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Economia

In 8 anni perse 1.500 imprese (-1,16%) in Abruzzo, solo nel Pescarese dati positivi

Aldo Ronci ha pubblicato uno studio riguardante l'andamento delle imprese in Abruzzo dal 2013 al 2021

L'Abruzzo perde 1.503 imprese in 8 anni dal 2013 al 2021, una flessione dell'1,16% che e di tre volte superiore alla media nazionale. A dirlo Aldo Ronci, che ha pubblicato uno studio che ha preso in esame l'andamento delle imprese in un arco di tempo relativamente lungo, e che mostrano come analizzando a livello provinciale l'unica provincia con dati positivi (+777) è quella di Pescara mentre , subisce la flessione più pesante Chieti (-1.435), registrano decrementi più lievi L’Aquila (-434) e Teramo (-411) I 2/3 dei comuni abruzzesi hanno subito un forte calo di imprese (superiore a 7 volte quello nazionale) e di questi il 53% sono montani, ad indicare e confermare lo spopolamento non solo in termini di abitanti ma anche economico che interessa queste zone.

Ronci evidenzia come il settore dell'artigianato sia quello che ha sofferto di più, con le costruzioni che calano il doppio della media nazionale in Abruzzo, le attività di alloggio e ristorazione invece crescono la metà del valore medio italiano.

"La flessione sarebbe stata comunque molto più pesante se la Città di Pescara non fosse riuscita a realizzare un ottimo risultato (786 imprese in più e una iperbolica crescita percentuale del 6,32%) in controtendenza rispetto alla decrescita nazionale grazie agli alti incrementi percentuali realizzati nelle attività di alloggio e ristorazione, nelle attività immobiliari e nei servizi alle imprese; all’incremento nel commercio che, anche se modesto, è comunque in controtendenza rispetto al consistente decremento nazionale."

Il calo, comunque, interessa anche 42 comuni della zona costiera un fatto nuovo che per l'analista andrebbe approfondito.

"Alla luce dei dati esposti e delle considerazioni emerse, se si vogliono evitare provvedimenti occasionali legati alla funesta logica particolaristica praticata da decenni senza risultati apprezzabili, come d’altronde già ripetuto più volte, non resta che adottare una metodologia programmatoria che elabori un progetto, un progetto che attivi uno sviluppo regionale armonico e che faccia sì che tutti gli interventi e le risorse siano coerenti con quel progetto. Alla luce di questi dati probabilmente la tradizionale distinzione dell’Abruzzo tra zona interna e zona costiera non regge più in quanto ad una Pescara sempre più attrattiva per le attività economiche fa riscontro il decremento delle attività nei comuni costieri limitrofi e il forte calo dei 31 comuni non montani.

Allo stato si ha l’opportunità da parte della Regione di adottare lo strumento dell’agenda urbana che, meglio di qualsiasi altro, potrebbe avviare un percorso di sviluppo armonico ed equilibrato di tutto il territorio Abruzzese mediante la creazione delle aree funzionali urbane."

Per Ronci, per ridare slancio alle imprese servono infrastrutture, concessione di credito, abbassamento delle imposte e semplificazione amministrativa anche se non sono sufficienti da sole per far decollare le micro imprese che sono invece il 96% del totale e impiegano il 56% degli occupati.

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