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Cronaca

Funerali con i portantini delle bare "in nero", scoperti oltre 130 lavoratori irregolari in 17 pompe funebri del Pescarese [VIDEO]

L'operazione “Steal Jobs” della guardia di finanza della tenenza di Popoli avrebbe portato a scoprire portantini utilizzati nelle attività di “spallaggio” dei funerali della zona senza contratto né tutele

Disoccupati di età compresa tra i 30 e i 50 anni impiegati come portantini nelle attività di “spallaggio” dei funerali della zona ma senza contratto né tutele.
Questo quanto sarebbe emerso nel corso dell'operazione "Steal Jobs" della guardia di finanza della tenenza di Popoli riguardante il fenomeno del "lavoro sommerso" nel settore delle onoranze funebri della provincia di Pescara.

I controlli sono stati eseguiti in 17 aziende del Pescarese.

E sarebbero più di 130 i dipendenti risultati irregolari nel rapporto di lavoro. Di questi, la metà completamente “in nero”, alcuni anche percettori del reddito di cittadinanza e delle misure di sostegno emergenziali per il Covid-19. L’attività di indagine e di controllo economico del territorio condotte dai finanzieri della tenenza di Popoli sono state fondamentali nella ricostruzione di quello che appare come un vero e proprio schema d’azione fraudolento. Nell’organizzazione dei funerali, infatti, le aziende di pompe funebri avrebbero occultato i portantini “in nero”, registrando, al loro posto, la presenza di dipendenti regolarmente assunti, nei verbali di chiusura feretro depositati al Comune. Con il risultato che spesso le stesse persone comparivano impiegate in più funerali nello stesso momento. Il trucco dell’ubiquità degli operatori veniva agganciato, poi, anche alla mancata contabilizzazione della fattura emessa per il servizio di somministrazione del personale reso ai competitors regolari.

È così che tra contributi non versati e ricavi non dichiarati, l’80% del personale utilizzato in quasi 1.500 funerali ispezionati sarebbe risultato “in nero” o “irregolarmente impiegato” dalle ditte esecutrici delle esequie per circa 6.300 giornate lavorative. Le verifiche dei finanzieri, avviate sulla scorta delle informazioni di rischio fornite da fonti d’intelligence, hanno coinvolto decine di Comuni dell’entroterra pescarese e si sono basate, in una prima fase, nell’acquisizione dei dati sui funerali celebrati negli anni 2019, 2020 e 2021. In seguito, grazie all’incrocio degli elementi investigativi raccolti con i riscontri tratti dalle banche dati in uso al Corpo, per le ditte che presentavano evidenti segnali di anomalia è scattato un fitto set di controlli conclusosi con l’irrogazione di maxi-sanzioni amministrative per quasi 230mila euro, la constatazione di violazioni di natura fiscale per circa 27mila euro e possibili riflessi, anche penali, per falso in atto pubblico. Tutti i risultati sono stati trasmessi al competente ispettorato territoriale del lavoro e all’Inail per la regolarizzazione delle posizioni lavorative, a tutela degli interessi dei dipendenti irregolari dal punto di vista assistenziale, assicurativo e previdenziale.

«L’attività di servizio svolta dalla Tenenza di Popoli rimarca la grave incidenza che il “lavoro nero” ha nel sistema economico-sociale della provincia, perché sottrae risorse all’Erario, omette le tutele previste per i lavoratori e incentiva una sleale competizione con le imprese che invece scelgono di rispettare la legge», afferma il comandante provinciale, il colonnello Antonio Caputo. E nella “Relazione sull'economia non osservata” del ministero dell'Economia e Finanze, con un dato di poco superiore rispetto al centro Italia (13,8%) e alla media nazionale (13,1%), l’Abruzzo si ferma a metà classifica con il 15,6% del Pil (prodotto interno lordo) generato proprio dall’economia sommersa.

«Contro questo fenomeno», prosegue Caputo, «a Popoli è stata attivata una task-force, un gruppo operativo di finanzieri specializzati, che hanno acceso i riflettori su un settore non inciso dagli effetti della crisi economica post-pandemica. Anzi, dall’analisi che abbiamo effettuato sul nostro territorio è emerso che le numerose aziende controllate hanno registrato un trend in crescita del fatturato, mediamente del 40% nel triennio 2019-2021, con picchi fino ad oltre il 100%. A fronte di questo dato, l’attività investigativa ha rivelato l’omissione della contabilizzazione di una parte di questi ricavi, oltre che il mancato versamento dei contributi. L’operazione “Steal Jobs” ha permesso di ricostruire tali dinamiche economiche grazie all’efficace utilizzo trasversale e multidisciplinare delle tecniche investigative tipiche della polizia economico-finanziaria. Continueremo a garantire un costante presidio del territorio, a tutela dei cittadini, dei lavoratori e delle attività imprenditoriali regolari, per continuare ad affermare la legalità economico-sociale del territorio provinciale».

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