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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Troppa poca crescita per l'export abruzzese nel 2022 e a "far male" è soprattutto l'automotive: la regione è terzultima in Italia

L'anno si è chiuso con soli 182 milioni in più rispetto al 2021, l'indagine di Aldo Ronci per la Cna promuove farmaceutica, moda e il settore pasta

Il 2022 consegna all’Abruzzo il terz’ultimo posto tra le regioni italiane nella classifica dell’export, e tutto ciò in ragione della netta flessione patita dal comparto dell’automotive, da sempre punta di diamante delle esportazioni abruzzesi. Questo quanto emerge dallo studio dell'economista Aldo Ronci realizzato perla Cna sui dati riepilogativi pubblicati dall'Istat il 14 marzo. 
“Lo scorso anno siamo cresciuti troppo lentamente – spiega Ronci - e questa crescita lenta è da imputare alla fortissima flessione dell’export dei mezzi di trasporto, che rappresenta il 19 per cento del valore aggiunto del settore Industriale regionale contro il 5 per cento nazionale. A questo va aggiunto il volume realizzato dai prodotti diversi dai mezzi di trasporto che è troppo esiguo: basti pensare che il suo ammontare, riferito a ogni singola impresa, è pari a 151 mila 864 euro: solo il 32 per cento di quello nazionale che si attesta a 475 mila 235 euro”.
Entrando nel dettaglio emerge come se nel 2021 l’export abruzzese ammontava a 8 milioni 678 mila euro, nel 2022 il totale è stato di 8 milioni 860 mila, con un incremento di appena 182 milioni. In valori percentuali, l’export abruzzese ha registrato un aumento del 2,1 per cento, circa un decimo di quello nazionale del 20 per cento e questo, come detto, vale alla nostra regione un modestissimo terz’ultimo posto della graduatoria nazionale. 
Così, negli ultimi due anni le nostre esportazioni hanno registrato una crescita assai modesta: appena il 7,9 per cento, un settimo della media nazionale (43 per cento) con un spread negativo di ben 35,1 punti percentuali.
L'automotive che per l'Abruzzo rappresenta una fetta importante dell'economia, pesa tantissimo in questo scenario. Sulla sua crisi, spiega ancora Ronci, incidono diversi fattori negativi: sfida connessa alla elettrificazione dei veicoli; concorrenza dei Paesi con una manodopera più economica, ancorché meno qualificata; temporanea carenza di prodotti e materie prime da impiegare nella produzione; ruolo degli stabilimenti abruzzesi nello scenario delle grandi holding internazionali. Ingredienti che messi insieme hanno fatto registrare un decremento di 868 milioni di euro, con la perdita in un anno del 21,7 per cento.
Tra i prodotti diversi dai mezzi di trasporti, gli incrementi più significativi si sono registrati negli articoli farmaceutici (+237), nei prodotti chimici (+172), nella gomma e nella plastica (+140), nei prodotti in metallo (+131), nell’alimentare (+117), nel tessile e nell’abbigliamento (+116). E proprio grazie alle performance di questi settori si deve il fatto che l’Abruzzo, nonostante tutto, abbia confermato il segno “+”, seppure di modesta entità sul 2021.
La differenza la fa il settore della pasta capace del 44 per cento collocando l'Abruzzo per il settore, sesta tra le regioni Italiane che vale il sesto posto tra le regioni. Meno significativi, al contrario, i dati sugli altri comparti dell'agroalimentare: l'olio cresce del 24 per cento a fronte del 28,9 per cento italiano (undicesimo posto)e il vino cresce del 7,1 per cento a fronte del 9,8 per cento italiano (quintultimo posto della graduatoria nazionale). 
Malissimo anche frutta ed ortaggi che vanno giù del 18,8 per cento rispetto ad una crescita a livello nazionale del 18,4 per cento: l'Abruzzo è penultimo tra le regioni italiane.
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