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Coronavirus, la storia di Anna Rita Papa guarita dal Covid-19: "Tanta paura ma anche diversi disservizi"

Il racconto di una donna di Montesilvano che si è liberata dell'infezione dopo un mesi di isolamento domiciliare

Questo è il racconto di Anna Rita Papa di Montesilvano che ha vissuto l’esperienza del Covid-19 con un isolamento domiciliare durato più di un mese e che solo qualche giorno fa ha avuto la conferma di essersi finalmente liberata dal virus.

Quando è iniziata la sua odissea?

"Ho accusato i primi sintomi da raffreddore e decimi febbre il 24 febbraio scorso, ero in Kuwait con il mio compagno per una vacanza. Nonostante la crescente preoccupazione a livello internazionale di quei giorni, per il dilagare del virus, sono riuscita a rientrare a casa il 26 e da quel momento in poi i miei sintomi sono peggiorati".

Che cosa è successo?

"Appena rientrata a Montesilvano ho deciso di chiamare il numero messo a disposizione dalla Asl poiché i miei sintoni erano riconducibili al Covid-19 ma sono stata prontamente rassicurata e mi hanno detto che probabilmente si trattava di una semplice influenza e che non c’erano i presupposti per effettuare il tampone. Tuttavia, non contenta dell’esito, ho contattato la guardia medica che mi ha prescritto una cura a base di antibiotico e di mia spontanea volontà, il 2 marzo, ho effettuato una radiografia poiché avevo anche sintomi legati ad una probabile polmonite. E in effetti l’esame mi ha dato ragione. C’era un focolaio di polmonite, ma in uno solo polmone. Ho informato il mio medico di famiglia che mi ha aumentato la dose di antibiotico e che ha ribadito le tesi sostenute fino a quel momento dagli altri medici ovvero il fatto che non si trattasse di Coronavirus visto che la malattia attacca generalmente entrambi i polmoni. La situazione è precipitata tra il 7 e l’8 marzo quando ho accusato dolore al torace e affaticamento. Mi sono recata in pronto soccorso dove finalmente hanno deciso di sottopormi a tampone. Ma ahimè l’esito dell’esame, positivo a Covid- 19, mi è stato comunicato soltanto 11 giorni dopo, ovvero il 19 marzo".

Le hanno spiegato il perché di questo ritardo? E nel frattempo come ha gestito la situazione?

"No, nonostante le mie continue richieste sul ritardo e le mie numerose telefonate non mi hanno mai spiegato il motivo del ritardo se non imputandolo alla situazione di emergenza che in quei giorni si stava aggravando. Non avendo avuto notizie in merito a un eventuale contagio ho deciso di auto isolarmi e di trascorrere la mia quarantena da sola. Nel frattempo ho ripetuto la lastra di controllo dalla quale è venuto fuori che la polmonite era regredita. Quindi con molta probabilità, a detta dei medici, il virus si è sovrapposto alla polmonite anche se si tratta di una ipotesi. Dopo 11 giorni dal tampone, la Asl mi ha comunicato che ero positiva al virus e che avrei dovuto seguire la procedura di isolamento domiciliare, misura che stavo già seguendo da diversi giorni. Personalmente mi chiedo se al posto mio in quegli 11 giorni di silenzio ci fosse stata una cassiera o un’impiegata di banca, delle poste, insomma una persona costretta a lavorare, quante persone avrebbe infettato?".

Poi cosa è successo?

"Sono stata monitorata come da protocollo dalla Asl soltanto nei primi due giorni, dopodiché non ho sentito più nessuno. Ho cercato di gestire al meglio la situazione poiché nel frattempo si sono manifestati altri sintomi legati al virus che mi hanno davvero spaventata. Fortunatamente ho avuto il sostegno del sindaco di Montesilvano Ottavio De Martinis, al quale va il mio più grande ringraziamento, e dei ragazzi del Coc che non solo mi hanno assistita con la spesa, i farmaci e quant’altro, ma mi hanno dato un grosso sostegno morale. Sono delle persone splendide e di una grande umanità".

Quando ha saputo di essere guarita?

"Dopo le mie sollecitazioni per effettuare il tampone di controllo, sono stata convocata dalla Asl il 27 marzo, mi hanno sottoposta all’esame ma non mi hanno mai comunicato l’esito. Probabilmente, dopo aver ricostruito quanto successo, il mio tampone è andato perduto per un errore nella compilazione dei miei dati personali. E’ per tale motivo che ho dovuto ripeterlo l’8 aprile e soltanto grazie alla sensibilità del dottor Vincenzo Savini che si è preso a cuore il mio caso e che ringrazio sentitamente sono riuscita ad avere il risultato nell’arco di qualche ora. Esito negativo, ero guarita dal Coronavirus. Per dovere di completezza aggiungo che il dottor Savini ha poi rintracciato anche il tampone del 27 marzo che aveva già dato esito negativo".

Questa esperienza l’ha cambiata?

"Sì, sicuramente. La mia più grande paura è di ritrovarmi di nuovo nella stessa situazione e contrarre nuovamente il virus. Lavoro costantemente a contatto con il pubblico, mi occupo della misurazione dell’udito in studi medici, farmacie e parafarmacie. Avrei potuto contrarre il virus proprio durante lo svolgimento del mio lavoro. Ora mi chiedo come sarà possibile ricominciare a lavorare, nel mio caso, mantenendo le distanze di sicurezza con i pazienti? E soprattutto quando potremmo ricominciare? Sono dubbi questi che mi assalgono tutti i giorni compreso un pensiero costante che mi tormenta: il problema più grande sono gli asintomatici e probabilmente lo sono stata anch’io per qualche giorno. Come affronteremo tutto questo?".

Cosa vuole dire a chi sta ancora lottando?

"Personalmente credo di essere stata fortunata perché non ho vissuto la condizione del ricovero ospedaliero. Questa è una delle ragioni che mi spinge a rivolgere il mio pensiero a tutte quelle persone che sono ancora in ospedale, il mio augurio più grande è che tutte loro possano guarire presto e lasciarsi alle spalle questa terribile esperienza".

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