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Discarica di Villa Carmine, l'attacco del Pd di Montesilvano: "Sempre peggio: si usino i fondi pubblici per la bonifica"

I consiglieri comunali Andrea Saccone e Romina Di Costanzo sono tornati sul posto a due anni dalla prima denuncia e parlano di una situazione non solo in stallo, ma addirittura più grave e puntano il dito su Provincia e Regione

In due anni dalla prima denuncia “poco o nulla è cambiato” per la messa in sicurezza della discarica di Villa Carmine.

A denunciarlo sono i consiglieri comunali del Pd di Montesilvano Romina Di Costanzo e Antonio Saccone che ieri sono tornati sul posto verificando, affermano, di aver trovato una situazione addirittura peggiore tornando quindi a chiedere “di mettere immediatamente a disposizione le somme stanziate col Masterplan, necessarie per la messa in sicurezza di emergenza, in modo da bloccare l’inquinamento della falda, del suolo, del fiume e del mare”. Una situazione mai risolta per “ritardi e rimpalli di responsabilità”, denunciano, che si è tradotta nell'avere una “discarica incontrollata che continua ad inquinare: nell’intorno del sito abbondano discariche abusive di rifiuti di ogni genere, soprattutto montagne di pneumatici, calcinacci e altri ingombranti”.

“Abbiamo convocato più volte commissioni di garanzia sul tema – dichiara Saccone - invitando i referenti del Comune, Regione e soggetto attuatore Arap, ma al di là degli esponenti comunali, mai nessuno si è presentato. Sinonimo di disinteresse da parte delle istituzioni regionali e scarsa incisività dei nostri amministratori, che oggi come mai si trovano in un momento politico favorevole avendo, il sindaco, come presidente della Provincia e la Regione dello stesso colore politico. Tre erano state le soluzioni presentate dallo studio commissionato da Arap, ma di questo non si è mai parlato in consiglio, né tantomeno è stata informata la popolazione. Inutile dire che per noi, la soluzione ottimale, sarebbe la rimozione totale dei rifiuti, ma al di là degli annunci che leggiamo sulla stampa, lo stato dell’arte del sito è sotto i nostri occhi”.

Unica cosa buona, aggiunge Di Costanzo, la sottoscrizione da parte dell'amministrazione del contratto di fiume del bacino Fino-Tavo-Saline.”Uno strumento che personalmente avevo posto, come segretaria di partito, all’attenzione dell’allora sindaco Di Mattia già nel lontano 2013 e al quale l’anno successivo il subentrante sindaco Maragno diede impulso con la sottoscrizione di un primo manifesto di avvio e successiva delibera di giunta – precisa -. Tuttavia ricordo che è uno strumento volontario di programmazione strategica basato sulla negoziazione e partecipazione che prevede un’ampia mobilitazione degli attori locali al fine di individuare un piano d’azione condiviso, finalizzato ad affrontare le problematiche di un bacino fluviale, secondo una logica integrata e multidisciplinare, proprio perché il fiume è un organismo un po' anarchico che non segue i confini amministrativi costituiti e rimodella continuamente il proprio habitat”. “Nel nostro caso è mancata la concreta elaborazione strategica da parte di tutti gli operatori, pubblici e privati della comunità locale. Mi riferisco al coinvolgimento di enti, associazioni, imprese e soprattutto cittadini che abitano e che si impegnano a realizzare, ognuno con le proprie competenze, azioni concertate volte ad un obiettivo comune”, incalza la consigliera Pd.

“Invece leggo nel documento strategico allegato alla delibera che l’obiettivo specifico previsto per la discarica, che dovrebbe attingere dai 21 milioni e mezzo messi a disposizione nella misura 2.6.1 delle risorse Fesr, è 'confinare la potenziale contaminazione rappresentata dagli ammassi di rifiuti abbancati all’interno di un perimetro chiuso e non superabile'. Dunque un nuovo macro sarcofago che riprofilerà i versanti sistemando i rifiuti eccedenti nelle arre adiacenti . Denuncia -. Mi viene da pensare allora che la proposta non solo non sia stata concertata con la comunità locale, ma neppure con l’Arta che in una parere rilasciato nel 2020 con riferimento alle proposte contenute nel progetto di fattibilità tecnica per la messa in sicurezza rilevava per le ipotesi Landfill mining e macroncapsulamento la 'carenza di un approfondimento della specificità del sito, in adiacenza al corso d’acqua che potrebbe erodere il bordo di terrazzo', evidenziando quale 'migliore soluzione la delocalizzazione della discarica con rimozione dei rifiuti e avvio ad impianti di trattamento e recupero già presenti in zona'”. “Ancora una volta - conclude - spacciamo per grandi opere, che nel passato erano tollerabili per la mancanza di fondi, interventi costosi e non risolutivi, con il solo obiettivo di spendere senza criterio i soldi pubblici. Inutile continuare a mettere polvere sotto il tappeto, quando lo sporco ha ampiamente superato la soglia”.

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