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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cultura Castellamare / Via Castellamare Adriatico

Castellammare Adriatico, il borgo che scese a valle per incontrare lo sviluppo

I luoghi di aggregazione, la figura di Leopoldo Muzii, il passaggio dalla ferrovia alla strada parco: viaggio in una delle zone simbolo di Pescara

Raccontare Castellammare Adriatico significa narrare la storia di un borgo esteso e che, storicamente, dal nord della nostra città arrivava fino al fiume. Come noto, infatti, nella zona che oggi corrisponde a Porta Nuova sorgeva l'altro comune, ossia la Pescara che nel 1927 si sarebbe unita a questo paesino del Teramano per formare un unico capoluogo di provincia. Inizialmente Castellammare presentava tanti negozietti a conduzione familiare. E in piazza Muzii, oggi nota come il fulcro della movida, tra gli anni '60 e gli anni '70 sorgevano le botteghe dei carbonai. Si trovavano proprio dietro all'attuale mercato coperto. 

Ma era in generale il mondo del commercio a essere profondamente diverso da oggi, come conferma lo scrittore Giovanni Di Iacovo, attivo anche in politica come consigliere comunale del Pd: "Ho vissuto in viale Kennedy fino al 2013. Era una zona ricchissima di micro attività, piccoli negozi di alimentari o frutta: ci si conosceva per nome e non si diceva, ad esempio, "vai a comprare le uova", ma "vai da Duilio" o "vai da Antonella", proprio perché ogni persona aveva un suo fornitore di cibo e un referente diretto. Pian piano, purtroppo, questi piccoli posti sono tutti morti. Ho dunque potuto toccare con mano il cambiamento della vita che si è verificato nel corso del tempo: prima tu uscivi e, in giro per viale Kennedy, vedevi tante persone che andavano a comprare varie cose, poi la zona si è desertificata con la nascita del fenomeno dei centri commerciali che ben conosciamo. L'ultimo baluardo era un piccolo alimentari che si chiamava "Duilio" e che fino a pochi anni fa era riuscito a rimanere in piedi, nonostante tutto. Poi ha chiuso i battenti anche lui".

A Castellammare Adriatico si vive bene, come ci svela la scrittrice Caterina Merolli: "Mi piace molto abitare qui perché si sta in centro e, per me che non amo prendere la macchina, è l'ideale: Pescara è una città molto vivibile e io mi muovo bene. Tuttavia oggi le cose sono diverse: io tra la quinta elementare e la prima media ho iniziato ad andare a scuola da sola, ma oggi non manderei mia figlia a scuola da sola a quell'età perché non sono sicura. Di sicuro, quando ero piccola vedevo in giro meno gruppi di ragazzi. Oggi vedo più cose che mi fanno paura, ma non so se ciò dipenda dal mio essere madre o se siano davvero i tempi a essere cambiati".

Leopoldo Muzii figura centrale per Castellammare

Per anni la circoscrizione Castellammare ha inglobato un'ampia area che vanta un passato importante e che ruota soprattutto intorno a un nome: Leopoldo Muzii. Fu proprio lui, da sindaco, a far approvare nel 1882 il primo "Piano regolatore di ampliamento" che portò Castellammare a una nuova forma di sviluppo, scendendo di fatto dalla collina al mare. In origine, infatti, il municipio sorgeva nei pressi della basilica della Madonna dei Sette Dolori, ma Muzii lo trasferì in un edificio dove oggi ha sede l'auditorium del conservatorio. Con Leopoldo Muzii, Castellamare si trasformò in una moderna cittadina costiera, mantenendo viva la propria rivalità con Pescara, che ai tempi faceva parte della provincia di Chieti.

