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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura Portanuova / Via Alfonso di Vestea

Porta Nuova, l'orgoglio della Pescara originaria [FOTO]

Dicono che il vero cuore di Pescara risieda in questo quartiere: un insieme di ricordi e nostalgie per il tempo che fu. Vi portiamo a fare un viaggio dentro Porta Nuova

Dicono che il vero cuore di Pescara risieda in questo quartiere. Prima della fusione con Castellammare Adriatico, infatti, era proprio a Porta Nuova che sorgeva l'originaria città, all'epoca parte del territorio chietino, mentre di là dal fiume - in quello che oggi identifichiamo come il centro - si trovava il borgo in provincia di Teramo. Porta Nuova è un insieme di ricordi e nostalgie per il tempo che fu.

Il giornalista sportivo Fernando Errichi ci racconta: "Io abitavo in via Marino da Caramanico. Il panorama era molto diverso rispetto ad oggi perché lì adesso sono nati anche dei caseggiati che inizialmente non c'erano. Ad esempio, dove adesso c'è un condominio, negli anni '70 c'era uno spiazzo rettangolare, con l'erba incolta, dove io, scendendo di casa, trovavo gli altri ragazzini con i quali giocavo a pallone. La zona è stata sempre molto tranquilla e io, quando ero piccolo, la vedevo come il centro del mio mondo perché andavo a scuola lì nei pressi, frequentavo la chiesa del Cuore Immacolato di Maria, in via Vespucci, e avevo i nonni che abitavano sempre in quella strada. Mi capitava, quindi, raramente di andare in centro, e di fatto ciò accadeva solo per andare al mare o per fare la passeggiatina con i genitori".

Via Marino da Caramanico angolo viale Marconi

La semplicità

La vita a Porta Nuova, a cavallo tra gli anni '70 e gli anni '80, aveva ben altro ritmo rispetto a oggi: "Era tutto molto semplice - precisa Errichi - Andavo a fare la spesa all'alimentari che si trovava di fronte a casa, e anche la tabaccheria era non molto distante. Era un microcosmo nel quale mi muovevo, avrei potuto passarci tutta la vita lì: il grosso della mia comitiva si trovava in via dei Sabini, quindi io raggiungevo gli altri sotto casa loro e giocavamo sempre a pallone negli spazi dei garage o sulla strada. Io in pratica facevo solo questo quando ero piccolo: stavo con gli amici e giocavo a pallone".

Anche la signora Rosaria Papa sottolinea la semplicità di quei tempi: "Dai 10 ai 18 anni ho vissuto in via Benedetto Croce, nella parte finale che porta allo stadio: era una strada piena di vita e di negozi a conduzione familiare. Ci si fermava sull'entrata anche solo per scambiare una parola, un saluto, non si era obbligati a fare la spesa per accedere al bagno! Noi giocavamo davanti ai negozi a campana o a nascondino, o andavamo in bici. Ci si conosceva tutti e, a una certa ora, ci mettevamo in fila davanti alla latteria di Anna e Corrado, che facevano i maritozzi più buoni del mondo. Poi il giovedì il gelato al caffè, unico gusto per tutti, che spariva in un attimo".

Ed Errichi conclude: "C'era tutto, pur non essendo un quartiere centrale. Aveva i suoi problemi, ovviamente, legati principalmente alla presenza di qualche soggetto poco raccomandabile che era sempre molto presente, ma tutto sommato bastava fare attenzione. Noi del quartiere avevamo anche un cane, che si chiamava Birillo, al quale davamo da mangiare: era un boxer tigrato, anziano, rimasto senza padrone, che andava in giro da solo e veniva tutti i giorni sotto casa nostra perché c'era un signore che lo aveva in pratica adottato, pur facendolo restare un randagio".

La chiesa di San Luigi

I luoghi di aggregazione, tra chiesa e sport 

La parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, in via Vespucci, è senza dubbio uno dei luoghi di aggregazione della zona: "Come detto, frequentavo molto la chiesa dei Padri Oblati - ricorda Errichi - Cantavo nel coro, e anche quello era un microcosmo molto bello, dove mi sono fatto le prime amicizie al di fuori degli storici amici del calcetto e dove ho visto le prime ragazzine che mi piacevano. Sono stato un assiduo frequentatore del gruppo della chiesa. La domenica facevamo spesso le giornate della gioventù: si mangiava lì, si giocava dietro ai campetti. Era una zona nella quale mi sentivo sicurissimo perché ero di casa". Un'altra chiesa che non va dimenticata è quella di San Luigi, in piazza San Luigi Gonzaga.   

Ezilde Ferrara, operatrice culturale che ha respirato l'arte in famiglia sin da piccola (il padre era il compianto pittore e organizzatore di eventi Monié), ci fa notare che "in via Croce c'era una biblioteca di quartiere che dava la possibilità di prendere in prestito i libri. Queste situazioni sono sparite, e oggi di fatto non esistono più. Ecco, il cambiamento principale che si è verificato nel corso del tempo a Porta Nuova riguarda il fatto che si è puntato sempre meno sulla cultura intesa come dispositivo concreto di diffusione della cultura stessa. C'è stata quindi una modifica nel rapporto tra domanda e offerta. Si sarebbe dovuto invece puntare maggiormente sulla cultura e sulla sua diffusione, senza contare che attualmente non ci sono iniziative ed eventi in tal senso. Tutto ciò è una forte penalizzazione per questa zona rispetto a quanto veniva fatto prima". 

