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Cultura Riviera Sud / Lungomare Papa Giovanni XXIII

Sul lungomare Papa Giovanni XXIII "Xenos", nemico straniero, amico rituale

A Pescara il progetto di Giuliano Ravazzini. Il proposito dell’artista è la rappresentazione sintetica e simbolica del sentimento che ci accomuna nei confronti dello straniero che arriva nei nostri territori

Xenos è un progetto di Giuliano Ravazzini che dal 2016 approda nei porti e non solo, tratta di un’opera site specific (cartelli stradali) visibile nelle città portuali italiane. Il proposito dell’artista è la rappresentazione sintetica e simbolica del sentimento che ci accomuna nei confronti dello straniero che arriva nei nostri territori. Un momento di riflessione e di approfondimento sul fenomeno che, nonostante il clamore mediatico, sostanzialmente ignoriamo.

Il confine è un ostacolo quasi sempre superabile! Non consente transiti che non siano regolamentati, e ha dalla sua il peso della legge: per scavalcarlo bisogna infrangerla. Una linea immateriale oltre la quale c’è un altro luogo, che si può raggiungere anche se si impegna per non farci passare. Un invito vietato, oltrepassato il quale provoca brividi di conquista, oltre a una vitale e intensa consapevolezza. Al di là c’è un paesaggio che pur nella similitudine non appartiene, una memoria riscrive e codifica questo oltre con altri significati che riguardano una idea di posto migliore dove stare.

Ecco dunque i flussi progressivi di umanità che si spostano verso luoghi già densamente abitati e con abitudini secolarizzate dalla religione e dal diritto romano. La nostra evidente decadenza assimila il fenomeno e produce solo attività funzionali a un miglior sfruttamento (economico e simbolico) delle migrazioni stesse. Quale è il sentimento che realmente prevale verso questo fenomeno apertura e comprensione o paura?

L’artista interviene e dichiara il duplice sentimento che prova con l’opera dal titolo xenos. parola ambigua usata nella Grecia antica da Omero a significare concetti divergenti come "nemico straniero" così come "amico rituale". Un equilibrio fragile la cui stabilità dipende dalla nostra resilienza, immigrare è portare con sé stati emozionali del proprio paese di origine, contaminare come una malattia il nuovo ambiente che si destabilizza.

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