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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Minacciò via social con finalità di terrorismo il figlio di un carabiniere ucciso dalle Brigate Rosse: identificato il responsabile

Si tratterebbe di un 28enne di Udine che avrebbe ammesso di essere l'autore di quell'orribile messaggio arrivato via Instagram a Bruno D'Alfonso che pochi giorni prima aveva presentato alla questura di Pescara un esposto contro la band "P38 la Gang" che avrebbe inneggiato proprio al gruppo terroristico

Sarebbe un giovane friulano 28enne residente ad Udine il responsabile della minaccia grave, aggravata dall’inoltro anonimo con in più finalità di terrorismo (questi i reati per cui è indagato dalla procura distrettuale), rivolta via social a Bruno D'Alfonso, il figlio dell'appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso che del terrorismo fu vittima. D'Alfonso il 5 giugno 1975 fu coinvolto in un conflitto a fuoco con le Brigate Rosse ad Arzello di Melazzo perdendo la vita. Circostanza in cui morì anche Margherita Cagol, moglie di Renato Curcio.

Una minaccia quella rivolta tramite un profilo Instagram anonimo al figlio dell'appuntata, arrivata pochi giorni dopo l'esposto da lui presentato alla questura di Pescara con cui stigmatizzava l'esibizione avvenuta il 25 aprile in un locale della città, del gruppo “P38 la Gang” che avrebbe inneggiato, questo denunciava, proprio alle Brigate Rosse. I componenti della band recentemente perquisiti dalla procura di Torino per istigazione e apologia di reato come fa sapere la questura di Pescara, avrebbero “inneggiato chiari slogan e cori alle Brigate Rosse, con frasi inequivocabilmente di stampo sovversivo e tendente alla rifondazione del sodalizio criminoso originario degli anni di piombo, anche con vendita di magliette con la scritta 'Curcio'” secondo quanto riportato nell'esposto di D'Alfonso.

Di ieri la perquisizione nei confronti del 28enne di Udine che alla presenza del suo avvocato avrebbe ammesso di essere l'autore del messaggio minatorio arrivato pochi giorni dopo tramite social a D'Alfonso che, cliccando su un link inoltratogli da uno sconosciuto si è trovato davanti una foto del padre in divisa con una “x” rossa sul volto e la frase “sei il prossimo”. Un episodio a seguito del quale la Digos di Pescara insieme al centro operativo per la sicurezza ciebernetica della polizia postale ha avviato approfonditi accertamenti per individuare chi c'era dietro il profilo Instagram da cui era partita la minaccia risalendo al 28enne.

L'autorità giudiziaria ritenendo significativi gli elementi raccolti dalla polizia ha quindi emesso il decreto di perquisizione poi eseguito in alcune abitazioni in uso all'indagato a Trieste e Udine dagli stessi agenti della Digos di Pescara, Udine e Trieste e gli agenti della polizia postale del Friuli Venezia Giulia. Sono quindi stati sequestrati alcuni smartphone e personal computer, sui quali verranno condotti gli opportuni accertamenti tecnici per verificare se siano stati utilizzati per inoltrare la minaccia via web.

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