Processo Rigopiano, per i periti non è escluso il nesso tra sisma e valanga
Nella giornata di oggi, mercoledì 9 novembre, si è tornati in aula per il processo riguardante la tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola
Sono riniziate, dopo la sospensione causata dallo sciopero degli avvocati che protestano contro la chiusura del tribunale di Avezzano, le udienze relative al procedimento giudiziario per la tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola nel tribunale di Pescara.
L'albergo venne travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò 29 morti.
Come riferisce l'agenzia Dire, in un'aula stracolma e davanti al compatto comitato dei famigliari delle vittime, è stata discussa la perizia disposta dal giudice per le udienze preliminari, Gianluca Sandrea.
Presenti in aula il procuratore capo Giuseppe Bellelli, i pubblici ministeri Andrea Papalia e Anna Benigni, alcuni consulenti di parte, e, appunto, i famigliari delle vittime. Nell'elaborato peritale gli ingegneri Claudio e Marco Di Prisco, il nivologo Daniele Bocchiola e il professor Giovanni Menduni (tutti del Politecnico di Milano), consulenti del gup, hanno cercato di tracciare le possibili cause dell'innesco della valanga, i tempi di verificazione, l'entità e i suoi effetti sul territorio. Ribadendo che un nesso tra il terremoto e la valanga che ha travolto il resort, pur non essendo certo, non si può nemmeno escludere. I consulenti hanno anche detto che la strada avrebbe dovuto essere libera in via ordinaria. Operare con continuità, ha sottolineato uno dei periti, avrebbe mantenuto la strada libera, mentre si sarebbe dovuto chiedere aiuto all'Anas per avere le turbine. Sono 30 gli imputati nel procedimento, 29 persone fisiche e una società; i reati, a vario titolo, vanno dai disastri colposi, all'omicidio e lesioni colpose, all'abuso d'ufficio e falso ideologico.
Il papà di una vittima di Rigopiano: criteri e percentuali ci riportano a sentenza shock dell'Aquila
«Ci siamo sentiti dire che "non sarebbe possibile escludere l'incidenza del terremoto sulla valanga", e così si può parlare di percentuali: questo discorso delle percentuali non ci è piaciuto affatto, perché ci riporta alla sentenza shock dell'Aquila». A dirlo è il padre di una delle vittime, Marcello Martella. «Ci siamo anche sentiti dire che la strada per Rigopiano sarebbe dovuta essere pulita, che la provincia avrebbe potuto chiamare l'Anas ecc., ma tutte queste cose le sappiamo già, c'è stata una catena di errori e ce lo confermano i quattro esperti. Certo è che criteri e percentuali ci riportano all'Aquila e questo ci preoccupa». Il riferimento del papà della giovane vittima è alla sentenza firmata dalla giudice del tribunale civile dell'Aquila, Monica Croci, che ha stabilito una percentuale del 30% di corresponsabilità delle vittime del sisma, rimaste intrappolate nel crollo di un edificio in via Campo di Fossa.