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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cultura

Da Montesilvano a Dubai, la storia del violinista Stefano Camilli

Il musicista abruzzese è da gennaio negli Emirati Arabi per una stimolante - e importante - esperienza professionale. Lo abbiamo contattato per farci raccontare cosa sta facendo e quali sono i suoi progetti per il futuro

Il violinista Stefano Camilli, originario di Montesilvano, è da gennaio negli Emirati Arabi, per la precisione a Dubai, per una stimolante - e importante - esperienza professionale. Abbiamo contattato il musicista abruzzese per farci raccontare la sua storia: cosa sta facendo in questo momento e quali sono i suoi progetti per il futuro.

È appena iniziata per te una nuova avventura. Come ti stai trovando a Dubai?

Qui a Dubai va tutto bene: sono arrivato all'inizio di gennaio e ho poi completato tutti gli adempimenti burocratici per ottenere il visto e risultare in regola come lavoratore negli Emirati Arabi. Rimarrò, se tutto va bene, fino ad aprile, cercando di portare quella che è la mia esperienza come responsabile di un'agenzia di spettacolo con sede a Montesilvano.

Sei stato chiamato lì a lavorare come direttore artistico. Puoi dirci a cosa si riferisce questo incarico? 

Si riferisce a un nuovo e prestigioso locale, il Bella Restaurant & Lounge, situato al 20esimo piano del Grand Millenium Hotel (Business Bay), rooftop con vista sul Burj Khalifa. La proprietà e la direzione, nelle persone del general manager Stefano Bassanese e dello chef Alessandro Miceli, hanno deciso di ingaggiarmi per cercare di capire quello che può essere l'intrattenimento più adatto rispetto alle esigenze del locale. Stilerò quindi insieme a loro un calendario degli eventi nei quali sarò anche protagonista in prima persona con il mio violino.

Qual è l'obiettivo?

L'obiettivo è di dare un'anima artistica al locale. Del resto qui la concezione del "Restaurant & Lounge" è intesa in maniera differente rispetto all'Italia: non solo luogo dove mangiare bene e rilassarsi, ma anche dove poter intrattenersi e proseguire la serata.

Non è la tua prima volta all'estero, vero?

No. In era pre-Covid ho avuto già molteplici esperienze fuori dall'Italia, per esempio a New York, Montecarlo, Bangalore e Ginevra, ma questa è la prima che ho in questo difficile contesto storico. È per me una bella soddisfazione, considerando che proprio per colpa del Covid sono stato costretto a rinviare, nel 2020, due prestigiosi eventi all'estero: il primo in India, a Calcutta, e il secondo sulle Alpi francesi, a Megéve. Speriamo sia di buon auspicio per iniziare l'anno alla grande e tornare poi nel mio Paese con la giusta carica e determinazione, per riprendere tutto il lavoro che, ahimé, a causa del virus abbiamo dovuto interrompere.

Prima di salutarci, ci parli della tua esperienza al Gp di Monza di Formula 1?

Lo scorso 6 settembre ho aperto, suonando l'inno italiano, il Gran Premio di Monza, in collaborazione con Scuderia Ferrari e Heineken, che peraltro ne ha fatto anche una pubblicità. Tutto ciò è scaturito da un video virale realizzato sul tetto della mia residenza, a Montesilvano, che è stato ricondiviso anche da personalità di spicco come Jason Momoa, Ryan Reynolds, Ivanka Trump e che mi ha portato ad essere intervistato dal The New Yorker.

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