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Economia

Tracollo occupazione e calo demografico, per l'ex segretario Cgil Leone è questa la congiuntura che fa male all'economia abruzzese

Commentando i dati Istat elaborati dall'economista Ronci l'ex sindacalista apre una riflessione su più fronti compreso quello del precariato e si appella alla politica perché esca dalla "inerzia" e riprenda "la bandiera della 'vertenza Abruzzo'"torti subiti"

Un invito alla politica locale perché prenda consapevolezza non solo della flessione dell'occupazione, ma anche di quella demografica che sarebbero alla base di una siutazione economica regionale “giunta al suo massimo 'declino'”.

Ad affidare la sua riflessione a IlPescara commentando il quadro emerso dall'indagine condotta su dati Istat dall'economista Aldo Ronci, è l'ex segretario generale della Cgil Abruzzo Franco Leone. Un'indagine da cui è emerso un Abruzzo decisamente indietro sul tema occupazione: nel 2022, infatti, sono stati persi ben 10mila posti. Questo, aggiunge Leone, a fronte di un dato demografico che tra il 2013 e il 2021 ha visto una decrescita di 49.468 abitanti “e poco manca – sottolinea - che nel 2022 viene cancellata una città per dimensione quasi pari a quella di Chieti (abitanti 51.330)”.

Una diminuzione non certo “rallegrante” sottolinea Leone, “visto che questi numeri confermano la negatività già manifestatasi tra il 2013 ed il 2020 e cioè che due classi di età, come quella tra i 32‐48 anni, già erano meno 49.141 unità, mentre quella tra i 15‐31 contiene 26.567  giovani emigranti,  due volte e mezzo di più della media italiana”. A questi si aggiungono quindi i dati elaborati da Ronci e riferiti alla flessione registrata tra fine 2021 e fine 2022 in cui a salvarsi è solo l'agricoltura con la regione che comunque a livello italiano è complessivamente ultima. Diecimila occupati in meno che rappresentano per l'Abruzzo, prosegue Leone, “il peggior risultato raggiunto nell'ultimo decennio”.

L'ex segretario Cgil ricorda quindi i numeri emersi: nel 2022 si è assistito ad un calo dell'occupazione del 2022 a fronte di un incremento medio nazionale dell'1,5 per cento. “A questa ultima constatazione è d’obbligo aggiungere che solo apparentemente giungono buone nuove, per l’Abruzzo, dal tasso di disoccupazione complessivo (persone di età compresa tra 15 e 74 anni), che nel 2021 è pari a 9,3 per cento, come nel 2020, e in diminuzione rispetto al 2019 (11,2 per cento)”, sottolinea. Nel 2022, in sostanza, il tasso di disoccupazione è passato dalle 45mila unità del 2021 alle 44mila dell'anno oggetto dell'indagine: un decremento di mille unità che resta comunque ben lontano dai miglioramenti registrati nel Paese.

“Il punto è che questo dato sul tasso di disoccupazione è solo addolcito tecnicamente dai numeri della popolazione attiva che abbiamo visto in calo anche a causa della 'decrescita' del tasso di natalità e del flusso migratorio molto giovanile”, rileva Leone. “Questo cesto velenoso di notizie non esaltanti richiedono una ulteriore analisi, visto che la banca dati dell'Inps ci dice che tante e troppe aziende hanno scelto percorsi di 'precarizzazione' o assunzioni part-time, o a termine. Se si aggiunge la 'dichiarata' esistenza di sacche di lavoro nero, che si aggiunge alla occupazione a bassa retribuzione, non possiamo che assistere al peggioramento dello stato di emergenza sociale, all’eccesso di impoverimento anche quello per fare fronte al costo sanità ed al rischio di crescita della povertà”.

“Il fatto è che troppi giovani, diplomati e laureati, emigrano per sfuggire dall’attuale stato di resa all’idea di uno sviluppo legato all’indebolimento dei 'costi del lavoro', con al centro un livello salariale più basso – sottolinea l'ex segretario Cgil -. Cambiare, modificare ed innovare, per ricostruire il capitale delle risorse umane, chiamare l’Università ed il sistema di formazione e ricerca, realizzare una piattaforma di rilancio del lavoro e della produzione. In Abruzzo è bene ripeterlo esiste un tema di formazione, perché molta occupazione è 'annidata' nella nostra rete produttiva fatta di piccole imprese e micro impresa, ma anche in essa dobbiamo programmare l’ingresso di nuove generazioni, anzi recuperare la qualità culturale e psicologica dei nostri giovani emigrati, sia che si tratti di prendere il proprio posto nell’azienda di famiglia o di dare vita a una start-up nuova di zecca. Dobbiamo invertire la rotta verso la decadenza e ad assistere con 'inerzia' alla fase di indebolimento del tessuto industriale a suo tempo alleggerito, dalle implacabili scelte di fuoriuscita, dal contesto regionale abruzzese di tutti i centri motori di ideazione, progettazione e di produzione dei grandi gruppi ex pubblici e dei centri di decisione dei flussi finanziari e creditizi. Sarebbe necessario – conclude Leone - riprendere la bandiera della 'vertenza Abruzzo' anche per riparare ai torti subiti dalla nostra regione”.

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