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Cigl, Cisl e Uil sul piede di guerra per la Brioni: "Stop ai licenziamenti, pronti allo sciopero"

I sindacati esprimono contrarietà rispetto al piano dell'azienda di proseguire con gli esuberi negli stabilimenti del Pescarese e proclamano lo stato di agitazione

No ad ulteriori esuberi e licenziamenti negli stabilimenti produttivi del Pescarese della Brioni. I sindacati Filctem-Cgil, Uiltec-Uil e Femca-Cisl si uniscono per chiedere alla proprietà del marchio di riaprire un tavolo di negoziazione per soluzioni alternative ai licenziamenti di altri 24 dipendenti, oltre ai 260 che hanno già firmato l'accordo di licenziamento con la non opposizione. L'azienda, secondo i sindacati, deve impegnarsi a riqualificare questi 24 lavoratori come già avvenuto con altre 25 maestranze adibite a nuove mansioni.

"Dalle assemblee sono emerse le paure e la rassegnazione dei lavoratori e delle lavoratrici, che ormai da molti anni vivono in un clima di tensione e timore di perdere il posto di lavoro. Questo clima è dovuto alle continue procedure di riduzione del personale iniziate ormai dal lontano 2009. Di seguito elenchiamo le procedure di licenziamento: 2009, circa 150 posti di lavoro persi con procedura di mobilità quasi esclusivamente per raggiunti fini pensionistici; 2010/2011 chiusura divisione donna a Collecorvino (Congiunti) con la perdita di ulteriori circa 20 posti di lavoro; 2014 procedura di mobilità per lavoratori indiretti per circa 60 dipendenti;  2016 circa 150 posti di lavoro in meno e riduzione orario di lavoro e di salario per circa 1000 dipendenti (dichiarazione esubero iniziale 402 Fte); tra il 2016 e 2021 ulteriori procedure di licenziamento per circa 100 dipendenti; 2020 mancato rinnovo dell’integrativo aziendale con ulteriore perdita salariale di circa 2500 euro medie annuali;  2021/2022 Vertenza attuale con la dichiarazione di 321 Esuberi, procedura con il criterio della non opposizione, ancora in corso, con 235 persone che cesseranno il rapporto di lavoro il 31/12/2022."

Oltre 700 posti di lavori persi in 13 anni, con i lavoratori che percepiscono attualmente un salario di molto inferiore rispetto al 2016 spiegano i sindacati, che parlano di dipendenti destabilizzati che da una parte devono dare la disponibilità a lavorare e dall'altra vedono i colleghi licenziati, e per questo hanno proclamato lo stato di agitazione e un eventuale pacchetto di 8 ore di sciopero, chiedendo un nuovo incontro con la proprietà.

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