Anche lo stadio Adriatico, però, è stato un punto di ritrovo fondamentale per i giovani, soprattutto per chi voleva praticare l'atletica leggera: "È vero - conferma Rosaria Papa - Io stessa l'ho frequentato per queste ragioni. Ma ricordo pure il palazzetto dello sport di via Elettra, dove una domenica sì e una no andavo a vedere le partite di basket della Max Meyer: Lestini, Pancotto, Pulin, Vecchiati, Nigrisoli... Che bei tempi, io tifosa sfegatata". Porta Nuova, sotto questo punto di vista, è davvero completa: nel giro di pochi metri, infatti, oltre allo stadio per il calcio e al Palaelettra per la pallacanestro offre persino uno spazio agli amanti del tennis grazie al glorioso Circolo Tennis di viale Marconi, che comprende 8 campi in terra rossa di cui 3 coperti, altri 2 in cemento e 1 in erba sintetica. A due passi si trova via Pepe, oggetto di contestati lavori di riqualificazione ma che, come evidenzia Pietro D'Agostino, titolare della gelateria Bibò, "in passato poteva fare concorrenza a corso Umberto per la sua bellezza, essendo la strada principale che si apriva verso il mare".

Via D'Avalos-2

La "scoperta" del centro

È proprio questo dualismo con il centro che talvolta riemerge, soprattutto perché l'abitante medio di Porta Nuova contesta il fatto che le varie amministrazioni che si sono susseguite abbiano sempre snobbato questa zona in favore di corso Vittorio e dintorni. Ma a un certo punto "pian piano le belle cose si sono perse - ammette Papa - Ci si è spostati a piazza Salotto: luci, locali e illusioni. Il cemento ha un po' intrappolato tutto. Adesso, attraverso gli occhi della mia età, non vedo empatia: tutti camminano a testa bassa come se dovessero portare a termine una missione segreta, i negozi sono pieni di tanta roba ma vuoti di cuore. Ho sempre vissuto a Porta Nuova, ma da ragazza mi piaceva molto di più: adesso mi sembra solo di avere una casa dove tornare a mangiare, dormire, rifugiarmi. Vita sociale zero, anche se c'è sempre la riunione di condominio!".

Errichi parla addirittura di quartiere dormitorio: "Quando ero piccolo e andavo in centro ricordo un traffico incredibile in occasione del rientro a casa, non paragonabile a quello di oggi che, al confronto, è molto più snello: ci volevano almeno tre quarti d'ora per tornare a Porta Nuova, con una colonna interminabile di macchine ferme. Probabilmente questo all'epoca era considerato un po' come un quartiere dormitorio, e pertanto la vita tendeva a svolgersi più dall'altra parte del fiume, anche se io ci stavo molto bene perché i miei amici erano dislocati tutti nelle vicinanze".

Oggi Errichi, che non vive più a Porta Nuova, ha le idee molto chiare: "Quando mi recavo in centro mi sentivo un pesce fuor d'acqua. Poi con il tempo le cose sono cambiate: quando sono diventato più grande ho avuto la possibilità di prendere la macchina e, uscendo più volentieri e potendomi spostare più facilmente, ho iniziato ad andare più spesso in centro. Comunque l'ho "scoperto" relativamente tardi nella mia vita".

Porta Nuova

Donna Tina, Rocco Pagano e via Vespucci

Porta Nuova, come ogni quartiere che si rispetti, ha avuto i suoi personaggi di riferimento. Come dimenticare ad esempio Tina Ciccarini, meglio nota come Donna Tina? Stiamo parlando della regina delle pizzette tonde pescaresi, morta purtroppo nel luglio 2020, a 91 anni. La signora, madre del maestro Lucio Cupido, è la nonna di Mattia Di Giovanni, che oggi porta avanti l'attività di famiglia anche e soprattutto in sua memoria.

Per Riccardo Padovano del Sib Abruzzo era semplicemente "la nostra nonna delle pizzette della marina sud", ma nemmeno Fernando Errichi l'ha dimenticata: "Ho frequentato tantissimo la zona di via Vespucci. Adesso, quando passo da quelle parti, mi dispiace non ritrovare i posti tipici di quell'epoca, come ad esempio la pizzeria della signora Tina che si trovava alla fine della strada, verso il mare, e faceva delle pizze buonissime, con questo forno eccezionale. Oggi tutti ne sentiamo la mancanza. Un'altra pizza fantastica era quella del forno Paris, all'angolo tra viale Marconi e via Vespucci: in particolare la pizza bianca era ambitissima, la volevano davvero tutti".

Errichi, però, si ricorda anche di uno dei suoi miti in biancazzurro: Rocco Pagano. "Come no! Alla fine di via Vespucci abitava un ragazzo che è rimasto ancora oggi un mio amico molto stretto, e nel suo stesso palazzo viveva altresì l'indimenticato giocatore del Pescara. Sono stati anni fantastici, in una zona fantastica".

Donna Tina 2-2

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