Di Muzii parla anche Gabriele d'Annunzio nelle sue "Novelle della Pescara" e, nonostante il sindaco non appartenesse di certo al proletariato, la sua figura viene ricordata anche per essere stata vicina alla classe operaia e, in generale, ai più deboli. Non a caso, dopo la sua morte gli fu intitolata la strada che dal municipio di Castellammare porta fino alla riviera, ossia l'attuale viale Muzii. Inoltre è al padre di Leopoldo Muzii, Michele, che si deve la costruzione della chiesetta di Sant'Anna, unica parrocchia esistente a valle prima della costruzione della chiesa del Sacro Cuore, avvenuta nel 1886, in quella che oggi è piazza Sacro Cuore. La chiesa di Sant'Anna è un piccolo gioiello che proprio oggi è stato finalmente riconsegnato alla città dopo una lunga opera di restauro.

Castellammare Adriatico

Dalla ferrovia alla strada parco

Castellammare ha sempre avuto nella ferrovia uno dei suoi simboli principali: inaugurata nel 1863 dal re Vittorio Emanuele II, questa infrastruttura costituiva un fiore all'occhiello della città perché rappresentava lo sviluppo e la modernità. Ma a un certo punto i binari divennero ingombranti, e si rese necessaria la loro rimozione per far emigrare i treni altrove. Chi non ricorda, ad esempio, il passaggio a livello che tagliava in due viale Muzii, nel punto in cui oggi comincia la strada parco venendo da via Silvio Pellico? Le cose, insomma, sono cambiate. E tanto.

Il primo spunto per questo suggestivo viaggio ce lo fornisce l'ingegner Pierluigi Angelozzi: "Ho sempre vissuto in questo quartiere dal 1974 ad oggi. I miei primi ricordi, ovviamente, risalgono agli anni '80. Da allora si sono verificati tre importanti cambiamenti che hanno segnato questa zona: lo spostamento della ferrovia con la nascita della strada parco, la chiusura e il successivo abbandono della scuola media Muzii, e il ripristino del parco Sabucchi (gli effetti li ho vissuti da padre perché ho potuto portarvi mia figlia)". Sono proprio questi tre i punti focali della metamorfosi di Castellammare negli ultimi 35 anni. Ma andiamo con ordine.

Merolli ci parla di ciò che è avvenuto da quando la ferrovia ha ceduto il posto alla strada parco: "Questa è senza dubbio la più grande modifica urbanistica che mi viene in mente se penso alla mia zona - dice - Quando eravamo piccoli, e c'era ancora la ferrovia, ci trovavamo davanti un ammasso di sassi che io scavalcavo con le ciabatte da mare se dovevo andare in spiaggia. I nostri genitori ci dicevano di stare attenti a dove mettevamo i piedi perché a una mia amica era successo di pungersi inavvertitamente con una siringa infetta, non essendosi accorta in tempo della sua presenza. All'epoca quella era un'area del tutto abbandonata, ma mi sembra che anche oggi stia tornando nel degrado, perché prima la pavimentazione era in buone condizioni, mentre adesso è tutto sconnesso. Certo, resta comunque un tratto dove poter fare le passeggiate, ma andarci in bicicletta o con i pattini è diventato un po' complicato. Prossimamente dovrebbe passarci il filobus, ma io spero che ciò non accada".

La ferrovia deviò il suo percorso, abbandonando i passaggi a livello per trasferirsi in un tratto sopraelevato, alla fine degli anni '80: "L’isolato in cui vivo è sempre stato un posto molto tranquillo, ma sicuramente la situazione è cambiata da quando nel 1988 la ferrovia è stata spostata ed è scomparso quel rumore di sottofondo molto frequente, all’epoca anche notturno - ricostruisce l'ingegner Angelozzi - La viabilità è migliorata per la scomparsa dei semafori ed è nato un percorso pedonale per poter passeggiare e giocare. Ricordo i primi giorni e i primi mesi senza i convogli, quel silenzio sorprendente, il rendersi conto che il rumore del treno era ormai diventato parte della quotidianità e che sembrava mancasse qualcosa; a casa ci scambiavamo battute tipo: “Ma non passa il treno? Come mai? Non si sente niente”. Questo cambiamento ha influenzato la mia percezione del quartiere: ho sempre guardato in direzione centro e mare, e mai verso viale Bovio, limite psicologico quasi invalicabile. Tutti gli incontri, le passeggiate, le uscite andavano sempre in quelle direzioni, come se alle mie spalle non ci fosse nulla, colli inclusi (poi riscoperti con il liceo)".

