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Venerdì, 22 Settembre 2023
Cultura

Compleanno di d'Annunzio, Elena Ledda: "Tragicamente attuali i suoi racconti della guerra"

La presidente del Centro Nazionale di Studi Dannunziani, in occasione del genetliaco del Vate, ricorda come egli seppe narrare la tragedia e gli orrori del primo conflitto bellico

Il 12 marzo 1863 nasceva a Pescara Gabriele d’Annunzio. Oggi, dunque, ricorre il suo "compleanno", ed Elena Ledda, presidente del Centro Nazionale di Studi Dannunziani, coglie l'occasione per ricordare come il Vate seppe narrare con estrema lucidità la tragedia del primo conflitto bellico. Ciò che sconvolge è che quei racconti della guerra, a cent'anni di distanza, sono tremendamente attuali dopo ciò che sta accadendo in Ucraina. Forse anche perché cambiano gli uomini e le epoche, nonché le tecnologie, ma il dramma dei bombardamenti, con il relativo contorno di morte e devastazione, resta purtroppo sempre uguale. E così il genetliaco dello scrittore “imaginifico”, del poeta-soldato, del Comandante, assume in questo 2022 un valore nuovo.

Ledda ricorda che d'Annunzio "ci ha lasciato in eredità le sublimi liriche alcionie, le pagine forti del Fuoco, quelle sensuali del Piacere, ma anche quelle drammatiche e intimistiche del Notturno. Una sorta di “commentario delle tenebre”, quest’ultimo, abbozzato durante il primo conflitto mondiale e pubblicato, presso l’editore Treves, nel novembre del 1921, poco più di 100 anni fa. È il libro in cui d’Annunzio, l’Ariel armato, il raffinato letterato arruolatosi volontario, convinto nazionalista, determinato interventista e instancabile sostenitore della libertà dei popoli, si avvale della propria arte scrittoria per “trasmettere”, con l’intensità e l’incisività che la contraddistingue, immagini, sensazioni e sentimenti che egli vive nell’ebrezza e nell’orrore della guerra".

Lo scrittore e poeta pescarese, "come fotogrammi di un vecchio film", fa così "scorrere, attraverso un linguaggio senza tempo e senza spazio e uno stile paratattico e spezzato volutamente elevato, episodi di forte impatto emotivo, intrisi di violenza, di tragicità, di sofferenza. E fa scorrere volti di madri affrante, di ufficiali straziati dalle bombe, di giovani imberbi votati al sacrificio per un ideale che a malapena conoscono. Le immagini, create dalle parole, diventano ancora più vivide quando il poeta giunge a sperimentare su se stesso anche i momenti più forti del dolore altrui, come nel caso del giovane militare ferito, di origine abruzzese, Giovanni Federico".

Di lui, d'Annunzio scrive nell’Annotazione: "La sua povera carne è la mia povera carne. Non è coperto se non dei brandelli della sua camicia rozza; e le pudende palesate aumentano il ribrezzo e la miseria e l’innocenza e la compassione e il sentimento sacro della genitura che si spezza. Mia madre per la mia bocca gli parla come gli parlava sua madre. E il più lieve dei suoi sorrisi infantili appare all’estremità del suo strazio".

Ebbene, Elena Ledda rileva che "è trascorso un secolo dalla stesura di questo passo diaristico che va ben oltre il suo valore letterario, ma niente è di più tragicamente attuale. Il dolore fisico, l’immagine incombente della morte, lo strazio di chi assiste ad assurde brutalità e a distruzioni in una nazione in guerra, l’Ucraina, ci sono raccontati ogni giorno. La pietas provata e cantata da d’Annunzio ha ancora, comunque, il sopravvento, in Europa e nel mondo. È quel sentimento che ci spinge a credere che, come Giovanni Federico, almeno alcuni fra i tanti giovani Vladimir, Vadim, Dimitri, Iuri", soldati uccisi l'altro ieri nei dintorni di Kiev, "non siano morti soli, ma con un lieve sorriso sulle labbra", conclude la presidente del Centro Nazionale di Studi Dannunziani. Non c'è che essere d'accordo con questa riflessione, a conferma della straordinaria modernità dell'inquilino del Vittoriale.

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