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Cronaca Pescosansonesco

A Pescosansonesco Barretta, condannato per i ricatti hard a "Lady Bmw", si candida a sindaco: "Sono innocente"

Ernani Barretta fu condannato a 4 anni di reclusione (di cui 8 mesi scontati in carcere) per tentata estorsione aggravata nei confronti di Susanne Klatten, azionista di maggioranza della Bmw

L'imprenditore del Pescarese Ernani Barretta, coinvolto e condannato in via definitiva nel processo per i ricatti a luci rosse a "Lady Bmw", ha deciso di candidarsi a sindaco nel suo paese, Pescosansonesco. Barretta fu condannato a 4 anni per tentata estorsione aggravata (7 anni e 6 mesi in primo grado e appello) e al risarcimento di 7 milioni di euro alla Klatten e 2 milioni e 400mila euro ad altre due vittime). L'uomo ha passato 8 mesi in carcere scontando poi il resto della pena ai domiciliari. Per la vicenda fu condannato anche il gigolò italo svizzero Helg Sgarbi in Germania a 6 anni di carcere. Secondo l'accusa, il gigolò agganciava le vittime e Barretta avrebbe filmato i rapporti sessuali per poi far scattare i ricatti. Barretta si è sempre dichiarato innocente ed anzi ha sempre affermato di avere combattuto per il suo paese, aiutando la gente e dando lavoro a moltissime persone come riferito all'AdnKronos:

"Per il mio paese ho fatto diversi lavori, pagati di tasca mia, un campo sportivo, strade, diversi milioni spesi a Pescosansonesco, dove sono nato e dove sono tornato dopo gli anni all'estero. Mi sono riscattato dalla povertà. Non so se qualcuno tirerà fuori quella storia ma non è una cosa che temo, non personalmente, però magari i miei familiari, dopo tanti anni, non vorrebbero risentire di nuovo quelle storie. Ma potrò sempre controbattere. Per quella storia, che mi ha portato a scontare 8 mesi in carcere e poi i domiciliari, io non ero colpevole di niente. Si è verificato questo incidente, ma non sono il primo al mondo ad avere un incidente durante la vita. Ci sono anche politici, ricchi, poveri, re, la vita è questa".

Secondo l'imprenditore, il caso è stato amplificato parlando di una giustizia che non ha riconosciuto la sua innocenza:

"Ho dovuto difendermi con le unghie, perché lei era un aquilone, io ero una pulce. È da tanto che mi sento un uomo nuovo, per me quella storia è finita da tempo. Ma io non mi pento di niente. Vengo da una famiglia modesta, sono il terzo di 10 figli, ho lavorato all'estero, anche in Argentina. Ho cercato di fare i soldini per riportarli al mio paese".

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