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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura

Lucrezia Lante della Rovere al Circus con "La Divina Sarah": "È fondamentale vivere attraverso l'immaginazione"

La Lante della Rovere ci presenta lo spettacolo "La Divina Sarah" che sarà in scena martedì 21 e mercoledì 22 febbraio al teatro Circus. Con lei sul palco Stefano Santospago

Lucrezia Lante della Rovere e Stefano Santospago saranno sul palco del teatro Circus di Pescara martedì 21 febbraio alle ore 21 con replica il giorno dopo alle ore 17.
Porteranno in scena "La Divina Sarah" di Eric-Emmanuel Schmitt che racconta la fase finale di Sarah Bernhardt. A organizzare l'evento è la Società del teatro e della Musica "Luigi Barbara". 

Nata in Francia nel 1844, figlia illegittima di una cortigiana, Henriette-Rosine Bernard, battezzata, era destinata a condurre una vita normale. Il suo progetto originale di essere una suora, non era il percorso che sua madre, importante cortigiana parigina, immaginava per lei, ma Sarah, con il sostegno dei suoi mecenati, divenne un’attrice. “Divina” agli occhi di Oscar Wilde, “Voce d’oro” per Victor Hugo, “mostro sacro” del teatro francese per usare l’espressione scelta da Sacha Guitry, la grande tragica Sarah Bernhardt ispira “Memoir” al drammaturgo John Murrell, da cui è tratto il testo di Eric-Emmanuel Schmitt.
Abbiamo intervistato la Lante della Rovere per farci raccontare ciò che vedremo sul palco del Circus. 

Qual è stata la principale difficoltà nell'interpretare questo ruolo?

«Questo è il mio mestiere, non parlerei di difficoltà se non di una bronchite avuta per un mese durante le prove a causa del freddo. Vorrei parlare più del divertimento, dell'intensità di questo personaggio più che delle difficoltà. E la cosa interessante di questo personaggio è che ha due risvolti: uno molto drammatico perché è una donna che sente che sta per morire, e uno da commedia perché per morire come vuole lei e per dare un senso al suo percorso metterà in scena una serie di personaggi della sua vita. Dunque questo spettacolo ha questo doppio codice: molto malinconico e molto drammatico ma anche con una parte di commedia e questo era l'aspetto che più mi interessava di questo testo». 

Con questo personaggio ritrova più punti di contatto o di distanza?

«Sarah Bernhardt è stata una diva, una donna che ha vissuto una vita sublime e noi una vita così possiamo solo sognarla. È una donna che vuole essere eterna tanto da parlare con il sole, gli astri e le stelle. Lei si rapporta all'universo e ha questa ansia, questo desiderio di dare un senso alla sua vita e di essere ricordata e lo fa attraverso il teatro, l'arte e i personaggi. Il punto in comune con lei è che facciamo lo stesso mestiere e che rimaniamo vivi attraverso l'immaginazione, le parole dei poeti, le parole della letteratura. È quello che ci galvanizza, che dà un senso alla nostra vita di attori. Ovviamente io non sono come Sarah Bernhardt, nel senso che non sto per morire, abbiamo un'altra età, però la cosa interessante è che è una donna che sceglie come morire ovvero con le parole di un giovane poeta e decide di morire da quindicenne e questa è una grandissima metafora del teatro e dell'immaginazione. Ovvero noi possiamo essere quello che ci raccontiamo di essere e non una vita razionale ma una sublime che poi è il messaggio dell'arte, quello di volare alti, su altri livelli».

Nello spettacolo affrontate anche il tema del ruolo dell'artista e del teatro oggi. Secondo lei qual è soprattutto per la crescita culturale della società?

«Il teatro ha un ruolo fondamentale e in generale ce l'ha l'arte ovvero di vivere attraverso l'immaginazione, la cultura, la letteratura. Mi sembra che in questo post covid la gente moltissimo a teatro, mi sembra ci sia molta più crisi nel cinema perché la gente sta a casa a vedere sulle varie piattaforme. Invece quell'emozione che il teatro dà puoi viverla solo in presenza, è l'unica rappresentazione che si fa ancora dal vivo e solo vivo è il teatro perché tutto il resto è riproducibile in televisione. E di questo il pubblico ha ancora voglia, i teatri mi sembra che siano abbastanza pieni, soprattutto dopo questi brutti anni di chiusura dovuti alla pandemia».

Immagino che anche per lei sia molto importante il contatto diretto con il pubblico che ha in teatro.

«Come lo è per chi viene a vederci è importante anche per noi altrimenti non faremmo questo mestiere». 

Con il suo collega Santospago avevate già lavorato nella serie televisiva Donna Detective, come è stato incontrarsi dopo tanti anni?

«Avevamo lavorato molto bene, lui è uno stimatissimo attore ed è una persona molto piacevole con la quale andare in tournée e quindi sono molto contenta».  

Che messaggio vuole inviare ai pescaresi e agli abruzzesi che verranno a vedervi?

«Il messaggio di questa commedia è che il senso della nostra vita lo diamo noi attraverso la nostra immaginazione con quello che vogliamo raccontare di noi tramite essa e questo è quello che fa Sarah Bernhardt e che noi facciamo attraverso il nostro mestiere di attori».

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