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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura

Coronavirus, lettera aperta di 154 librai (4 di Pescara e uno di Montesilvano): "Garanzie o non riapriamo"

I librai spiegano che "riaprire le librerie non può essere considerato un puro gesto simbolico, ma deve essere un'azione strutturata e gestita nella sua complessita, così come dovrebbe avvenire per tutte le altre attività necessarie alla vita sociale"

Lettera aperta di 154 librai di tutta Italia, pubblicata sul blog Minima&Moralia, con la quale gli operatori del settore spiegano la loro contrarietà a riaprire le attività senza le necessarie garanzie.
I librai spiegano che "riaprire le librerie non può essere considerato un puro gesto simbolico, ma deve essere un'azione strutturata e gestita nella sua complessita, così come dovrebbe avvenire per tutte le altre attività necessarie alla vita sociale".

Tra i firmatari della lettera ci sono anche 5 librai della nostra provincia, 4 di Pescara e uno di Montesilvano:

  • Francesca Dell'Orso (Pescara);
  • Stefania Mazzone (Pescara);
  • Serena Visci (Pescara);
  • Vittorio Tomaselli (Pescara);
  • Libreria On The Road (Montesilvano).

Secondo i librai, infatti, "questa improvvisa attenzione al nostro lavoro ci sarebbe piaciuta ci fosse stata anche prima delle misure governative per il contenimento della pandemia e, soprattutto, ci piacerebbe ci fosse dopo: se siamo dei luoghi essenziali del tessuto culturale italiano, allora sarebbe il caso che questa funzione ci fosse riconosciuta sempre e in modo strutturale, attraverso una serie di misure economiche a sostegno delle nostre attività nel quotidiano. Mentre sono ancora in vigore misure che costringono le persone dentro casa e sospendono la mobilità, viene chiesto a noi librai e, di conseguenza ai nostri lettori, di tornare a muoverci per raggiungere le librerie. Ci siamo re-inventati sui canali digitali, abbiamo raccontato libri a distanza, abbiamo studiato le formule giuste per permettere ai libri di arrivare alle porte delle persone senza mettere in pericolo nessuno, abbiamo messo in atto modalità, come quella delle consegne e spedizioni a domicilio, in assenza di un contesto normativo chiaro e unitario, per non perdere il contatto con i lettori. Se alla decisione di riaprire possono aver contribuito lettere e appelli che fanno forza sul valore e sul conforto culturale del libro, la prima domanda da porsi è: a quali condizioni? E perché tra le firme di questi appelli mancano proprio quelle dei librai?".

I librai, quindi, snocciolano una serie di dubbi e perplessità: "Sono state previste delle indicazioni precise per la sicurezza del nostro lavoro, come l'adozione di specifici dispositivi? E nel caso: quali? Il lavoro del libraio, infatti, prevede un tempo lungo della comunicazione verbale faccia a faccia, una pratica che, se non precisamente regolata, comporta in questo momento degli evidenti rischi di sicurezza sanitaria. Inoltre è buona abitudine di chi frequenta le librerie prendere, toccare, manipolare una gran quantità dei libri presenti sui nostri scaffali. È stata pensata una procedura per la sanificazione di libri e ambienti?".

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