I ristoratori ricorrono al Tar e lanciano le loro proposte per provare a uscire dalla crisi
Parla Valerio Di Mattia, presidente di Aria Food: "I provvedimenti adottati per far fronte alla grave crisi sanitaria in atto hanno colpito duramente anche il comparto della ristorazione e travolto l'intera filiera agro-alimentare"
I ristoratori lanciano le loro proposte per uscire da una situazione sempre più difficile. Parla Valerio Di Mattia, presidente di Aria Food: "I provvedimenti adottati per far fronte alla grave crisi sanitaria in atto hanno colpito duramente anche il comparto della ristorazione e travolto l'intera filiera agro-alimentare". E aggiunge:
"Sin dall'inizio i ristoratori hanno assunto un comportamento responsabile, che si è mantenuto inalterato fino ad oggi. Essi sono stati i primi a riorganizzarsi nel rispetto della normativa anti-Covid, dimostrando come sia possibile esercitare la propria attività garantendo il distanziamento sociale e adottando ogni forma di cautela sanitaria. Tuttavia ciò non è bastato. Dopo quasi un anno gli imprenditori e i loro dipendenti scontano ancora sulla loro pelle l'assenza di rimedi adeguati alle loro esigenze lavorative".
Di Mattia evidenzia che "anziché individuare soluzioni che consentissero l'applicazione rigorosa di protocolli utili a contrastare la diffusione del virus, la politica ha preferito chiudere in modo indiscriminato un intero comparto, che presenta caratteristiche molto eterogenee. Continuare a colpire con queste modalità l'intero settore della ristorazione appare del tutto incomprensibile, tanto più che per altre categorie produttive si è riuscito a contemperare ragionevolmente il diritto al lavoro con la tutela della salute".
Per tale motivo i ristoratori propongono ricorso dinanzi al Tar per chiedere la sospensione dei provvedimenti adottati nella parte in cui non consentono l'esercizio delle attività nelle ore serali in zona gialla; inoltre propongono ricorso dinanzi al Tribunale civile per ottenere un ristoro adeguato rispetto alle perdite subite. Non solo, perché i ristoratori vogliono portare all'attenzione delle istituzioni alcune proposte che potrebbero confluire in un provvedimento ad hoc sulla ristorazione.
E ancora, si chiede per la zona gialla che venga autorizzato l'esercizio delle attività a pranzo e a cena con chiusura dei locali alle 23.30 e per la zona arancione che sia autorizzato l'esercizio delle attività per mezza giornata, consentendo al ristoratore di optare tra il pranzo e la cena, secondo le caratteristiche proprie dell'area in cui insiste l'impresa. Di Mattia aggiunge che si invitano ad adottare "rigidi protocolli sanitari e svolgere una più efficace attività di controllo e di monitoraggio sulla ristorazione".
Per la zona arancione, invece, si preveda la riduzione ulteriore del numero dei coperti in sala e si individui un criterio che consenta di distinguere tra chiusura/apertura per Comuni che possiedano un ridotto numero di abitanti e Comuni che possiedano un alto numero di abitanti, al fine di rimuovere le disparità tra piccoli Comuni e Città densamente abitate. Infine, favorire "una seria politica di defiscalizzazione del costo del lavoro per evitare il concreto rischio di disperdere il bagaglio professionale di ciascuna impresa".