avere altri locali nella sua zona. Discorso che non cambia quando si parla di permanenza all'interno del locale degli avventori così da evitare possibili disturbi ai residenti (Azione 1.4). Per l'associazione non è la capienza a fare la differenza e ad un esercente non si può chiedere di obbligare i clienti a stare dentro, men che meno in estate e questo, per chi ha un'attività, potrebbe tradursi in una perdita di avventori con le ovvie conseguenze.

Infine le critiche sollevate sul monitoraggio delle emissioni sonore per cui si chiede agli esercenti di essere sentinelle del controllo (Azione 2.3). Se la sensibilizzazione al problema va bene, per i titolari dei locali di piazza Muzii assumere personale per farlo sarebbe solo un inutile dispendio di risorse. Non ci sarebbe dunque alcuna garanzia che andando ad investire in questo senso alla fine si ottenga il risultato sperato. L'unico reale deterrente sarebbe dunque quello di avere una presenza costante delle forze di polizia, capaci di disincentivare comportamenti esagerati e fastidiosi, magari anche tramite sanzioni.

Insomma tante le criticità sollevate e vagliate da un tecnico che, con la sua relazione, di fatto contrasta fortemente quanto emerso dagli studi fatti al fine di redigere quel piano che, ora, potrebbe diventare non più semplice oggetto di scontro, ma un vero e proprio contenzioso legale milionario.

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