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Donne Vestine è protesta per la pubblicità "LA DIAMO A TUTTI...L'ADSL DOVE NON C’È”

L'associazione Donne Vestine protesta per l'affissione apparsa in contrada Casale, "LA DIAMO A TUTTI…L'ADSL DOVE NON C'È", perché veicola in modo esplicito la dilagante mercificazione del corpo femminile nella pubblicità

Da qualche tempo, sul territorio provinciale e sul web, è apparsa una pubblicità che veicola in modo esplicito un messaggio che contrasta con il costante lavoro svolto dall’Associazione “Donne Vestine”  per la lotta alla dilagante mercificazione del corpo femminile nelle pubblicità. "La pubblicità – sostiene Silvia Di Salvatore, Presidente dell’Associazione Donne Vestine - è un potente mezzo per suggerire modelli di comportamento ed ha quindi una grande responsabilità pubblica. Città come Penne, che hanno già accolto le richieste dell’UDI e dell’Associazione Donne Vestine per una moratoria cittadina delle pubblicità lesive della dignità femminile, hanno il potere - dovere di vigilare sulle affissioni pubblicitarie cittadine lesive della dignità femminile”.

L'Associazione Donne Vestine, ritenendo che l’affissione “LA DIAMO A TUTTI…L’ADSL DOVE NON C’È” della “Connetti.it by Inweb Adriatico srl”, posta in c/da Casale di Penne, fosse lesiva della dignità e dell’immagine femminile, ha inoltrato una segnalazione al Comitato di Controllo dell'Istituto Nazionale per l'Autodisciplina Pubblicitaria affinché effettuasse una verifica di conformità al Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Il Presidente del Comitato ha deliberato di emettere ingiunzione di desistenza per violazione degli artt. 1 (Lealtà della comunicazione commerciale), 9 (Violenza, volgarità, indecenza) e 10 (Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona) del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. La pubblicità contestata è stata rimossa dalla pagina Facebook, mentre è stato impossibile un intervento degli organi autodisciplinari riguardo alla comunicazione rilevata sul sito internet, poiché nessuno dei soggetti coinvolti risulta aderire ad una Associazione di categoria facente parte dell’Istituto, né risulta sottoscritta una clausola contrattuale di accettazione del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Ad avviso dell'Organo di Controllo il gioco di parole contenuto nella headline non lascia spazio all'immaginazione circa il suo significato scurrile, generando un doppio senso volgare che si pone in aperto contrasto con l'art. 9 del Codice. Inoltre, tale comunicazione reca un'intollerabile offesa alla dignità della persona, in violazione del dettato dell'art. 10 del Codice, secondo cui "la comunicazione commerciale deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni", in quanto appare evidente l'uso strumentale e la mercificazione dell'immagine della donna.

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