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Economia

Crisi e Coronavirus in Abruzzo, il professor Mauro: "Uno scenario inedito, situazione preoccupante"

Giuseppe Mauro, professore di politica economica all’università D'Annunzio spiega quali sono gli effetti del Coronavirus sull’economia locale

Nonostante sia molto difficile fare previsioni in un momento di piena emergenza, l’economista abruzzese cerca di fare il punto della situazione.

“Per la prima volta ci troviamo di fronte ad una crisi completamente diversa dalle altre, ovvero stiamo facendo i conti con un evento esterno che produce sull’economia reale effetti devastanti. A differenza di quanto accadde nell’ultima crisi finanziaria, quella che abbiamo affrontato tra il 2007 e il 2009, che riguardò in primis la finanzia e che poi investì pian piano gli altri settori produttivi”.

La situazione oggi sembra essere completamente differente. Come sostiene il professor Mauro ora tutti i settori sono coinvolti nella recessione: turismo, trasporti, ristorazione, edilizia, servizi e via dicendo. Ad essere coinvolte inoltre sono sia la domanda che l’offerta, vale a dire riduzione della produzione e contrazione dei consumi.

5 MILIONI DALLA CAMERA DI COMMERCIO PER LA CRISI POST CORONAVIRUS

Mentre la curva dei contagiati dal Coronavirus in Abruzzo cresce in maniera esponenziale, Mauro spiega come sia impossibile fare previsioni a lungo termine sugli effetti che la pandemia produrrà sull’economia globale e locale. A suo dire decisiva sarà la durata dell’emergenza che al momento non è quantificabile nemmeno dagli esperti. Sicuramente l’Abruzzo e di riflesso Pescara avrà delle importanti ripercussioni sull’economia.

La nostra regione ha raggiunto negli ultimi anni livelli di esportazione soprattutto nel settore agroalimentare molto importanti per un importo di circa 9 miliardi di euro, si pensi alla pasta e al vino che sono i prodotti fiori all’occhiello del nostro territorio”. “Per quanto riguarda Pescara sono stati duramente colpiti settori importanti del tessuto produttivo, quali il commercio, l’edilizia, la ristorazione, il turismo, solo per fare qualche esempio. E se pensiamo che questo blocco si inserisce in un quadro economico che già non camminava a gonfie vele o che comunque stava mostrando nell’ultimo anno segni di timida ripresa, possiamo ben comprendere che la situazione è davvero preoccupante.

Intanto a poche ore dalla pubblicazione del decreto “Cura Italia” il professore ci spiega come le misure prese dal governo siano consistenti ma obiettivamente insufficienti per far fronte ad un’emergenza economica che mette in ginocchio tantissime categorie di imprenditori e lavoratori.

Nei prossimi mesi, secondo le stime, ci sarà una caduta del PIL dal 4 al 6% e si tratta di una percentuale enorme la partita economica stavolta dovrebbe giocarsi da un lato sul fronte nazionale con aiuti che dovrebbero andare ben oltre i 25 miliardi stanziati e con l’abbattimento degli scogli burocratici che impediscono la celerità di accesso ai fondi e dall’altro con un intervento a livello europeo che sia non solo di carattere monetario ma anche fiscale. In definitiva se siamo in un’economia di guerra è necessario che l’Europa si faccia carico di affrontare la guerra in modo tale che la ripresa possa ripartire certamente da una situazione difficile ma non dalle rovine

“Questa e una battaglia che si vince solo se si riesce a mostrare coesione e condivisione tra i Paesi superando le inutili divisioni tra nazioni forti e nazioni deboli. L’Europa oggi si sta giocando il suo avvenire”

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