Anche Di Iacovo ci parla della strada parco: "Come sapete, prima c'era la ferrovia, e i genitori avevano paura di farci andare a giocare lì perché, dal momento che in quel punto passavano i treni, poteva essere pericoloso. È senza dubbio la zona che abbiamo visto cambiare di più: la sua ultima trasformazione è quella legata al filobus. Ricordo quando ci fu il passaggio dell'ultimo treno, fu una festa: da quel giorno diventò una terra di gioco e di passeggiate".

I luoghi di aggregazione

Dove si ritrovavano i giovani degli anni '80 e '90? Di Iacovo guida la giostra della memoria verso le quattro sale giochi della città, che "stavano tutte in questo quartiere: Boby Tilt, in viale Bovio, il Play Club, sulla riviera, Pac Mania sotto ai portici e il Play Star, che sorgeva accanto al Caffè Ideale. In quest'ultimo caso si usava mangiare qualcosa nella vicina gastronomia Menoni e poi entrare in sala giochi. Erano luoghi un po' scuri, pieni di suoni, ma ci stavi bene: era piacevole passare del tempo lì. Li ricordo assolutamente come dei bei posti, puliti, tutt'altro che malfamati, e dove non c'era spaccio di droga".

Ovviamente anche i giardini pubblici hanno avuto la loro importanza: "Il parco Sabucchi e il parco Florida erano un po' l'alfa e l'omega - ripercorre Di Iacovo - Hanno rappresentato il passaggio da una parte all'altra della nostra vita, più precisamente dall'infanzia all'adolescenza. Al Sabucchi, dove mia madre mi portava per giocare con i pupazzetti, ho dato il mio primo bacio a una bambina. Il Florida, invece, era il parco degli alternativi, dove andavano i punk e i fricchettoni. Lì si ascoltava la musica, ci si faceva una birretta e si parlava di politica". Tra l'altro il parco Florida gode di un passato prestigioso, che è stato celebrato di recente con un'apposita manifestazione: negli anni '60, infatti, vi si esibirono grandi cantanti come Mina, Adriano Celentano e Fred Buscaglione.

Anche Merolli ci racconta che "quando era piccola frequentavo il parco Sabucchi, mentre d'estate andavo al mare". Angelozzi, in aggiunta, evidenzia che l'arrivo della strada parco ha rivestito un ruolo positivo nella socializzazione: "A quei tempi iniziavo ad uscire con gli amici, sia a piedi sia in bici, e la scomparsa della ferrovia con i relativi pericoli mi ha dato maggiore libertà di uscire, di raggiungere il mare in autonomia, insomma di potermi divertire soprattutto d’estate". Quasi superfluo, poi, menzionare piazza Salotto e corso Umberto, da sempre tempio dello "struscio". 

Di Iacovo, poi, non dimentica la biblioteca di quartiere che c'era in piazza San Francesco: "Ci si andava spesso insieme a scegliere i libri da leggere o a divertirsi con i giochi da tavola. Dalla scuola Muzii era sufficiente superare la ferrovia per arrivare in quel luogo. E lì, al primo piano, ricordo una signora molto gentile che ti diceva: "Ah, io ti ho capito, a te piace questo". E ti dava un libro sulla magia o sulle sparatorie. Poi in classe parlavamo di quello che avevamo letto". Non mancavano infine gli stabilimenti balneari, che "ovviamente nel corso del tempo sono cambiati: ogni estate ce n'era uno che andava di moda o che diventava più "trendy" rispetto agli altri, e quindi anche le spiagge cambiavano di anno in anno. Un'epoca senza dubbio irripetibile", conclude Di Iacovo.

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