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Cronaca

Nuova perizia su Rigopiano: nessuna certezza, ma gli esperti non escludono un contributo del sisma

L’avvocato Reboa, che assiste alcune delle parti civili, è intervenuto a proposito della super perizia disposta dal gup Sarandrea nell’ambito del procedimento relativo alla tragedia di Rigopiano

Come riporta l'Agi, l’avvocato Romolo Reboa, che assiste alcune delle parti civili, è intervenuto a proposito della super perizia disposta dal gup Gianluca Sarandrea nell’ambito del procedimento relativo alla tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola, travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò 29 morti. “La lettura sia pur obbligatoriamente rapida di una perizia di 390 pagine porta a fare delle considerazioni di carattere generale, tenendo anche conto che è evidente che, avanti al dottore Sarandrea, dovranno essere poste domande al collegio peritali su affermazioni che sembrano contraddittorie”, dice Reboa.

Che poi aggiunge: “Se da un lato appare evidente che la perizia alleggerisce la posizione di alcuni imputati sotto il profilo della responsabilità penale, trattandosi di delitti colposi, essa però si pone come un macigno con riferimento alla responsabilità civile dei vari enti, dicendoci in tanti passaggi che ci sono 29 persone che oggi sarebbero vive se le istituzioni che avevano la responsabilità di tutelarne l’incolumità avessero fatto il proprio dovere. Non solo, ma dalla sua lettura emerge che il dissenso espresso in aula dalle parti civili su alcune richieste di archiviazione della Procura di Pescara avrebbe dovuto trovare maggiore considerazione da parte del gip”. 

La perizia e la tempestività dei soccorsi

“La perizia - afferma Reboa - ci dice che ove la turbina Unimog o la turbina dell’Anas fossero state messe a disposizione per la pulizia della strada provinciale 8, questa sarebbe stata percorribile e la valanga avrebbe solo distrutto un edificio. A pagina 259 che i periti, parlando della gestione dei mezzi e del Gabinetto dell’ex governatore D’Alfonso, scrivono: ‘Basti qui sottolineare la gestione, che potrebbe essere curiosamente definita ‘personalistica’, del parco mezzi che era possibile rischierare sul teatro dell’emergenza’. E, ancora, se la Regione Abruzzo avesse approvato tempestivamente la carta valanghe, l’evento non avrebbe avuto quale conseguenza 29 morti”. 

Con riferimento poi alla tempestività dei soccorsi, Reboa sostiene che ”la perizia implicitamente dice che era possibile far intervenire gli elicotteri HH101A Caesar e che ciò avrebbe potuto salvare tre vite”. Reboa inoltre riferisce, ancora secondo l'Agi, che “la Regione Abruzzo è stata estromessa dal processo quale parte civile, la posizione processuale dell’ex governatore è stata archiviata, così come è probabile che, all’esito della discussione, vi saranno un numero di assoluzioni evidenziando che la responsabilità era principalmente dei vari enti. Alle famiglie che rappresentiamo faccio una promessa: non solo né il sottoscritto né i colleghi del mio team di difesa, rinunceremo a batterci nell’aula penale per assicurare giustizia, ma tutte le risultanze processuali saranno utilizzate per una separata azione civile contro gli enti dei quali la colpevolezza appare oggi ancor più evidente”. 

Il contributo del sisma

In uno dei passaggi della perizia, si legge: “Va ribadito, tuttavia, che non vi è alcuna certezza in merito alla quantificazione del contributo del sisma sul processo di innesco della valanga, ma allo stesso tempo non si può escluderne l’effetto”. I quattro consulenti -gli ingegneri Claudio e Marco Di Prisco, il nivologo Daniele Bocchiola e il professor Giovanni Menduni, tutti del Politecnico di Milano - nominati dal giudice erano chiamati a rispondere ad alcuni quesiti riguardanti, tra le altre cose, possibili cause di innesco della valanga, i tempi di verificazione, l'entità e i suoi effetti sul territorio. Perizia disposta in quanto gli accertamenti peritali prodotti dall'accusa e dalle difese sono tra loro del tutto contrastanti sul punto.

Nella super perizia si legge poi che “si può solo essere certi che, sebbene circa due ore prima dell'evento valanghivo risultassero presenti sul manto circa una decina di centimetri di neve in meno rispetto alle condizioni del manto al momento del distacco, l'effetto dell’accelerazione di picco di una scossa di magnitudo Mw pari a 5 non fu sufficiente a causare in quel preciso momento la propagazione instabile, in modo istantaneo, dei piani di frattura esistenti. Questa considerazione è in accordo con quanto sottolineato da tutti i consulenti che stimano nell’equilibrio lungo il piano di scorrimento l'effetto della scossa sismica di magnitudo Mw=5 inferiore al 5% (10 cm / 200 cm)”.

Per quanto attiene all'entità della valanga, “l'accumulo di neve e la presenza in ampie zone di uno strato debole - sostengono i consulenti del gup - ha certamente determinato l'innesco della valanga. Ciò nonostante, ancora una volta, non è possibile escludere a priori che il sisma abbia giocato un ruolo. È tuttavia possibile osservare che la dimensione trasversale ricostruita per la zona di distacco dell’evento valanghivo è contenuta all’interno del perimetro di eventi precedenti mappati durante l’esercizio di stesura della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga”. 

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