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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Centro / Piazza della Rinascita

Tutti insieme "appassionatamente" attorno ad un Calice (rotto)

Docenti universitari, sindaci, consiglieri comunali e ovviamente cittadini. Tutti, nel bene o nel male, hanno espresso ed esprimono il proprio giudizio sulla vicenda del Calcie (rotto) di Toyo Ito. Che intanto (per ora) resta dov'è

Doveva essere un simbolo della "nuova" Pescara. E' diventato motivo di discussioni, attacchi a distanza, inchieste giudiziarie, sfottò e proteste il Calice di Toyo Ito, l'opera costata un milione di euro andata in frantumi e che divide l'opinione pubblica.

L'IDEA Il Calice di Ito arriva a Piazza Salotto per volontà della passata amministrazione comunale e dell'ex sindaco D'Alfonso. Era il 14 dicembre 2008 quando l'opera viene inaugurata a Pescara durante una cerimonia ufficiale alla presenza di tantissimi cittadini. L'opera, lo ricordiamo, alta sei metri e realizzata dalla Clax Italia in polimetilmetacrilato, è stata finanziata per il 70% dal cementificio La Farge e dal restante 30% dalla Caripe. Frutto di un accordo riguardante proprio quel cementificio al centro di tante discussioni recenti e di una fiaccolata.

LA ROTTURA L'opera rimane danneggiata il 16 febbraio 2009. Da allora prendono il via una serie di perizie tecniche, viene aperta anche un'inchiesta della Procura e vengono effettuati diversi sopralluoghi per capire i motivi della rottura dei pannelli esterni e soprattutto per capire se è possibile restaurare l'opera e l'eventuale spesa. Una serie di pareri tecnici che fondamentalmente portano ad un'unica conclusione: il Calice non può essere recuperato. Anche il Tribunale nomina un perito, per cercare di capire la natura del danno. Nasce infatti un contenzioso fra il Comune l'azienda che lo ha realizzato, la Clax, con una maxi richiesta di risarcimento di 2 milioni di euro. Ma in tutto ciò Toyo Ito stesso non rimane a guardare, e decide di chiedere un risarcimento di un milione di euro (da destinare in beneficenza) per il danno alla sua immagine causato dalla triste ed imbarazzante fine dell'opera.

LE PROPOSTE Inizia così una girandola di proposte, più o meno realistiche e più o meno fantasiose, sulla sorte del Calice. Il Comune, con il sindaco Mascia, è certo di voler togliere il Calice da Piazza Salotto. La presenza dell'opera, infatti, non è compatibile con il nuovo progetto della giunta per la piazza centrale di Pescara, senza considerare che il Calice rischia di sbriciolarsi e quindi andrà spostato dall'attuale sede. Le alternative sono tante: l'Aurum, uno dei musei cittadini o anche l'area antistante la Facoltà di Architettura dell’Università D’Annunzio dove lo vedrebbero ogni giorno migliaia di studenti, una delle ultime proposte avanzate in ordine di tempo.

Ma c'è chi come il movimento "Pescara Capoluogo" propone di sostituire il Calice con una statua di D'Annunzio, mentre il Comune presenta un progetto riguardante la realizzazione di una fontana. Ma qualcuno, come l'ex consigliere di Porta Nuova Bufarale, pensa di poter vendere i pezzi del Calice distrutto su Ebay.

Lo scontro si accende anche a livello politico: il PD difende l'opera voluta dall'amministrazione D'Alfonso, chiedendo maggiore rispetto da parte dell'amministrazione Mascia, accusata di voler cancellare le testimonianze e le opere lasciate dal centrosinistra. La situazione precipita quando l'amministrazione decide di installare un dodecagono fatto di pannelli sui quali sono raffigurate le opere realizzate ed in via di realizzazione della giunta Mascia. Un dodecagono temporaneo in attesa del trasloco del Calice, che manda su tutte le furie l'opposizione.

ZAZZARA Ultima, in ordine temporale, la polemica fra il Prof. Lucio Zazzara e l'amministrazione comunale in merito allo spostamento dell'opera. Per Zazzara lo spostamento nasce da una volontà politica, ma a queste parole replica il capogruppo Pdl Foschi: "Il trasferimento in altro sito dell’opera non nasce da una volontà politica, ma da una richiesta della città che, a gran voce, e da mesi, chiede all’amministrazione di individuare una collocazione più idonea a un manufatto irrimediabilmente danneggiato e che non rappresenta l’immagine del territorio. Invito dunque l’architetto Zazzara a non strumentalizzare una vicenda che tocca la sensibilità di una città che non deve e non può essere colpevolizzata perché chiede lo spostamento in altra zona di un parallelepipedo oggi posto nel centro del territorio, ma che è rotto e non può essere riparato. E ci sembra quanto meno risibile che l’architetto venga addirittura a dire che il Comune ha il ‘dovere’ di farsi ricostruire l’opera, magari chiedendo il sostegno di qualche mecenate a spese e sulla pelle della città com’è accaduto in passato”.

Intanto il Calice (rotto) resta per ora al suo posto. Solo ed abbandonato. E continua ad attirare l'attenzione dei passanti, dei turisti e dei semplici cittadini che non possono  fare a meno di esprimere la propria opinione su un'opera che, al di là del contenuto artistico e del gusto personale, è diventato un simbolo della città, positivo o negativo che sia. Sicuramente in molti, soprattutto precari, disoccupati e persone in difficoltà economica almeno una volta passando da Piazza Salotto avranno pensato: "Quei soldi potevano essere spesi diversamente".

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