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Porchetta abruzzese: cosa la rende unica e diversa dalle altre "concorrenti"

Protagonista delle sagre, la porchetta abruzzese si differenzia da quelle che comunemente si conoscono nel resto d'Italia

Protagonista delle sagre e delle domeniche casalinghe, la porchetta abruzzese è una delle pietanze tipiche regionali. È apprezzata in tutta l’Italia centrale ma ne esistono molte varianti.

In cosa si differenzia la porchetta abruzzese? Molto dipende dalla persona che la prepara, il maestro porchettaro, che sceglie con cura e in segretezza le spezie per insaporire la carne di suino. Principalmente si utilizzano sale, pepe, aglio e rosmarino, ma ognuno apporta le sue modifiche per rendere il gusto della propria porchetta unico e riconoscibile.

Molto simili quella pescarese e quella teatina, quest’ultima è però addolcita dall’aggiunta delle mandorle.

Di base si utilizza la carne di un maiale adulto dal peso di circa un quintale, la cottura nel forno a legna, oggi sempre più rara, e il consumo entro breve tempo dal taglio.

La porchetta abruzzese più antica è quella di Campli, nel teramano, dove ogni anno, da mezzo secolo, ad agosto si celebra la sagra della porchetta italica, che premia i migliori maestri porchettai.

Le origini della porchetta camplese portano addirittura al X secolo a.C.. A quel periodo, infatti, risalgono i reperti di maiali trovati nelle necropoli di Campovalano (frazione di Campli). Poi, nel 1575, Margherita D’Austria regolamentò la vendita della porchetta, dettando le regole per la realizzazione e la cottura, onde evitare contraffazioni. Era un piatto succulento consumato non solo dai nobili, ma anche dalla gente comune. Inoltre, i maiali non potevano circolare liberamente per le strade, ma dovevano essere portati a pascolo negli alvei dei torrenti, nei boschi e nelle campagne a riposo.

Cerca di stare dietro alla storia di Campli la porchetta dell’azienda Nicola Genobile, che ha scritto la storia del gusto nell’area teatino-pescarese, lavorando il maiale dal 1885. La particolarità è la cottura nel forno a mattoni.

Ma la porchetta teatino-pescarese della ditta Genobile è famosa per aver segnato, nel pescarese, un record che gli è valso la comparsa sull’albo del Guinness dei primati. Il 17 gennaio 2009, infatti, ha realizzato la porchetta più lunga del mondo, 31,19 metri per 1.214 chilogrammi di peso. Per realizzarla ci sono voluti 30 maiali, 412 ore di lavoro, 892 metri di spago, 63 chili di sale, 30 forni e 38 operai. L’anno successivo, il 16 gennaio, un nuovo primato, quello del maggior numero di porchette vendute in un solo giorno, 46.

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