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Caro bollette, Confindustria: "Con gli aumenti di luglio imprese alla canna del gas"

La denuncia del direttore Di Giosaffatte: "La nostra previsione si è avverata, con i costi alle stelle e i profitti azzerati oggi segniamo il punto di non ritorno", si chiedono interventi urgenti o in autunno molte potrebbero chiudere i battenti

Il caro delle bollette del gas e della luce a luglio “metterà gli imprenditori alla canna del gas”. Non usa mezzi termini Luigi Di Giosaffatte, direttore generale di Confindustria Chieti-Pescara che incorpora 800 attività produttive di tutti i settori e di tutte le dimensioni nelle due province.

“Una provocazione macabra ma che rende l’idea della drammaticità del momento – spiega -. Dalla carta alla carpenteria metallica, dall’agroalimentare alla chimica, tutta la manifattura vede sconvolti i parametri di redditività. Un’ondata di chiusure e cassintegrazione attraversa l’industria nelle nostre province. Chiediamo un contesto normativo e fiscale in cui poter lavorare e dare lavoro. In autunno, se non ci saranno interventi urgenti e di portata tale da riportare i costi di approvvigionamento energetico alla situazione pre-crisi, molte aziende potranno decidere la chiusura definitiva con costi sociali altissimi”, chiosa Di Giosaffatte.

La prima denuncia Confindustria Chieti-Pescara l'aveva fatta già a gennaio quando l'incidenza della componente energia sul conto economico era passata dal 10-15 per cento a oltre il 50 per cento, mentre la concorrenza estera si avvantaggiava di costi molto inferiori, aveva denunciato l'associazione. “Nei fatti oggi, aziende industriali italiane che hanno in portafoglio commesse di lunga durata si trovano in situazioni di svantaggio competitivo rispetto ad aziende anche europee il cui Stato abbia adottato misure di sostegno più incisive. In questo modo viene attuata, di fatto, uno scompenso competitivo che adultera il principio di leale concorrenza che dovrebbe essere garantito in area euro”, denuncia ora Confindustria che ricorda come a partire dallo scorso anno i prezzi delle commodity energetiche siano cresciuti progressivamente, raggiungendo livelli critici già a dicembre 2021, e subendo ulteriori rialzi a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina. Le dinamiche dei prezzi delle materie prime energetiche stanno colpendo in particolare i paesi europei, ma le stime del centro studi Confindustria rivelano come, in confronto a Francia e Germania, l’Italia sia il Paese dove la crisi energetica rischia di produrre i maggiori danni. In particolare, a politiche invariate pre-crisi, l’incidenza dei costi energetici sul totale dei costi di produzione per l’economia italiana si stima possa raggiungere l’8,8 per cento nel 2022, più del doppio del corrispondente dato francese (3,9 per cento) e quasi un terzo in più di quello tedesco (6,8 per cento). Si amplierebbe così il divario di competitività di costo dell’Italia dai principali partner europei. E ciò avverrebbe per tutti i principali comparti dell’economia: dal settore primario, all’industria fino ai servizi.

Alcune aziende abruzzesi sono ricorse alla Cigs (Cassa integrazione straordinaria) per crisi aziendale a causa di risoluzioni contrattuali unilaterali da parte di alcuni fornitori di energia elettrica e gas per eccessiva onerosità sopravvenuta. Il mantenimento dei contratti in essere comporta aumenti di prezzo tali da provocare, per le imprese, costi extra, insostenibili. “Non si può fare impresa senza speranza di profitto”, sentenzia Di Giosaffatte.

Dal centro studi Confindustria arriva un esempio di quanto incidano i costi energetici su un'impresa: per un’azienda manifatturiera di circa 250 dipendenti, da gennaio 2021 a giugno 2022, parliamo di un incremento del costo del gas naturale del 227 per cento, pari a 8,5 milioni di euro, che aggiunto al +174 per cento del costo dell’energia elettrica per altri 8,6 milioni di euro, ha portato a un incremento dei costi energetici del +197 per cento, per ben 17,1 milioni di euro totali. Simili gli incrementi dei prezzi delle quote Co2, per cui la nostra impresa campione ha visto incrementare del 187 per cento (ovvero di ben 583.000 euro in più) il costo da sostenere per le emissioni 2022 rispetto al 2020. Per non parlare degli incrementi della spesa di trasporto containers per raggiungere i clienti oltreoceano, ai quali è destinato il 90 per cento della loro produzione: parliamo di un +277 per cento per un valore di oltre 34 milioni di dollari da gennaio 2021 a giugno 2022.

“L’allarme che avevamo lanciato si è avverato – denuncia ancora Di Giosaffatte - : le attività di molte aziende vengono definitivamente sospese. È un salasso: stimiamo che tra gas ed elettricità, le aziende delle nostre province pagheranno, nel 2022, 800 milioni di euro in più rispetto al 2020 e al 2021. Agli imprenditori resta solo l’opzione di riprogrammare le produzioni in funzione delle quotazioni più convenienti delle commodities energetiche. Stiamo affiancando le imprese con audit energetici e tutti stiamo facendo il massimo. Però, non ne usciamo senza un intervento del Governo che metta, a un prezzo corretto, un quantitativo di energia a disposizione delle aziende. Anche i parlamentari abruzzesi di tutte le forze politiche devono rappresentare, al Governo e all’Unione Europea, il grido d’allarme delle nostre imprese. È preoccupante il fatto che a tutt’oggi non si riesca ad approvare il tetto massimo al costo dell’energia per l’opposizione di alcuni Paesi membri. L’Europa della solidarietà del trattato di Roma rischia di diventare l’Europa dell’opportunismo. L’importanza dell’unione europea resta invece innegabile e fondamentale per tutti i Paesi”. Il riferimento è ai 25 miliardi di chilowattora prodotti da fonti rinnovabili in Italia, che potrebbero essere ceduti a prezzo magari di 50 euro a megawattora, unitamente a 4 miliardi di gas di produzione nazionale.

Prioritario dunque per l'associazione procedere alla realizzazione e installazione di impianti per produzione energia da fonti rinnovabili cosa per cui alla Regione il direttore chiede “di farsi parte attiva verso il governo per riconoscere l’industria come asset strategico del nostro” così come si chiede lo scorrimento della graduatoria sul bando Por Fesr 2014-2020 “promozione di una economia a basse emissioni di carbonio” incentivando le numerose aziende richiedenti a procedere con l’installazione di impianti di energia rinnovabile. L’Abruzzo a metà 2021 con un emendamento al progetto di legge 182/2021 ha di fatto sospeso l’installazione degli impianti di energia eolica e le grandi installazione di fotovoltaico posizionato a terra, ricorda Confindustria. La Corte Costituzionale è intervenuta pochi mesi fa dichiarando l’illegittimità costituzionale della “barricata normativa” che la nostra Regione aveva eretto per bloccare le norme nazionali per l’installazione di impianti di energia da fonti rinnovabili

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