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Cronaca Centro / Via Canova

È morto Leo Lupo, pilastro dei Crabs e del football americano pescarese

Il 48enne pescarese aveva giocato per tanti anni con i Crabs di football americano. I social lo hanno ricordato in ogni modo, perché era benvoluto da tutti. Tra i suoi storici amici d'infanzia, anche i fratelli De Benedictis, nati e cresciuti nello stesso palazzo in via Canova

La notizia della scomparsa di Leo Lupo ha fatto il giro della città in poche ore. Un giovane vigoroso, esuberante, estroverso, forte, 48 anni portati col sorriso sulle labbra, sempre. Anche quando, poco prima del lockdown del 2020, gli era stato diagnosticato un brutto male contro il quale Leo ha combattuto con tutto quello che aveva. Sembrava che le cure stessero avendo gli effetti sperati, invece da qualche settimana il male è tornato a farsi sotto con ferocia. E stavolta purtroppo ha colpito ancora più duro. Leo non ce l'ha fatta, lasciando nello sconforto la sua famiglia: la moglie Maria, i figli Stefano e Riccardo, i genitori Vittorio e Anna, i fratelli Francesca e Matteo. E tutti gli amici, tantissimi, molti dei quali appartenenti alla famiglia allargata dello sport. Leo è stato per tanti anni bandiera dei Crabs, squadra locale di football americano ed era molto conosciuto in città, benvoluto dai più, visto il suo carattere allegro e solare.

Leo (il suo nome di battesimo era Leone) era nato nei pressi della stazione di Pescara, in una palazzina di via Canova (traversa di via Raffaello) dove abitavano anche i fratelli De Benedictis, icona dello sport pescarese, che hanno voluto ricordarlo con grande commozione.

Giovanni De Benedictis è stato pluridecorato campione di marcia (cinque Olimpiadi e innumerevoli medaglie):

"Siamo cresciuti insieme, anzi l'abbiamo visto proprio nascere perché le nostre famiglie si sono conosciute nel 1973, proprio quando Leo stava per venire alla luce. Non ci siamo mai persi di vista, ci siamo incontrati anche di recente nei nostri garage, che sono uno a fianco all'altro. Certo, sapevo della malattia e di tutti i lunghi periodi di ricovero che aveva dovuto affrontare, peraltro in totale solitudine a causa del lockdown. Ma sapevo anche che il suo corpo stava reagendo bene, o almeno lo speravo. Non ho chiuso occhio, non riesco a non pensare a tutte le giornate trascorse insieme. Mi unisco al dolore della sua famiglia, del papà, della mamma, del fratellino e della sorella, una famiglia a cui la vita davvero non ha fatto sconti. Leo meritava altro, proprio adesso che mi sembrava avesse trovato anche una sua personale stabilità. Un ragazzo eccezionale, forte e gentile come pochi, e non è un modo di dire".

Il fratello di Giovanni è Mario, anche lui ex atleta e allenatore di atletica leggera. La voce rotta dall'emozione, le storie che si accavallano e rendono questa vicenda sempre più inspiegabile, nella sua ingiustizia. Mario ha affidato il suo ricordo a un emozionante post sul suo diario, che riportiamo integralmente:

"Quando nell’autunno del 1973 mi trasferii nel mitico condominio di via Antonio Canova, sempre a Pescara, eri un fagottino di sei mesi, già capace di contagiare tutti quelli che incrociavano il tuo sguardo con quell’innata, travolgente simpatia. Allora avevo otto anni; mio fratello cinque. Ti ho visto imparare ad andare in bici - spesso accompagnando la pedalata tenendoti il sellino - tirare calci ad uno Yashin più grande di te. Ti abbiamo torturato soavemente - noi quattordicenni ‘cazzonetti’ - col sadismo ludico e innocente dei ragazzetti che giocano a fare gli adulti coi più piccini; e ti divertivi più di noi.

Poi - non molti anni dopo - ti abbiamo visto crescere in fretta, caricarti addosso responsabilità apparentemente più grandi delle tue spalle, larghe ma ancora acerbe. Non ci siamo mai persi di vista. Anche tu sempre attivo con lo sport - abbiamo continuato ad incrociarci sulla riviera pescarese fino a qualche mese fa - sempre capace di riempirmi il cuore di entusiasmo con un sorriso e una parola carica di affetto infinito; quello che nutrono per te tutti quelli che ti hanno conosciuto. Riposa Leo. Riposa. Ti voglio tanto bene".

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