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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Attentati con pistola ed esplosivi a Città Sant'Angelo, i carabinieri sgominano banda dedita a estorsione e riciclaggio: 5 arresti e 20 denunce [FOTO-VIDEO]

I militari dell'Arma forniscono i dettagli di una complessa attività di indagine avviata nel 2018 quando un imprenditore angolano fu vittima di alcuni attentanti

I 5 arresti e le 20 persone denunciate dai carabinieri della Compagnia di Montesilvano derivano dall'attività di indagine avviata dal nucleo operativo nel 2018 dopo i due gravi eventi delittuosi di matrice estorsiva accaduti la notte del 14 agosto 2018 e alle prime ore del 18 novembre 2018 a Città Sant’Angelo.
Vittima un imprenditore del luogo che si è visto prima incendiato un autocarro e poi danneggiata un’automobile attinta da colpo di pistola a un pneumatico.

In seguito, il più rilevante, riguarda l’esplosione di un potente ordigno rudimentale collocato davanti all’abitazione dell’imprenditore che la notte del 18 novembre 2018 danneggiava irrimediabilmente l’immobile della vittima, nonchè i muri esterni e interni di un appartamento in ristrutturazione di un prossimo congiunto.

Le indagini

In conseguenza di quest’ultimo evento il personale del Nucleo Operativo ha posto sotto sequestro l’area interessata dall’esplosione, effettuando i rilievi tecnici fotografici che hanno permesso di rinvenire i frammenti dell’ordigno esploso ed acquisendo le prime immagini registrate dal sistema di videosorveglianza fatto appositamente installare nei pressi dell’abitazione dell’imprenditore subito dopo il primo episodio del 14 agosto 2018. L’analisi delle stesse ha consentito di ricostruire le fasi della consumazione dell’evento delittuoso e dalle stesse si è avuto modo di notare che poco prima della mezzanotte un uomo, sopraggiunto a bordo di una vettura, dopo averla parcheggiata nei pressi dell’abitazione interessata, ha collocato l’ordigno in corrispondenza del muro perimetrale e rapidamente si è allontanato verso un vicino canneto, prima che si verificasse la violenta esplosione. Le risultanze acquisite dai sopralluoghi effettuati nell’abitazione, le immagini acquisite, e la denuncia formalizzata dalla stessa vittima hanno fatto emergere i primi sospetti su un uomo di origine pugliese. L’attività d’indagine è proseguita quindi con le operazioni di intercettazione telefonica sulle utenze in uso alle persone coinvolte, al fine di verificare la genuinità delle dichiarazioni rese dal denunciante, accertare il vero movente e apprendere i fatti che avevano originato i primi due gravi episodi criminosi collegati fra loro. La prolungata e complessa attività investigativa , non solo ha permesso di accertare i contatti fra il l'uomo cerignolano e un altro di origine albanese, entrambi già noti alle forze dell'ordine, ma di rilevare le certe responsabilità di questi ultimi nell’ennesimo tentativo incendiario avvenuto il successivo 19 dicembre 2018, ancora una volta ai danni del medesimo imprenditore, e di individuare il vero movente che si celava dietro la reiterata sequela di attentati intimidatori, rispettivamente i primi due avvenuti ad agosto e a novembre 2018, e gli ultimi e più recenti del 19 dicembre 2018 e del 24 maggio 2019. In questi ultimi due eventi, determinante e tempestivo è risultato l’intervento del personale del nucleo operativo di Montesilvano che hanno monitorato l’abitazione della vittima sin dal 19 novembre 2018. In entrambi i casi venivano resi inermi due ordigni che avrebbero potuto creare seri pericoli per l’incolumità dell’imprenditore vittima di estorsione, della sua famiglia e di tutto il vicinato. Il proseguo dell’attività info-investigativa permetteva di accertare che all’origine degli attentati intimidatori a danno dell’imprenditore vi erano in verità i numerosi e più concreti interessi economici da parte di una vera e propria organizzazione criminale4 , con a capo il T.G. quale “dominus”, volta ad acquisire - mediante plurime e reiterate condotte estorsive5 - il controllo di varie attività commerciali (ndr. piccole aziende, night, supermercati, società ed altro) scelte ad hoc per “riciclare” e gestire i profitti illeciti6 , proventi di reiterate negoziazioni fraudolente poste in essere dal sodalizio in danno di molteplici attività commerciali, società finanziarie e di leasing sotto le mentite spoglie di società gestite da prestanomi come, la SERAF s.r.l., attraverso la quale venivano portate a compimento circa 50 truffe a carico di medi e grandi imprenditori in campo nazionale7 . In particolare si ricostruivano i livelli organizzativi dell’associazione per delinquere, finalizzata alla consumazione di plurime truffe mirate all’acquisizione fraudolenta di beni di elevato valore commerciale8 , reimpiegati in favore di terzi acquirenti o destinati all’espatrio, avvalendosi di soggetti “deboli” quali “prestanome”, principali interlocutori con le medie imprese e le grandi società commerciali, e quindi alla commissione di plurimi delitti quali estorsioni, ricettazione, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, con la certa individuazione del promotore e coordinatore del vincolo associativo in T.G. I gravi e numerosi elementi indiziari raccolti nel corso delle complesse indagini effettuate fra l’agosto 2018 ed l’aprile 2021, attraverso le numerose conversazioni intercettate, i contestuali servizi dinamici eseguiti anche fuori territorio di giurisdizione con elevati rischi per il personale operante a causa della disponibilità di armi ed esplosivi dei membri del sodalizio, utilizzate in alcuni casi9 per intimidire gli imprenditori e le altre parti offese, le perquisizioni ed i numerosi sequestri di documentazione finanziaria, fiscale e bancaria, hanno perfettamente dimostrato la sussistenza del vincolo associativo fra 13 (tredici) delle 20 persone indagate. L’attività laboriosa e complessa, per lo più svolta nel delicato periodo epidemiologico, ha in sostanza permesso di accertare la perpetrazione di ben 70 reati complessivi in tema di associazione per delinquere finalizzata alla acquisizione diretta ed indiretta della gestione e del controllo di attività economiche, soprattutto nel campo commerciale, rivolta al conseguimento di plurimi ed ingenti vantaggi ingiusti, provento di delitti contro il patrimonio, quali intestazione fittizie di beni, riciclaggio, truffe, appropriazione indebita, ricettazione, nonché di delitti contro la persona, quali estorsioni e danneggiamenti, nonché di detenzione e porto di armi ed esplosivi. Gli esiti delle indagini, riepilogati in tre voluminose informative depositate nel periodo compreso fra l’aprile 2019 ed il settembre 2019 alla Procura della Repubblica di Pescara, avevano subito un lungo periodo di “stasi” sia a causa dell’emergenza pandemica, che dei procedimenti di impugnazione delle misure cautelari richieste a carico di tutti gli indagati dal P.M. dott. Andrea Di Giovanni che ha diretto tutte le attività investigative – e quelle di opposizione promosse dai rispettivi legali, nonché dai successivi ricorsi per Cassazione.

