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Economia Penne

Emergenza cinghiali nel Pescarese, l'allarme degli agricoltori

A riportare d'attualità il problema sono gli agricoltori della Coldiretti che segnalano un aumento delle incursioni della fauna selvatica dopo le semine

In provincia di Pescara è ancora emergenza cinghiali
A riportare d'attualità il problema sono gli agricoltori della Coldiretti che segnalano un aumento delle incursioni della fauna selvatica dopo le semine. 

In particolare, l'emergenza riguarda l'area vestina, soprattutto la zona di Penne.

Come sottolinea Coldiretti Pescara con la lavorazione dei campi per le nuove semine e l’irrigidimento delle temperature aumentano le incursioni dei cinghiali a caccia di cibo.

Ma ad allarmare maggiormente è il pericolo connesso: le buche scavate dal cinghiale che cerca cibo diventano una trappola, a volte con gravissime conseguenze, per gli agricoltori che utilizzano i trattori su terreni in pendenza. “
Questo quanto spiega Federico Domenicone, presidente della sezione di Penne di Coldiretti:

«Doppio danno e doppia emergenza in questi ultimi giorni abbiamo notato un aumento sconsiderato delle incursioni rispetto agli anni scorsi. I cinghiali circolano  indisturbati sui campi, distruggono le lavorazioni appena effettuate creando non pochi problemi al futuro raccolto. Anche lavorare il terreno nuovamente diventa difficile e rischioso, soprattutto sui campi in pendenza attraversati dai trattori. Recentemente è stato bandito dal Comune anche un bando per la gestione di una gabbia destinata alla cattura ma le procedure sono molto complicate e andrebbero semplificate».

Coldiretti ricorda che il problema legato all’aumento della fauna selvatica è un problema annoso che non riguarda solo gli imprenditori ma anche la società, in considerazione del numero di incidenti gravi causati da questi animali sulle strade, stimati in Abruzzo in circa 400 unità tra denunciati e non denunciati per un totale di oltre 100mila cinghiali in circolazione. Secondo Coldiretti è necessario quindi ridurre i danni provocati dalla fauna selvatica capace al contempo di creare occupazione nelle aree più colpite dal fenomeno: 

«Occorre innanzitutto semplificare la normativa attuale responsabilizzando gli enti locali per effettuare interventi per il contenimento del numero dei cinghiali che abbiano anche un impatto positivo sull’ambiente. Dalla carne degli animali abbattuti potrebbe inoltre nascere una filiera di prodotti, riuniti sotto un marchio collettivo, che rappresenterebbe un’occasione di crescita e lavoro, valorizzando i macelli aziendali o pubblici dei piccoli comuni, spesso chiusi. Ciò consentirebbe tra l’altro di porre fine al proliferare del commercio di carne di cinghiale in nero, macellata in strutture clandestine e priva di qualsiasi garanzia di carattere sanitario, che finisce sulle tavole di ristoranti e sagre mettendo a rischio la salute dei cittadini».

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