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Economia

Crescita delle imprese, l’Abruzzo è penultimo tra le regioni del Mezzogiorno

Le variazioni percentuali delle imprese dell’Aquila, di Pescara e di Teramo, anche se positive, sono tutte inferiori all’incremento nazionale dello 0,79%. Lo studio di Aldo Ronci

Secondo uno studio effettuato da Aldo Ronci, nel 2022 in Abruzzo le imprese hanno registrato un incremento di 544 unità e, in valore percentuale, dello 0,36%. Un dato tutt'altro che positivo, perché tale incremento percentuale è pari alla metà di quello nazionale, che è stato dello 0,79%, e posiziona l’Abruzzo al penultimo posto tra le regioni del Mezzogiorno, nonché al sestultimo posto della graduatoria nazionale. Le variazioni percentuali delle imprese dell’Aquila, di Pescara e di Teramo, anche se positive, sono tutte inferiori all’incremento nazionale dello 0,79%. Chieti, invece, registra un incremento quasi nullo, pari allo 0,06%.

Con un incremento di 368 unità, probabilmente dovuto alla forte spinta indotta dal Superbonus 110 e dalle misure ad esso collegate, il settore delle costruzioni fa segnare l’incremento più elevato con il dato più positivo a L’Aquila (+103). Segue il settore delle attività scientifiche e tecniche con 262 unità in più: il risultato migliore è a Pescara (+83) e a Chieti (+85). Le attività economiche con le flessioni più alte si sono registrate nel commercio, con 241 imprese in meno con il dato più negativo all’Aquila (‐72), e in agricoltura, con 270 imprese in meno con un decremento percentuale doppio rispetto a quello nazionale e con il risultato peggiore a Chieti (‐207), dove il decremento percentuale rispetto a quello nazionale è stato quadruplo.

Se all'inadeguata dinamica delle imprese si aggiungono i deludenti andamenti delle esportazioni e dell’occupazione e la tendenza al restringimento dell’erogazione del credito, come già detto in altre occasioni, risulta evidente lo stato di difficoltà in cui versa il sistema economico abruzzese (in particolare quello delle micro imprese) che ha bisogno di incentivi e strumenti per diventare più competitivo.

Nel 2022 le iscrizioni sono state 6.798 e le cessazioni 6.254, mentre il tasso di natalità delle imprese abruzzesi è stato del 4,54%, di gran lunga inferiore al 5,15% italiano; il tasso di mortalità è stato invece del 4,18%, di poco inferiore al 4,36% nazionale. Rispetto all’Italia lo spread negativo del tasso di natalità (‐0,61 punti percentuali) è pari al triplo dello spread del tasso di mortalità (‐0,18 punti percentuali) e ciò spiega perché le imprese abruzzesi abbiano registrato una crescita pari alla metà di quella italiana.

Le imprese hanno registrato un saldo positivo più alto in tre province: L’Aquila cresce di 174 unità, Teramo di 164 e Pescara di 183. Chieti è l’unica provincia a registrare un incremento di appena 20 unità. Le variazioni percentuali all’Aquila, Pescara e Teramo, anche se positive, sono tutte inferiori all’incremento nazionale dello 0,79%. Chieti annota un incremento quasi nullo, pari allo 0,06%. Gli incrementi più alti si sono verificati nelle costruzioni con 368 unità in più, con il dato più positivo a Pescara (+103), nelle attività scientifiche e tecniche con 262 unità in più, con i risultati migliori a Pescara (+83) e a Chieti (+85).

Le attività economiche con le flessioni più alte si sono registrate nel commercio, con 241 imprese in meno e un decremento percentuale doppio rispetto a quello nazionale (il dato più negativo all’Aquila: ‐72), e in agricoltura, con 270 imprese in meno e un decremento percentuale doppio rispetto a quello nazionale. In quest'ultimo caso il risultato peggiore è a Chieti (‐207), dove il decremento percentuale rispetto a quello nazionale è stato quadruplo.

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