Le persone arrestate

Nel frattempo, colpito dalla misura cautelare del Gip di Pescara, a partire dal 30 marzo 2020 veniva dichiarato “latitante”. Le successive e mai interrotte attività di ricerca dell’indagato consentivano nel pomeriggio dello stesso 30 marzo il suo rintraccio e la sua cattura in Pescara, proveniente da Milano, dove il soggetto si era aveva cercato rifugio. In data 8 settembre 2020, in esecuzione all’ordinanza di misura cautelare numero 95/2020 Registro Imprese emessa in data 15 giugno dal tribunale del Riesame dell’Aquila (quale giudice di appello avverso l’ordinanza di rigetto parziale del Gip di Pescara), divenuta “irrevocabile” il giorno 11 luglio 2020, personale del nucleo operativo della Compagnia carabinieri di Montesilvano riusciva a localizzare in Bollate, dove aveva tentato di sfuggire alla cattura, l’indagato, lo traeva in arresto e lo sottoponeva agli arresti domiciliari a Bollate. Il 9 giugno a Cerignola sempre i carabinieri, in esecuzione all’ordinanza numero 5/2021 registro imprese e numero 1065/19 Rgnr Pescara emessa in data 18 febbraio 2021 dal tribunale per il Riesame dell’Aquila divenuta irrevocabile il 27 maggio 2021, dopo la certa localizzazione in detta località, ha tratto in arresto due uomini nei confronti dei quali era stata disposta la custodia cautelare in carcere, associandoli nel carcere di Foggia. Il giorno dopo, ovvero il 10 giugno, ad Ascoli Piceno lo stesso personale notificava la medesima ordinanza all’albanese sottoponendolo agli arresti domiciliari.

Le risultanze delle indagini

Il complesso dell’operazione ha consentito, quindi, di denunciare in stato di libertà 20 persone per i reati di associazione per delinquere operante in campo nazionale e transnazionale finalizzata alla acquisizione diretta e indiretta della gestione e del controllo di attività economiche soprattutto nel campo commerciale rivolta al conseguimento di plurimi e ingenti vantaggi ingiusti (un giro di affari con profitti illeciti valutabili in circa 1 milione di euro), provento di delitti contro il patrimonio, in specie intestazioni fittizie di beni, riciclaggio, truffe, appropriazione indebita, ricettazioni, e delitti contro la persona, quali estorsioni, sequestri di persona e danneggiamenti, delitti in materia di armi, in specie detenzione e porto di armi ed esplosivi. Le vittime di tali attività illecite sono circa 10 In Abruzzo (nel Pescarese e nel Teramano) , nelle Marche (provincia di Pesaro), in Umbria (provincia di Perugia), in Emilia Romagna (Modena, Bologna e Cesena), in Puglia (Cerignola), in Lombardia (nel Bergamasco e nell’hinterland milanese). Arrestare su ordinanza di custodia cautelare personale complessivamente 5 persone, di cui 3 in carcere e 2 in regime di arresti domiciliari.  

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