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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura

Foibe: a Pescara i gonfaloni di oltre 14 municipalità per ricordare la tragedia

Per De Martinis e Masci la memoria è fatta di verità e non di negazionismo, la vicepresidente dell'associazione Venezia Giulia e Dalmazia: "Lottiamo perché sia una memoria condivisa"

Tra i 5 e i 10 mila morti e oltre 350 mila esuli. Questi i numeri, stimati, degli italiani che furono protagonisti, loro malgrado, della tragedia delle Foibe e dell'esodo dalmata-giuliano.
A commemorarli oggi a Pescara, in occasione della Giornata della Memoria, c'erano i gonfaloni di più di 14 municipalità, oltre a quello della Provincia e delle associazioni degli ex combattenti, che si sono riunite prima per la santa messa nella chiesa dello Spirito Santo per poi tenere una cerimonia solenne in piazza Martiri Dalmati e Giuliani e, infine, depositare una corona sull'effige che, in Piazza Italia, ricorda Norma Cossetto, la studentessa istriana di 23 anni stuprata, uccisa e gettata in una foiba il 4 o il 5 ottobre del 1943.

“C'è un cambio di sensibilità, o almeno ce lo auguriamo”, commenta il presidente della Provincia Ottavio De Martinis sottolineando che alla commemorazione hanno alla fine più delle 14 municipalità previste. “Un'adesione che rappresenta il segnale importante che questo territorio ha voluto dare a questa giornata. Purtroppo c'è ancora chi nega questa tragedia, ma quello che bisogna fare è ricordare ed essere più uniti che mai perché episodi drammatici come questo e come tutti quelli che hanno colpito l'umanità, siano da monito perché non accadano mai più”. Per la città di Pescara alla commemorazione erano presenti il sindaco Carlo Masci, il presidente del Consiglio comunale Marcello Antonelli, il vicesindaco Gianni Santilli e diversi consiglieri di maggioranza e minoranza, così come diversi esponenti regionali. Presenti anche le autorità civili e militari, il Prefetto Giancarlo Di Vincenzo e Donatella Bracali, vicepresidente provinciale dell'associazione Venezia Giulia e Dalmazia.

La Bracali a Il Pescara, su perché quello delle Foibe sia un argomento che ancora divide come dimostrano le vandalizzazioni delle corone avvenute l'anno scorso, risponde: “l'Italia non è ancora abituata ad una memoria condivisa – dice Bracali -. Ancora sono fresche alcune ferite, molte si potrebbero rimarginare ma non c'è stata una volontà politica e quindi dobbiamo ancora lottare per questo e cercare un'armonia tra le parti per condividere questa memoria che è storia d'Italia”. Una memoria che è, aggiunge, “quella per cui i nostri italiani dell'Adriatico orientale hanno subito persecuzioni, torture e sono stati costretti a lasciare le loro terre perché altrimenti avrebbero dovuto dare tutto in cambio: la vita stessa, la lingua, la cultura, la religione. Nulla avrebbero potuto conservare. E allora piuttosto che cedere a questo vuoto che si apriva davanti a loro, fomentato dal terrore, hanno abbandonato, chi è riuscito. Altri non lo hanno potuto fare”. Sia De Martinis che Bracali sottolineano quindi l'importanza di trasmettere il ricordo alle nuove generazioni. “Raccontarla a loro – sottolinea la vicepresidente - vuol dire aprire una pagina della storia italiana, una storia complessa, su cui bisogna fare i conti, e anche conoscere scoprire e documentari. I ragazzi sanno che questo è importante e noi associazioni ci stiamo lavorando perché abbiamo anche un tavolo ministeriale che ci permette di fare questo”.

Ampio l'intervento del sindaco Masci che invita a non “avere paura della verità e neppure delle parole che contengono la verità” di una tragedia fino a qualche anno fa “non era sui libri di storia. Il prezzo più alto della sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale venne pagato al confine nord-orientale, con l’amputazione di territori che erano stati scenari di due sanguinose e violente ondate di odio e di persecuzione etnica. Abbiamo dimenticato o fatto finta di dimenticare per troppo tempo”. Ricordando che il Giorno del Ricordo è il 10 febbraio perché lo stesso in cui nel 1947 a Parigi venne firmato il trattato di pace, aggiunge: “non sapremo mai quante furono le vittime delle foibe, se 5.000 o diecimila, ma certamente non 500 come si ostina a sostenere un residuale negazionismo che di tanto in tanto incorona i suoi campioni di disinformazione in chiave politica e che insorge persino sull’ovvio, ovvero sulle precise responsabilità dei partigiani comunisti titini, e sull’inquietante passaggio della manipolazione del passato, che è andato dal negare di prima al rinnegare di oggi”. Parole con cui il sindaco sembra voler rispondere anche e ancora una volta, alle polemiche che tante volte sono state rivolte all'amministrazione, a cominciare da quella di dedicare uno spazio in PIazza d'Italia, proprio davanti al Comune, alla Cossetto. Scelta cui si scagliò anche l'Anpi, assente alla commemorazione. “Ricordare ciò che è accaduto, rivolgere un pensiero a Norma Cossetto o a Graziano Udovisi scampato a una foiba – conclude Masci -, coltivare la memoria di ciò che è stato e perché, significa porre una barriera di civiltà alla strumentalizzazione della storia e alle derive dei distinguo sulle violenze, da respingere sempre e comunque”.

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