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Economia

Renisi (Federalberghi) sulla demolizione dell'hotel Carlton: "In atto da tempo il decremento dei posti letto"

La presidente di Federalberghi Pescara, Daniela Renisi, commenta la chiusura dello storico hotel di Pescara che verrà sostituito da un edificio a uso residenziale

«La questione è molto delicata e di non facile discussione».
Esordisce così Daniela Renisi, presidente di Federalberghi Pescara, riguardo alla chiusura dello storico hotel Carlton a seguito del cambio di destinazione d’uso e del rilascio del permesso a costruire da parte del Comune di Pescara.

Al posto della struttura ricettiva dovrebbe essere costruito un palazzo residenziale con appartamenti di pregio.

«Il settore alberghiero è un comparto in sofferenza da prima della pandemia», evidenzia la Renisi, «lo era ancor di più a Pescara che da tempo vede un decremento nel numero di posti letto alberghieri. Non solo. Vi sono numerosi hotel in vendita, in linea del resto con la destinazione regionale. In tutto l'Abruzzo oggi se ne contano in dismissione almeno una quarantina. E anche nel resto d'Italia la situazione non cambia. Da anni presentiamo il tema del decremento dei posti letto a fronte di una domanda sempre più ristretta sulla destinazione. Ma i numeri non sembrano toccare la politica. Solo alcuni mesi fa avevamo chiesto agli amministratori comunale e regionale di affrontare la questione ma, purtroppo, quando si arriva alla chiusura è ormai tardi per questionare».

Questo poi spiega la numero 1 di Federalbeghi: «Le ragioni sono tante: i costi per mantenere le strutture, la difficoltà a trovare gestori competenti quando si affitta, la quasi impossibilità a reperire personale adeguato, la scarsa considerazione delle istituzioni, il sommerso - sempre più crescente, questo sì - del ricettivo extra-alberghiero». 
Sul tema interviene anche Cecilia Rubaudo, vice presidente di Federalberghi Pescara e titolare dell’hotel Regent aggiunge “È sufficiente confrontare l'elenco degli affittacamere presenti su Airbnb a Pescara con quelli autorizzati sul sito della Regione per rendersi conto del buco enorme esistente tra la realtà e la norma. Il punto è questo. Un albergo è tenuto a rispettare norme di sicurezza, giuslavoristiche, statistiche etc ma un appartamento non censito, resterà sempre un fantasma che mangia quella poca domanda presente. Senza contare ai posti di lavoro che la chiusura di un albergo comporta e che nessun affittacamere potrà mai compensare (posto che essendo piccoli non necessitano certo di capitale umano ma, sommati, fanno tanti posti letto quanti gli alberghi)».

La Renisi, inoltre, mette sul piatto un'altra questione: «Vi è poi il tema del ricambio generazionale, perché i figli non vogliono più proseguire il mestiere dei genitori…Le nostre strutture sono molto impegnative, sono aperte “h24” e offrono un insieme di servizi che oggi si fatica a tenere insieme. Dalla colazione alla ristorazione passando per la spiaggia all’animazione e alla manutenzione quotidiana della struttura dove l’impegno, il controllo e la responsabilità non trova neanche un giorno di riposo. La difficoltà di reperire personale competente che voglia fare vita d’albergo disposto a lavorare soprattutto durante le vacanze e i week end è davvero difficile, sono cambiate le priorità tra vita personale e quella professionale. Tanta la preoccupazione per il presente e il futuro. Fattori come una pandemia, una guerra, un’inflazione da record sono cose che obiettivamente un singolo imprenditore non può controllare. Non bastano due mesi di lavoro in estate per sopravvivere gli altri 10 né gridare al boom turistico per il tutto pieno nei 10 giorni di ferragosto. Aggiungiamoci politiche del turismo mai avviate, capitoli di bilancio mai dedicati e assegnati al Turismo, le amministrazioni di turno che cambiano progetti avviati dalle precedenti, la difficoltà a sviluppare piani marketing territoriali, sostegni e fondi alla categoria insufficienti e non esaustivi. Uniamoci poi la diffidenza territoriale cittadina nell’accogliere i turisti, le questioni che riguardano anche cambi di mentalità se aprire al turismo o chiudersi in casa e pretendere che una città fatta di attività economiche muoia per il volere di pochi cittadini che non tollerano vocii e musica oppure i parcheggi a pagamento che in qualsiasi città turistica sono a pagamento. Queste sono tante piccole riflessioni che andrebbero aperte e risolte su ciò che vogliamo essere oggi, ne va del nel nostro prossimo futuro. Pescara ricordo che non è solo la città di Pescara ma anche il capoluogo di una provincia, la porta d’ingresso in Abruzzo merita dunque un'attenzione e uno sviluppo di servizi in grado di soddisfare le esigenze di tutti coloro che la abitano, che la frequentano e che la visitano. Quello che chiediamo a gran voce è creare un sistema di governance turistica regionale che consenta innanzitutto la sopravvivenza a chi esiste già sul territorio. Vi sono molti posti letto vuoti per buona parte dell'anno a Pescara e provincia ma così in tutto il resto d’Abruzzo. Ci sarà una motivazione dietro alle chiusure invernali della maggior parte degli hotel? Non è più un folle quell'imprenditore che disinveste dal turismo in città per orientare le proprie risorse altrove. Il momento di fare qualcosa è questo». 

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